Cluny

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Levi lo aveva accompagnato come promesso, fermandosi davanti all'istituto.
"Mandami un messaggio quando hai finito, io lavoro qui vicino", disse l'uomo, aspettando pazientemente che il ragazzo uscisse dall'auto.

Eren annuì e gli rivolse un sorriso prima di sporgersi verso il suo viso per baciargli una guancia, mormorando un "grazie."

Una volta solo potè liberare un sospiro frustrato, "moccioso insolente."

Riaccese il motore e si diresse verso un edificio distante pochi metri. Parcheggiò l'auto ed entrò, superando un grande portone per poi salire le scale dentro il piccolo centro di ricerca dove lavorava assieme ai suoi due migliori amici: Erwin ed Hanji. Anche loro erano archeologi e svolgevano lavori di ricerca con Levi prima di partire o spostarsi in qualche luogo in cui erano richiesti.

Non era un lavoro molto pagato e c'erano mesi in cui non era possibile effettuare scavi, dunque ognuno di loro aveva un mestiere secondario. Levi aveva tenuto lezioni di storia nello stesso istituto di Eren ma ora si occupava per lo più di convegni.

"Ecco il ritardatario, hai accompagnato Eren?", domandò Hanji con gli occhi che le brillavano per la curiosità. In quella settimana aveva fatto mille domande sul giovane studente ma aveva ottenuto ben poche risposte.

"Si."

Levi poggiò la borsa a tracolla su una sedia e raggiunse Erwin che stava rispondendo a una mail.

"Ci hanno dato il permesso per degli scavi in Egitto, non è fantastico?", chiese il più grande con la voce che tradiva l'emozione che provava.

La passione per la storia era qualcosa che Levi non riusciva a nascondere neanche dietro al suo volto impassibile. Non riusciva a non sorridere davanti a certe possibilità e scavare in Egitto era sempre stato uno dei suoi sogni.

Il sorriso che si stava per formare sulle sue labbra morì non appena lesse la data: era un lavoro per quell'inverno.

"Come faccio con Eren? Non posso lasciarlo da solo", disse più a se stesso che ai due amici. Un giorno di questi avrebbe chiamato sua madre.

"Ah, cazzo, magari si può posticipare", propose Erwin.

L'uomo scosse la testa, non volendo in alcun modo far saltare quest'occasione ai due amici.

"No, voi andate."

"Ma è il tuo sogno andare in Egitto e ci saranno archeologi di fama mondiale", brontolò Hanji, avvicinandosi all'amico. La delusione era ben presente nello sguardo dell'altro. Come si poteva essere così sfortunati?

"Questo dannato ragazzino causa un problema diverso ogni volta", sbottò con nervoso.

"Lo sai che non è colpa sua", lo rimproverò Erwin, lanciandogli uno sguardo severo.
Invece Hanji riprese vitalità, ritrovando la curiosità che era scemata poco prima.

"Leeeevi, che combina? Dovresti proprio dirmelo, siamo migliori amici."

Il diretto interessato si passò le mani fra i capelli e decise di raccontare qualche episodio, facendo aumentare l'entusiasmo di Hanji ad ogni parola che pronunciava.

''Dunque sembra piuttosto pieno di se questo ragazzo'', constatò dopo essere venuta a conoscenza di alcuni dei guai che causava.

I tre amici si erano seduti attorno a una cassa di oggetti che il museo dell'Abbazia aveva consegnato loro per studiarli prima di metterli in esposizione.

''Ha forse intenzione di sedurti?'', chiese nuovamente la donna, girando le pagine di quello che sembrava un canto gregoriano. Ogni suo gesto era lento e attento per non rovinare neanche un centimetro del prezioso tomo. Levi osservava il contenuto, soffermandosi sui particolari che ne decoravano le pagine. In quel modo riusciva anche a non pensare all'Egitto.

Riren// That damn student Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora