give me love...

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(Jess) È un dolore così grande. Molto simile alla morte. All altezza dello stomaco si crea un solco,o avvolte un groppo,un miscuglio di emozioni,come tanti fili diversi, che sale e si trasforma in un pianto straziato,che scava quel solco dinuovo. Ho l abitudine di tremare quando vado in ansia o quando provo agitazione. In quel periodo fra quelle tre mura e 36sbarre tremavo spesso. Lo stomaco era sempre in subbuglio,come un vulcano attivo...prima avevo fame,Poi la nausea,poi ancora fame e dopo vomitavo. Mi aiutavo con la cosa che mi aveva quasi uccisa su quel davanzale tempo dietro... l'eroina. Era cosi facile procurarsela,cosi facile trovare una vena e innettarmela. Era così facile abbandonare la mia mente e scappare nel mondo delle meraviglie... era così codardo...

Tutto volteggiava in una nuvola fumogena macchiata di tutti i colori possibili,ma anche così si vedeva quel grigio,quel blu morto delle uniformi dei poliziotti. Si sentiva lo stesso la tristezza graffiata e impressa nelle pareti,nell aria.

<<Jess,jess muoviti,scappa,corri che ci hanno scoperto >>

Non capii,ma dio volle che le mie gambe si attivassero e seguissero Marlene,la mia vicina di cella. Lei era stata accusata di omicidio. Aveva ucciso suo padre dopo che lo vide a letto con la cameriera. Lei in prigione ci stava bene. Non voleva uscire,sosteneva che li dentro so stava sicuri,che il mondo corre troppo per i suoi gusti,così spacciava in prigione aspettando che le aumentassero la pena. Era l'ora di spacco,le celle del corridoio x01 e x03 erano aperte. Trascinata da quella ragazza minuta e forte,stavo attraversando mille corridoi diversi. Ma loro erano troppi. E ci presero.

Avemmo un anno e sei mesi ciascuno,e fu li che iniziò il mio periodo di tossicodipendenza.

Il mio corpo cambiava,era prima debole poi forte a scatti improvvisi. Le labbra erano secche. Qualsiasi cosa stessi facendo,ad un certo punto crollavo. Dormivo ovunque. Qualcosa nel mio cervello andava in collisione,e il mio corpo si spegneva. Era il giorno delle visite,non ne avevo nessuna ma decisi di andare lo stesso lì nel salottino. Seduta alla poltrona ci volle poco che mi addormentai. Mi svegliai poco dopo e lui mi era davanti. Aveva i capelli nero pece,gli occhi chiari,innocenti,rossi di lacrime.

<Mi sembrava triste lasciarti qua sola, tanto mia madre non vuole uscire. Io sono Davide,tu?>
<Jessica.> dissi fra le lacrime. I suoi occhi erano cosi profondi,interessati a quella fallita che ero io. Pensai che occhi così non li vedevo da molto,e non li avrei visti per ancora un anno e nove mesi. Mi venne spontaneo,come se farlo mi potesse salvare. Lo abbracciai,piangendo sulla sua spalla. Mi stringeva forte. Come se voleva salvarmi lui. "Arriverà un giorno dove qualcuno ti stringerà così forte da farti sentire salva da tutte le macerie che ti porti nel cuore " mi ripeteva mia nonna. Lui mi stava stringendo in quel modo. Il mio viso era vicino ai suoi cappelli,scuri come quelli di Alessandro. Mi venne in mente lui e mi allontanai velocemente. Nell ora successiva gli raccontai tutta la storia,da quando lo incontrai fino a quel momento. Diedi a lui quel sacco che mi portavo dietro,tutta la mia storia,perché lui era piu forte e poteva aiutarmi.

Tornò la settimana dopo...

questo amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora