From France to Germany

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Eren sollevò lo schermo del computer, accendendolo subito dopo. Si sistemò sul proprio letto, incrociando le gambe prima di poggiare su di esse l'oggetto, pronto per essere usato. Avere un Mac comportava poche attese.

Era sera, le nove, l'ora in cui chiamava Levi su Skype per parlarsi un po'. Lo facevano quasi ogni giorno da quando era partito, in attesa di potersi vedere fisicamente.
Con una mano cliccò sull'icona di Skype per poi chiamare la persona che gli mancava più di tutte. Rimase ad aspettare, osservando l'icona del suo profilo, una foto di quando era adolescente. Era stata dura convincerlo a metterla ma Eren sapeva come ottenere ciò che voleva.

Ben presto vide il viso di Levi e le sue labbra si curvarono in un sorriso spontaneo.

"Hey", disse per primo, osservando la figura dall'altra parte dello schermo. Levi aveva i capelli umidi, segno che si fosse appena lavato, e indossava una maglietta a maniche corte. Poteva intravedere parte del logo rovinato su di essa, sembrava quello di qualche band indie.

"Moccioso", lo salutò l'uomo, provocandogli una smorfia divertita. Possibile che gli mancasse anche essere chiamato così?

"Com'è andato il lavoro?", domandò il ragazzo, decidendo di sdraiarsi, mettendo il computer davanti a se. Si mise la coperta sulle spalle, sentendo del freddo nonostante il riscaldamento acceso. Nel paesino dove viveva la prima neve scendeva a fine ottobre quindi a novembre le temperature erano notevolmente basse e tutto era ghiacciato.

"Al solito, stiamo catalogando reperti del museo", rispose Levi, passandosi una mano sul viso stanco. Negli ultimi tempi lavorava parecchio per riempire le ore, in attesa del momento speciale della sera.
Osservò il ragazzo sdraiato nel letto, desiderando con tutto se stesso di potergli fare compagnia. Ogni parte del suo corpo bramava del contatto con Eren. Gli sarebbe bastata qualche carezza, anche solo poter sentire il suo odore familiare.

"Qua nevica sempre di più, è tutto bianco", raccontò Eren, sollevando la coperta fino al mento. Il più grande accennò un sorriso e allungò una mano verso lo schermo, sfiorandolo con le dita come se potesse toccare i capelli disordinati del suo amante. La parola non era nemmeno adatta per descriverlo ma non avevano mai parlato di fidanzamento. Ciò che contava era l'amore che li univa e non un'etichetta per definirlo, si erano detti inizialmente. Ma stavano cambiando idea perché ciò che c'era tra di loro era così importante e forte da meritare un nome.

"Mi manchi così tanto", ammise il ragazzo, a voce bassa, fissando tristemente le dita affusolate di Levi. Non gli bastavano più i messaggi, le chiamate normali e quelle su Skype. Non gli bastavano le foto, il sexting e le volte in cui si masturbavano in video. Voleva del contatto vero, dei baci reali, le carezze, i morsi, i graffi, il suo respiro contro la propria pelle, le coccole dopo il sesso, gli abbracci nei momenti più strani.

"Anche tu ma abbi pazienza, ancora un mese e verrò a trovarti", cercò di consolarlo Levi, abbassando la propria mano. Era poco in confronto al tempo in cui erano stati lontani eppure sembravano comunque troppi giorni. Eren avrebbe voluto teletrasportarsi direttamente nel futuro.

"Uhm, ti farò vedere il mio noioso paese, ti insegnerò il tedesco, ti farò mangiare così tanto gulasch che lo odierai per sempre", rise Eren, tornando di buonumore, abbassando la coperta per scoprire il proprio viso. L'adrenalina per il loro incontro stava iniziando a farsi sentire e spesso cambiava posizione nel letto, troppo agitato per stare fermo.

"Grazie ma preferisco il francese", rispose Levi, sentendosi meglio.

"In effetti è più elegante. Comunque voglio proprio farti una passeggiata nel bosco. Creano dei sentieri per l'inverno. Oh, ohh, potremmo anche sciare", disse pieno di entusiasmo, facendo ridere l'altro.

Riren// That damn student Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora