Acquaviola e casi umani

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Ci sono giorni che ti cambiano la vita.

Lily Evans non se n'era mai resa conto, prima di quel giorno, ma l'innegabile verità è che esistono davvero quei pochi, fortunati, imprevisti, inimmaginabili attimi che danno una svolta alla tua esistenza.

Nel suo caso, si era trattato di un momento talmente impalpabile da passare quasi inosservato, ma le sue conseguenze avevano scatenato un domino di eventi che nemmeno Mary, che credeva ciecamente nelle congiunzioni astrali e nei segni del destino, avrebbe potuto immaginare.

3 dicembre 1983

Il giorno che cambia la vita di Lily Evans non comincia nel migliore dei modi.

È sabato e ha il giorno libero. Lily ha programmato di passarlo stravaccata sul divano, o al massimo nella vasca da bagno, con i capelli sfatti, i rimasugli di trucco della sera precedente e magari un bicchiere di vino elfico a farle compagnia.

Dopo la settimana che ha passato – con i turni doppi per l'epidemia di influenza tra il personale del San Mungo, le lezioni all'Accademia e l'interminabile tutorato con le matricole impedite che le sono state affibbiate – sa, sente di meritarsi una giornata a non fare niente. È vero che, non riuscendo a mettere a tacere i suoi sensi di colpa, si è portata a casa la cartella del signor Hunt, ma avrà a disposizione tutta la domenica per studiare il suo caso. E, nonostante ancora non sappia che cosa diavolo escogitare per rimediare alla terribile ustione da Felix Felicis incompleta della signora Honey, sotto sotto si sente giustificata a concedersi un po' di relax, prima di gettarsi di nuovo a capofitto nel lavoro.

Così, dopo aver passato una buona mezz'ora tra le coperte, a contemplare il soffitto della sua stanza e a rimuginare sull'appuntamento – disastroso, ovviamente – della sera precedente, Lily si alza con la lentezza di un bradipo centenario e si dirige in bagno con la grazia e la freschezza di un'ottantenne con i reumatismi. Una volta riempita la vasca, si lascia scivolare dentro e ricomincia a fissare il soffitto e a ricontemplare, azione dopo azione, ogni singolo minuto dell'interminabile appuntamento con Chris Prewett.

Mentre è immersa nell'acqua calda fino al collo, Alice entra in bagno senza prendersi la briga di bussare.

«Sto per perdere la testa» annuncia, attraversando la stanzetta con qualche breve falcata e finendo per appollaiarsi sul bordo della vasca.

Lily rimane con gli occhi ben chiusi e la testa per metà sott'acqua. Forse, forse, se riuscisse a far finta di essere morta Alice se ne potrebbe andare.

«Il fiorista mi ha appena fatto sapere che non ci saranno peonie, ma solo lavanda e gelsomino, ma io odio il gelsomino e sono sicura di averglielo detto la prima volta che ci siamo incontrati» snocciola Alice.

Lily rimane immobile. Per buona misura, schiude appena le labbra. I morti hanno sempre la bocca socchiusa, dopotutto.

«Come se non bastasse, gli zii del Kansas si sono appena autoinvitati a casa dei miei, perché "non c'è bisogno di prendere una stanza al Paiolo Magico, se si ha una famiglia che può ospitarti", e ovviamente mamma è furibonda, perché odia zia Tessa, e quindi vuole mandarli a dormire da Frank, ma Frank ha già i cugini dell'Oregon e la prozia dell'Islanda e al massimo potrà offrire loro una stanza in soffitta, il che, a pensarci bene, non sarebbe assolutamente una cattiva idea per ripagare il loro pessimo opportunismo» Alice non sembra scoraggiata dalla sua mancanza di reazioni e sospira sentitamente. «In più, Remus non è certo di poter fare da testimone a Frank, perché è sfortunatamente allergico al gelsomino che, come ho già detto, disgraziatamente sarà tra i fiori del mio bouquet. D'altro canto, non possiamo permetterci di perdere il testimone nel bel mezzo della cerimonia, non credi?»

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