5.

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Ad un certo punto jimin sentì aprire la porta alla sua sinistra, un forte boato riempì il lungo corridoio bianco, vide yongyun venire verso di lui. Era seguito da altre 3 guardie, tutte e tre armate.

«avanti brutte teste di cazzo, l'ora di svago è giunta, per favore fate tutti un passo indietro e mani dietro la testa». Tutti i carcerati fecero come li venne ordinato, e immediatamente tutte le porte si aprirono.

Deglutì nervosamente, era una scena assai paurosa, girò di scatto la testa verso jungkook, i suoi occhi erano già puntati su di lui, prima che se ne accorgesse.

Ad uno ad uno iniziarono a lasciare le loro celle in maniera fin troppo composta, contando il contesto in cui eravamo.

Jungkook fu uno degli ultimi a lasciare la cella, sembrava quasi soddisfatto, jimin gli tirò un occhiataccia e si incamminò verso yongyun.

«Non farti ingannare da questa pace improvvisa» gli sussurrò fermandolo per una spalla con la mano, «ancora non hai visto niente».

Ghignò sotto i baffi, sinceramente jimin non sapeva se doveva preoccuparsi piu dei carcerati o delle guardie stesse, gli sembravano tutti pazzi là dentro.

Scortarono tutti i carcerati nel cortile della struttura, era molto amplio e ben illuminato dalla luce del sole, si divideva in due parti.

Una parte, con gli attrezzi per la palestra, dall'altra invece, con un campo da basket.

Una volta raggiunte le porte, tutti i carcerati iniziarono ad urlare, spintonarsi, c'è chi aveva subito raggiunto gli attrezzi per la palestra e chi aveva gia in mano il pallone da basket.

"Che razza di animali" pensò jimin, mi guardava attorno e tutto ciò che vedeva era solo un ammasso di emergumeri pronti a cazzottarsi da un momento all'altro.

«Tu controlla il lato della palestra, io starò qui a tener d'occhio la situazione»
disse yongyun squadrandolo dalla testa ai piedi «e mi raccomando, non farti ammazzare» concluse lanciandogli una risata fastidiosa contro.

Jimin non capiva quali erano i problemi di quel tipo, ma sicuramente, erano tanti.

Si avvicinò alla grata che divideva il cortile, e entrò al suo interno, ovviamente non mancarono le battutte provenienti da ogni lato.

Uno dei carcerati gli si avvicinò fin troppo, «allora guardate un po che bella signorina che abbiamo qui oggi» disse ridendo ad alta voce, e a sua volta, molti dei suoi "colleghi" iniziarono a ridere.
«Lo sai che è pericoloso per gente come te?» Quel tipo stava continuando ad avanzare verso di jimin, preso alla sprovvista, avvicinò la mano al manganello che teneva legato alla cintura, ma una voce lo fermò.

«Ehi ehi hyoem, piano con la parole con il nuovo arrivato,non lo vorrai mica spaventare» conosceva quella voce fin troppo bene, e da dietro le spalle di quel tizio decisamente ben piazzato, apparve lui, jeon jungkook.

Fece cenno all'uomo di allontanarsi, e nonostante gli sbuffi continui, obbedì ai suoi ordini.

«Non ho certo bisogno del tuo aiuto» sputai quasi indignato, «ah no?»
nel frattempo, jungkook continuava ad avanzare verso di jimin, vicino, vicino, sempre piu vicino, fin quando non se lo ritrovò ad un passo dal suo viso, un altra volta.


«Mi sembrava proprio il contrario»


Sentiva il sangue ribollire nelle sue vene, cosa voleva questo da lui? Da quando era arrivato ad adesso non faceva altro che provocarlo, e jimin era sempre piu incazzato.
La sua presenza gli creava qualcosa che non riusciva bene a spiegare, lo detestava, ma allo stesso tempo, non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso.
Aveva qualcosa che lo attirava, e questa cosa lo faceva ancora piu innervosire.

Sfilò il manganello dalla cintura e glielo poggiò sotto al mento, «ti consiglio di allontanarti da me, subito».
«Questa volta non ci sono delle sbarre a separarci»,continuò avvicinandosi sempre di piu, finché jimin riuscì a sentire il calore provenire dalla sua bocca «hai paura?» aggiunse, con un mezzo sorriso stampato sulla faccia.
Il grigio non ci vide più dal nervoso, e gli tirò l'arma su una gamba, facendolo piegare su se stesso a causa della botta ricevuta

«Io non ho paura di nessuno».

Nonostante il dolore ricevuto dal colpo, alzò il viso con lo sguardo compiaciuto, e l'unica cosa che riuscì a dire guardandolo negli occhi fu:

«Ho sbagliato a sottovalutarti, signorina».

Don't Judge Me  |                                                         JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora