29.

1.4K 156 24
                                    

Le gocce scorrevano sul vetro sporco della vettura.
Il picchiettare della pioggia era l'unico suono che si poteva sentire.
Jimin era assorto nei suoi pensieri, non staccava lo sguardo dal paesaggio che gli si parava davanti.
Con gli occhi guardò attentamente tutte le sagome degli alberi illuminati dalla luce della luna.
Quella sera sarebbe rientrato tardi al carcere di Seoul.
Aveva disperatamente cercato di prendere una navetta ad un orario decente, ma a causa di Hoseok riuscì solamente a perderla.

Ripensò a tutto quello che era successo a casa di taehyung.
Fece scontrare la testa delicatamente sul vetro della vettura, non staccando gli occhi da quel meraviglioso paesaggio.
I raggi della luna gli donavano un senso di tranquillità, nonostante i suoi pensieri fossero totalmente incasinati.
Si morse leggermente il labbro inferiore, passando un indice sulla sua morbida pelle.
Ancora una volta le sue labbra si erano incatenate a quelle di taehyung.
In quell'ultimo bacio, aveva capito che tutto sarebbe cambiato d'ora in poi. Era come se taehyung volesse salutarlo per un ultima volta ancora, incapace di lasciarlo andare con le parole.
Sentì come un mattone nel suo petto, ma era la decisione giusta da fare.
Non sarebbe mai riuscito a dare a taehyung ciò che lui avrebbe dato a jimin.
Per quanto jimin tenesse a taehyung, non provava lo stesso sentimento che sentiva il castano.

Con la coda dell'occhio, jimin scorse la sagoma imponente della struttura carceraria.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di non pensare più a niente. Una volta che la navetta si fermò, il grigio raccolse la sua borsa e scese, fermandosi proprio davanti ai cancelli del carcere.
Una volta fatto il check dei suoi documenti, i cancelli si aprirono lasciandolo passare.

La struttura durante la notte sembrava totalmente deserta. Poche erano le luci che illuminavano le stanze all'interno di quel cemento, i corridoi erano per lo più oscurati, illuminati solo dalla luce della luna.
Jimin cercò di fare il più piano possibile, non avrebbe voluto spiegare a nessuno il motivo del suo ritardo; aiutare un suo amico a scegliere che capo d'abbigliamento indossare per due lunghissime ore lo avrebbe certamente messo in ridicolo davanti ai suoi colleghi.
Una volta arrivato all'ala sud, si incamminò verso la sua stanza, ma prima di entrare diede un piccolo sguardo alla cella di jungkook.

Il moro stava dormendo rannicchiato nel suo letto. Jimin si fermò per un momento a guardare quella figura, posando le sue mani nelle fredde sbarre di metallo.
Jungkook era bellissimo illuminato dalla luna. Avrebbe voluto allungare la mano verso il ragazzo, per accarezzare i suoi capelli, ma non lo fece.
Si allontanò, lasciando jungkook al suo riposo.

Tolse tutti i suoi abiti, si sciaquò il viso e fece tutto il necessario prima di mettersi a letto.
Ci mise un po' prima di prendere sonno. Una strana sensazione risiedeva nel suo corpo.
Si girò e rigirò nelle coperte, e a fatica, si addormentò.

Schiuse i suoi occhi disturbato da un forte frastuono, le sirene avevano iniziato a suonare e jimin si ritrovò a sbuffare pesantemente fra le lenzuola, portandosi il cuscino intorno alla testa, per ovattare quel rumore assordante.
A gran fatica si alzò dal letto, aprì la borsa e tirò fuori tutti i suoi indumenti da lavoro.
Si abbottonò la camicia, sistemandosi un ultima volta prima di uscire, notando che yongyun fosse già lì.
"Buongiorno Park" asserì guardandolo con la coda dell'occhio.
Jimin sbadigliò ancora assonnato.
"Ore piccole ieri sera?" il moro sorrise  verso di lui.
"Un totale disastro" sorrise jimin di rimando avvicinandosi a lui, tirando qualche occhiataccia ad alcuni carcerati che stavano urlando decisamente troppo.
"Dobbiamo portare questi stronzi fuori, cazzo non sono mica i nostri cani" sbottò ghignando e jimin si lasciò scappare una piccola risata.
"Muoviamoci o non finiremo più" il grigio diede una pacca sulla spalla del suo collega, e quest'ultimo annui.

Una volta assicuratosi che tutti i carcerati fossero fuori dalle loro celle, iniziò a muovere la fila verso l'uscita.
Quella mattina poté notare come jungkook fosse totalmente assente, era come se la sua mente vagasse altrove, lo vedeva distante.
Il suo volto non era quello di una persona che aveva passato una buona nottata.
Si sentì in un certo senso preoccupato. Jungkook non era mai stato un tipo silenzioso, solitamente in casi come questi, si ritrovava a litigare con qualche compagno o guardia, ma quella mattina non fu così.
Tenne il capo chinato per tutto il tempo, senza staccare gli occhi da terra.
Eppure cosa era cambiato? Jungkook gli sembrava decisamente migliorato in quei mesi, era riuscito a gestire il suo carattere dominante e i suoi scatti di rabbia, ma in quel momento, il ragazzo che stava guardando sembrava lontanissimo dal jungkook che conosceva.

Don't Judge Me  |                                                         JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora