4.

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Il lavoro che jimin doveva svolgere era abbastanza noioso, ma richiedeva tanta pazienza, prima doveva accertarsi che ogni detenuto si comportasse in maniera decente, limitando gli schiamazzi e le urla che si tiravano da una cella ad un altra, per poi finire in quel tavolo dove si era fermato un ora fa con yongyun, li era dove avrebbe passato sicuramente piu tempo.
Non era molto entusiasta, dato che si trovava quasi subito accanto alla cella di quel tipo strano, ma aveva forse qualche altra alternativa?

Iniziò quindi il turno, la sua tempia non smetteva di sudare, era agitato, ma non poteva certo darlo a vedere.

iniziò il giro di celle, tra il casino generale.

«Oh oh guardate che bella signorina è venuta a trovarci oggi!»

«Ehi bel culetto vieni qui»

«sicuro di essere nel carcere giusto?»

Spostò lo sguardo a terra, si sentiva a disagio e in totale imbarazzo, alcuni fischi provenivano da delle celle poco piu avanti di lui.

«Siete dei coglioni».

Le parole gli uscirono quasi spontanee dalla bocca, riecheggiando nella stanza.

«Una signorina come te non dovrebbe dire certe parole sai?»

Rispose un tipo sentendolo sputare quell'esclamazione. serrò i denti dalla rabbia all'ennesima presa di giro che ricevette e sbattè con violenza il manganello nelle sbarre di quella cella.

«Non sono una signorina brutti idioti del cazzo!»

Jimin era veramente furioso, aveva davvero perso la pazienza ed era lì dentro da solo due ore. notò però con la coda dell'occhio che quel ragazzo.
Joen Jungkook, lo stava fissando ancora una volta con un aria beffarda, sbuffò indispettito e mi tirò indietro i capelli mentre iniziava a prendere posizione nella sedia vicino al tavolo.

Che lavoro del cazzo.

Altre due ore passarono. Jimin fissava l'orologio sopra la porta per gran parte del tempo, la sua testa stava scoppiando dal continuo chiacchiericcio che proveniva dalle celle.
Cristo.. sussurrò mentre portava indietro la testa poggiandola contro il muro, si passò le mani davanti al viso ma sentì qualcuno chiamarlo.

«ehi signorina»,

riconobbe quella voce e si girò di scatto mordendosi il labbro dalla rabbia.

«che cazzo vuoi»,rispose innervosito.

«ehi ehi frena signorina, come mai cosi nervosa?»

Il ragazzo fece uscire un ghigno dalla sua bocca.
Jimin si alzò di tutta fretta prendendo il manganello tra le mani e si fermò proprio davanti alla sua cella.

«Com'è che mi hai chiamato?»

Jungkook era lì, appoggiato come sempre alle sbarre della sua cella.

Jimin spostò il manganello proprio sotto al suo mento, alzandoli leggermente il viso pronto a spaccargli la faccia da un momento all'altro.

«Uoh oh piano con questo affare, non mi sembra educato minacciarmi cosi in questo modo»,

alzò le braccia al cielo in posizione di resa.
Jimin portò indietro l'arma e la ripose nella cintura, si avvicinò un altro pò alle sbarre e puntò il dito contro il ragazzo,

«chiamami un altra volta cosi e giuro che te ne pentirai»

Jungkook prese la palla al balzo e avvicinò il suo viso al suo indice con aria di sfida, eravano a pochi centimetri di distanza, solo le sbarre li separavano.

«Perché sennò che mi fai?»

In quel momento jimin si sentì prendere alla sprovvista, sentì il calore provenire dalla sua bocca, deglutì senza dire parola, lo stava ancora provocando.
Mentre si fissavano negli occhi, sentì come una sensazione di calore, come se le sue guance si siano tutto d'un tratto arrossate.
Era uno sbruffone testa di cazzo, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Il suo sguardo si posò sulla sua bocca, ma cercò subito di distogliere lo sguardo, facendo un passo indietro. Jungkook non smetteva di guardarlo, con quell'aria che solo dio sapeva quanto odiava.
Jimin non disse una parola e si allontanò, sentiva ancora i suoi occhi su di lui, ma cercò di non farci caso, quello che era successo poco prima lo aveva scombussolato e non poco.

Che diavolo era successo?

Don't Judge Me  |                                                         JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora