Il suono della sveglia riempì la piccola casa vuota di jimin. Solo dopo alcuni mugolii riuscì a spegnerla definitivamente.
Si stropicciò gli occhi, gli facevano male a causa della luce e delle ore piccole che aveva fatto parlando al telefono con Teahyung.
Avevano parlato per quasi tutta la notte, raccontandosi del più e del meno. Jimin gli raccontò come quella volta rimase chiuso per ben un ore fuori in balcone perché hoseok con una culata aveva chiuso malamente la finestra, e nonostante i suoi tentativi di richiesta d'aiuto erano invani perché quest'ultimo era troppo impegnato a ballare ed ascoltare la musica nelle sue airpods.
Taehyung invece gli raccontò come finì per fare il cantante da quattro soldi in quel locale in cui si erano conosciuti. Aveva parlato della sua adolescenza, di come lui e il suo migliore amico passavano le serate tra fiumi e fiumi di alcol. Gli raccontò anche come per "una serie di sfortunati eventi" le loro strade per il momento si erano divise.
Dalle sue parole sembrava avesse molto a cuore questa persona.Riempì il bollitore d'acqua, fece una veloce doccia e preparò nuovamente la sua borsa.
Fra poco più di mezz'ora avrebbe dovuto riprendere la navetta per il carcere di Seoul.
Sbloccò il telefono e aprì la cartella dei messaggi leggendo gli ultimi che si erano scambiati lui e taehyung.
Scorreva su e giù la loro chat, ma rileggendo solo quel singolo messaggio."Allora a venerdì, jimin".
Quello era l'ultimo messaggio che il moro gli aveva mandato. Perché aveva accettato di vederlo un altra volta? Jimin sbuffò rumorosamente attraversando la strada per raggiungere la fermata della navetta.
Taehyung era un ragazzo interessante, ma non poteva certo cancellare quello che era successo con Jungkook, e saltare da un ragazzo ad un altro non era certo nella indole di jimin.
La navetta si fermò proprio davanti a lui, salì prendendo posto vicino ad un ragazzo che apparentemente sembrava impegnato a dormire.
Sistemò la borsa davanti alle sue gambe, tirò fuori le cuffie aprendo Spotify nella riproduzione shuffle.
Per tutto il tragitto jimin rilesse ininterrottamente quel messaggio. Forse doveva scrivergli che non era una buona idea, che era impegnato.
Ma lo era davvero? Come poteva davvero esserlo? Con un ragazzo incarcerato che probabilmente aveva ammazzato qualcuno per finire lì dentro? Ancora una volta si sentiva sbagliato.
Come era finito in una situazione del genere? Doveva mettere la parola fine a questa storia immediatamente, e lo avrebbe fatto il giorno stesso.La vettura arrivò al carcere di Seoul. Era una giornata piovosa. Jimin dovette correre sotto la tettoia per non finire infradiciato. Scosse i capelli bagnati per togliere l'acqua in eccesso e nel silenzio che regnava fuori da quel posto sentì due persone parlare a bassa voce. Si avvicinò di poco per vedere e con la coda dell'occhio vide il capo del dipartimento di Busan parlare con yongyun.
Si conoscevano? Perché mai quei due dovevano parlare? Jimin cercò di avvicinarsi ancora di più ma finì per far cascare involontariamente un secchio che era lì per terra.
"Cazzo.." sussurrò.
Entrambi vennero presi di sorpresa e interruppero quello che stavano dicendo.
"Ah,park!" Yongyun si avvicinò a jimin come se niente fosse.
"Eccolo qua, il nostro nuovo cadetto" avvolse il suo braccio intorno al collo di jimin portandolo vicino a se.
"Il direttore Lee era venuto a vedere come te la stessi cavando nel tuo nuovo lavoro".
Jimin rimase per qualche secondo spiazzato da quella scena, gli sembrava surreale.
D'altronde però giusto pochi giorni prima aveva ricevuto i complimenti dal direttore del carcere di Seoul, e a quanto pare il rapporto era arrivato a Busan prima del previsto.
"Park il signor Kim mi ha parlato molto bene di te, sapevo che non mi avresti deluso".
Jimin fece un piccolo inchino al suo superiore.
"Ora se volete scusarmi io avrei delle faccende da sbrigare, yongyun noi ci terremo ancora in contatto per quella piccola questione." I due si strinsero la mano in segno di congedo.
"Certo signore. Ah park" yongyun guardò l'orologio notando l'ora che segnava.
"Hai esattamente dieci minuti per timbrare".
"Cosa?!" Jimin guardò lo schermo del telefono e sgranò gli occhi. Era terribilmente in ritardo e quel luogo era terribilmente enorme. Ci avrebbe messo otto minuti solo per raggiungere l'ala sud.
"Signore è stato davvero un piacere ora devo scappare mi scusi io-" jimin corse verso l'ingresso dello stabile girandosi di tanto in tanto facendo dei piccoli inchini e i due rimasero attoniti da quella scena.
Dopo essersi assicurato che jimin si fosse allontanato abbastanza, yongyun si voltò verso il direttore di busan.
"Procede tutto secondo i nostri piani, il nostro jolly è stato giocato correttamente, qualche altra settimana, forse un mese e tutto questo sarà finalmente finito".
Yongyun rivolse un piccolo sorriso verso l'uomo e quest'ultimo esordì solamente con un: "ben fatto, ragazzo".Jimin era arrivato miracolosamente in tempo per il suo turno di lavoro. Si era cambiato velocemente, così veloce che quasi stentava a credere che fosse riuscito a farcela. Anche un solo cambio di maglietta riusciva a portagli via minuti e minuti in cui si specchiava e si giovava della sua figura riflessa.
Si sedette alla sua solita postazione ancora con il fiatone cercando di regolarizzare il respiro, ma una voce riuscì a peggiorare soltanto la situazione.
"Ehi" dalla sua destra poté sentire una voce chiamarlo, e quella voce era ormai inconfondibile.
Era jungkook.
Jimin sentì la sua bocca seccarsi in quel momento. Quanto aveva ancora intenzione di scappare? L'ultima volta che se n'era andato non avevano avuto più modo di confrontarsi.
In quel momento sentì che doveva fare qualcosa, doveva agire.
Prese in mano tutto il coraggio che aveva, si alzò dalla sedia e si fermò proprio davanti alla cella del ragazzo, ma una volta giratosi, tutte le sue certezze crollarono come castelli di sabbia.
Jungkook aveva la faccia e il corpo martoriato e jimin sentì il cuore affondare.
"Cosa è successo?" portò entrambe le mani sulle sbarre avvicinando il viso al ragazzo.
Jungkook sbuffò emettendo una piccola risata abbassando il capo.
"Solite risse da bar"
"Non prendermi in giro" jimin prese delicatamente il mento del moro girandolo leggermente per vedere meglio lo zigomo.
Sulla sua faccia si formò un espressione di preoccupazione.
"Chiederò un permesso speciale per portarti in infermeria".
In quel momento jimin dimenticò tutto quello che voleva dire al ragazzo, prese il walkie-talkie contattando l'unità tre per chiedere il permesso che li venne gentilmente concesso.
Jungkook mimò con la bocca che non era necessario ma jimin con un gesto secco lo intimò a non parlare, non lo avrebbe ascoltato.
Aprì la cella e scortò jungkook fino al piano infermieristico."Aish piano". Jimin stava medicando piano le ferite del più piccolo tamponando con del cotone in una delle piccole stanze che si trovavano in quel piano. Posò di lato le garze che aveva usato per fasciare il suo polso sospirando e prendendo la mano di jungkook scrutandola attentamente. Le sue nocche erano arrossate e sbucciate.
"Allora, vuoi dirmi cosa è successo? Realmente?"
Gli occhi del grigio e del moro si incrociarono e jungkook si sentì assalire da un malessere interno.Lui non merita questo.
"Non è niente, davvero, è stata solo una rissa" jungkook dovette spostare lo sguardo verso le loro mani.
Non merita di sapere.
Lo guardò ancora una volta negli occhi e senza indugiare posò le sue labbra su quelle di jimin.
Non aveva voglia di pensarci, non ora, non in quel momento.
STAI LEGGENDO
Don't Judge Me | Jikook
FanficPark jimin era stato selezionato per il nuovo turno di sorveglianza nel carcere di massima sicurezza di Seoul, ma qualcuno non rese facile la sua permanenza. 20.12.19 #3 jikook 06.04.20 #1 boys 02.04.20 #5 kookmin Ⓒhoneyverse Tutti i diritti riserva...