Quella mattina la campanella suonò ma jimin sentì come le orecchie ovattate. I rumori sembravano più lontani del solito quel giorno.
Si portò una mano davanti al viso stropicciandosi gli occhi.
Che ore erano?
Non gli importava. Continuò a fissare il soffitto con gli occhi sbarrati stringendo un lembo della coperta.
Respirava lentamente, quasi come un soffio.
Cercò di pensare ma non riuscì a fare neanche quello. La testa gli faceva malissimo come se non avesse dormito da giorni, e la causa di tutti i suoi malesseri riportavano solo ad un nome, jeon jungkook.Scivolò a fatica fuori dal letto, strusciando il suo peso verso il piccolo bagno che si trovava all'interno della stanza.
Si sciacquò il viso con dell'acqua fredda e una volta finito portò entrambe le mani su i bordi del lavandino.
Stette per interminabili minuti con la testa bassa, non aveva coraggio di vedere il suo riflesso, sapeva che non era lo stesso.
I rivoli di acqua scendevano dai suoi capelli e dalla sua faccia. Poteva sentire benissimo il rumore delle gocce toccare la fredda ceramica.
I suoi sensi stavano a poco a poco riprendendo conoscenza, e con loro anche la consapevolezza.
La consapevolezza di aver sbagliato ma la sensazione di volerlo rifare altre mille volte.
Riuscì finalmente a guardare il suo riflesso. Cosa era cambiato in lui? Si sentiva come smarrito, come se la cosa giusta fosse arrivata proprio al momento sbagliato.
Come doveva chiamare quello che stava sentendo? Attrazione? Passione? No. Nessuno di questi aggettivi era giusto. Amore? Troppo presto per definirlo tale.Strinse le mani al lavandino non staccando lo sguardo dal suo riflesso. Avrebbe voluto rompere quello stupido specchio.
Hanno sempre detto che gli occhi sono il riflesso dell'anima, ma in quel momento jimin non sentì niente.
Forse era proprio questo quello che si definiva, niente.
Asciugò il viso tamponandolo con un asciugamano, prese i suoi vestiti e si vestì in silenzio.
Una volta accertato che tutto fosse al suo posto, poggiò una mano sulla maniglia della porta intento ad aprirla ma si bloccò. Fuori da quella stanza avrebbe dovuto fare i conti con la realtà.Chiuse la porta alle sue spalle e a passo lento si avviò verso la sua solita piccola scrivania.
Jungkook ancora non si era alzato dal letto, aveva passato la notte quasi in bianco.
Disteso su un fianco, cercò di non dimenticare nessun avvenimento della stessa notte. Cercò di ricordare ogni minimo particolare. Il modo in cui le mani gentili di jimin accarezzavano la sua pelle. Il modo in cui i loro occhi si guardavano, avevano qualcosa di diverso dal solito. Poté giurare di essersici perso in quegli occhi. Ripensò a come il chiaro di luna risplendeva sul viso di jimin, al modo in cui la sua pelle era arrossata dal sentimento.
Ogni immagine di quella notte tornava vivida ogni volta che provava a chiudere gli occhi. Gli sembrava come se ancora potesse sentire il calore del corpo di jimin vicino al suo.Era da molto tempo che non condivideva il letto con qualcuno. Ormai si era quasi scordato la sensazione di calore da quando era stato rinchiuso lì dentro.
Da quanto è che ti trovi qua dentro?
E quanti anni hai?
Perché stai ridendo?
Sei più piccolo di me, ho ventiquattro anni.
Tornerai a farmi visita domani notte?
Non lo so.
Si strinse nelle coperte a ripensare alle loro parole scambiate. Da quanto tempo era che non sentiva qualcuno interessato a lui senza avere niente in cambio? Senza che ci fosse qualcosa in ballo? Per la prima volta in tre anni jungkook si sentì realmente voluto. Dopo tanto tempo qualcuno era riuscito a scalfire quella dura e spessa corazza che tanto aveva faticato a fortificare lì dentro.
Si fece piccolo nel letto, portando le gambe vicino al petto. Perché sentiva freddo? Eppure la temperatura era la stessa di sempre, niente era cambiato dai giorni precedenti. Ma qualcosa dentro di lui, era cambiato.
Qualcosa stava mutando e lui non voleva.Non è così che doveva andare.
Si disse a se stesso.Decise di alzarsi dal letto, tutti quei pensieri lo stavano solo confondendo ancora di più.
Sentì la porta dell'ala sud aprirsi e per sua sfortuna riconobbe la voce in fondo al corridoio, yongyun."Park!" Quella voce in quella mattina era davvero fin troppo fastidiosa per jimin. Non avrebbe voluto ascoltare nessuno ma fu comunque costretto per motivi ben ovvi. "Hai una cera orrenda amico" una volta trovatosi difronte al ragazzo, gli diede una piccola pacca sulla spalla. "Pessima notte?"
"Terribile" jimin di schiarì la voce prima di parlare nuovamente. "A cosa do il piacere della tua visita oggi?" Chiese quasi ironicamente il grigio. Ogni giorno scopriva cose nuove quindi non sarebbe stato sorpreso.
Yongyun rise quasi infastidito "niente di tutto questo, il grande capo ha chiesto di parlarti, e quindi eccomi qui a fare da tramite" scrollò le spalle lasciando scivolare la mano che ancora teneva sulla spalla di jimin.
Jimin si sentì rabbrividire il sangue a quelle parole.
Non ne fu sicuro ma fu certo che per jungkook, che ancora non aveva avuto modo di guardare, fu lo stesso.
"E p-perchè mai?" La sua voce si fece tremolante ma cercò di mantenere i nervi saldi e la mente lucida.Non era possibile che qualcuno li avesse visti. Jungkook aveva giurato che la sua cella non era visibile dalle telecamere. Si morse il labbro inferiore in attesa di una risposta da parte del collega.
Yongyun fece spallucce "chiediglielo tu stesso, prima tu" lo invitò ad andare avanti per primo e jimin obbedì. Prima di seguire il ragazzo, yongyun guardò dritto nella cella del ragazzo. Jungkook era stato appoggiato alle sbarre quasi per tutto il tempo della loro breve chiacchierata ad origliare.
I due si scambiarono degli sguardi.
Yongyun ancora una volta fece cenno con la testa a jungkook, il suo solito ghigno stampato sulla faccia."Ottimo lavoro" mimò con le labbra.
Il ragazzo ricambiò il cenno senza dire niente. Il suo viso non trapelava nessuna emozione. Per poi scomparire di nuovo nella sua cella.
Per tutto il tragitto regnò un enorme silenzio fra i due. Jimin non aveva coraggio di dire e fare niente. I palmi della sua mano erano sudati. Perché il capo voleva vederlo? E perché proprio quella mattina? Maledì se stesso per le azioni che aveva compiuto quella notte. Alla fine era soltanto colpa sua. Era stata sua l'idea malsana di presentarsi nella cella di jungkook, era tutta colpa sua. E se le telecamere avessero ripreso quell'esatto momento in cui entrava nella cella di jungkook? Non solo avrebbe perso il lavoro, ma sarebbe anche diventato lo zimbello della contea per il resto dei suoi miseri giorni. La sua vita sarebbe stata rovinata solo da una scelta sbagliata.
Una volta arrivati davanti alla porta del direttore, fù finalmente yongyun a prendere le redini della situazione.
Bussando ed una volta avuto l'ok, entrando per primo.
Jimin seguì il collega a testa bassa, entrò nella stanza e aspettò.
Quei minuti gli sembravano ore, interminabili. Continuava a torturarsi le mani impaziente di sapere il motivo di quella convocazione.
Finalmente dopo tre lunghissimi minuti, che a jimin parvero infiniti, il capo si presentò davanti ai due ragazzi.
Yongyun fece un passo indietro, lasciando jimin e l'uomo l'uno difronte all'altro.Jimin in quel momento si sentì come se le sue gambe non stessero più reggendo il suo peso. Deglutì quasi forzatamente. L'aria gli sembrava ormai una cosa fin troppo lontana. Le sue tempie erano visibilmente sudate. E a peggiorare il tutto era la presenza del suo collega dietro di lui.
Dal primo momento che lo vide jimin pensò che yongyun fosse un tipo.. strano. Aveva sempre quel ghigno sul viso a confermargli la sua teoria. Non gli sembrava molto affidabile.Il capo del carcere di Seoul squadrò da capo a piedi jimin senza dire una parola, si tolse il cappello e sospirò.
"Signor park.."
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Don't Judge Me | Jikook
Fiksi PenggemarPark jimin era stato selezionato per il nuovo turno di sorveglianza nel carcere di massima sicurezza di Seoul, ma qualcuno non rese facile la sua permanenza. 20.12.19 #3 jikook 06.04.20 #1 boys 02.04.20 #5 kookmin Ⓒhoneyverse Tutti i diritti riserva...