Ma tornai verso di lei,che mi aspettava e mi guardava come se fossi stato un topo in gabbia,un misto fra ribrezzo e pietà che mi ero creato io,tempo prima,ignorandola mentre mi confessava il suo amore.Spesso è cosi,cattivi ci si diventa,ti dicono che sei diventata stronza,e non ti chiedono in perché. Forse lei voleva solo delle scuse da me,ma io ero ancora troppo stupido per capirlo. Avvolte noi uomini diciamo che le donne sono complicate,è vero,ma le cose semplici mentre per noi sono banali per loro un "grazie" o "scusa" o "ti amo" possono bastare. In quel momento serviva uno "scusa". Fare sesso (non posso chiamarlo amore) con Anastasia fu strano,aveva lo stesso piacere del normale sesso,come con qualsiasi ragazza,ma le sensazioni erano diverse,peggiori. Non mi importava farla male,non mi importava se stesse o no godendo,non mi importava guardarla in viso,il suo piacere era solo una conferma del fatto che ci sapevo fare,ma non mi importava di lei. Il sesso è la consolazione dell'uomo quando non può avere e fare l'amore. Non voglio descrivervi quella scopata,non voglio nemmeno ricordarla. Se potessi cancellarla lo farei date le conseguenze a cui portò. "C'è altro?" Le chiesi mentre mi vestivo. <<Tu non mi ami>> rispose lei abbattuta. Alzai le spalle,la guardai a fondo in quegli occhi bui,e andai via. Una volta a casa mi gettai sotto la doccia,volevo levare ogni traccia delle sue mani,del suo respiro,del suo piacere. Avrei voluto cancellare il suo viso dalla mia mente,e il suo corpo,magrolino,senza curve. Da quel giorno iniziò la mia ansia,avevo paura che lo scoprisse,che lo sapesse. Li nella doccia alcune lacrime si confusero fra l'acqua senza che io me ne accorgessi,e freddo sussurrai a me stesso "gli uomini non piangono". Mi chiedevo come facessero gli altri ragazzi a tradire così facilmente le loro ragazze,e continuare a dire loro "ti amo" senza niente negli occhi. Io ogni volta che la vedevo non riuscivo a non sentirmi uno schifo di uomo. I suoi occhi che cercavano i miei,quel venerdì,non me li scorderò mai,cercavo di evitarla,ma lei mi scavò dentro ugualmente,leggendo che qualcosa non andava.
<<Alessandro,ale che succede?>> mi chiese poi fuori scuola,poggiandomi la mano sulla spalla,e me la sentivo sporca quella spalla,non degna del suo tocco. La scostai <<non mi sento bene avrò l influenza>>gli dissi brusco. Osservai i suoi occhi tristi,non volevo ciò,ma non riuscivo a toccarla,ne a guardarla troppo negli occhi,ma cercai di sorriderle. <<cucciola è tutto okay,ma non mi sento bene e non voglio mischiarti>> chissà se mi credette o mi volle credere,fatto sta che andò via e non la rividi fino al mercoledì successivo.
Quel mercoledì era buio già di giorno,il cielo era scuro,le nuvole coprivano il sole nello stesso modo in cui una strana tristezza le copriva il viso. La guardai mentre parcheggiava lo scooter,con i capelli in uno chignon cascante,il chiodo nero in pelle,quei jeans un po piu stretti del solito e la sigaretta che le pendeva dal labbro sbilenca mentre riponeva il casco nel motorino. Avevo letto sul mio libro di psicologia che quando una persona du veste in nero,con borchie,catene e colori scuri,si è molto insicuri. Ero io a renderla insicura,e non serviva leggerlo sui chissà quale libro per vederlo. Appoggiata a quel muretto grigio,finendo quella sigaretta un po sbavata di rossetto,in mezzo al grigio di quella stradina niente era più grigio dei suoi occhi.
Le andai vicino.
<<come va la febbre?>> chiese spigolosa, fredda e sulla difensiva. Mi venne da piangere,guardai intorno,ovunque,tranne che nella sua direzione.Sentii una sua mano calda sfiorarmi la guancia destra,tremante. <<dimmi cosa ti succede,cosa ci succede?>> disse prima calma,poi con le lacrime che le scendevano sulle guance. <<te lo dirò a pranzo dopo>> lei annuì. Glielo avrei detto,sarebbe stato meglio sentirselo dire dalle mie labbra piuttosto che scoprirlo da sola. Non potevo mai immaginare quello che sarebbe successo. Durante la nostra lezione era calma,non sapeva ancora niente,spiegava tranquilla le opere di guerra,nella più calma oscurità. Mi sorrideva serena,guardandomi negli occhi, era la calma prima della tempesta,e ci volle del tempo prima che potessimo scambiarci dinuovo uno sguardo così sincero.
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questo amore proibito
Romansa> si diciamo che questa storia è dedicata a tutti quei ragazzi con gli amori impossibili,è dedicata a chi sa amare,a chi può vivere e morire per amore,chi si ciba di amore. Questa storia è dedicata a quei ragazzi che infondo sono diversi,alle eccez...