Pillow talk

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Le giornate di scavi si susseguirono velocemente, sopratutto per Levi, tra un lavoro e l'altro.
E la sera era così stanco che gli bastava poco per addormentarsi fra le morbide coperte dell'hotel che ogni giorno venivano cambiate. E per fortuna, aveva pensato Levi, dopo una sessione di coccole speciali.
Inoltre Eren faceva un gran casino in camera, lasciando sempre asciugamani in giro, vestiti ovunque assieme alle carte del cibo d'asporto.
Ma il momento peggiore era quello della doccia. Amava rimanerci per quasi un'ora e si dimenticava sempre di aprire la finestra per non riempire di vapore la stanza. In più bagnava ovunque e metteva della musica dal telefono per far passare il tempo più velocemente.

E impediva a Levi di farla per primo, per ripicca, perché l'uomo non lo faceva entrare con se. Ma Eren non sapeva quanto fosse difficile resistere alla sua espressione manipolatrice, solo che Levi voleva anche un po' del tempo per se nonostante fosse piuttosto allettante l'idea del ragazzo premuto contro le mattonelle colorate della doccia.

Le occasioni per i momenti intimi non erano mancate e quando mancavano era Eren a crearle. Anche nei luoghi più sbagliati come la tenda degli scavi.
Levi stava semplicemente riposando sulla sua sedia quando il ragazzo era apparso fra le sue gambe con il suo sorrisetto sghembo. Dopo il momento in auto aveva ripetuto il gesto più volte, avendo capito quanto all'uomo piacesse.
Dunque Levi aveva dovuto tapparsi la bocca con una mano, pregando ogni divinità per evitare che qualcuno entrasse nella tenda.

E cose simili capitavano in camera, sopratutto la mattina, quando Eren si svegliava prima e allora si metteva a cavalcioni sull'altro.
E certe volte anche Levi aveva ricambiato il gesto, quando la notte non riusciva proprio a prendere sonno, e allora toccava una spalla di Eren, gli baciava un po' il collo e scendeva sempre di più verso il basso.
Un po' gli dispiaceva interrompere il suo sonno ma il ragazzo non si lamentava mai, e tornava a dormire subito dopo, come se non fosse successo nulla.

L'ultimo giorno di Levi agli scavi era stato pieno di saluti. Petra aveva voluto coinvolgere anche Eren, affermando che lo avrebbe visto bene come archeologo dopo gli sguardi pieni di curiosità che aveva rivolto a quelle rovine, immaginando come fossero state nel passato, nel pieno della loro bellezza.

La sera avevano sistemato le valige per spostarsi in città, nell'hotel scelto da Hanji. Eren aveva visto qualche foto e non vedeva l'ora di poterlo fare di persona: sembrava proprio un bel posto.

Lasciarono l'auto in quella cittadina e si spostarono con il taxi, nel traffico egiziano. Raggiunsero la zona dell'hotel ed entrarono nel grande edificio.

Gli occhi di Eren percorsero ogni particolare della hall, notando come fosse ordinata e splendente. C'era anche silenzio rispetto a fuori e pensò che Hanji avesse scelto il posto perfetto per Levi.

Presero le loro chiavi e salirono in ascensore con le loro valigie, entrambi desiderosi di farsi una doccia e andare a mangiare.

"Ora mi dedicherai più tempo, vero?", domandò il ragazzo, appoggiandosi alla parete dell'ascensore. Immagini peccaminose si formarono nella testa del più grande, succedeva sempre più spesso e non riusciva più a controllarsi. Non che ad Eren dispiacesse, si divertiva parecchio nel portarlo al limite.

"Se ti comporti bene", gli rispose Levi, decidendo di stare al suo gioco e lasciarsi andare.
Il ragazzo assunse una finta espressione offesa, sporgendo il suo labbro inferiore prima di parlare.

"Ma non sono sempre bravo?"

"Lo decido io, non tu."

Il tono serio di Levi lo fece rabbrividire. Adorava quando gli parlava in modo così deciso, iniziando a prendere il comando della situazione. Alla fine era sempre Eren a farsi sottomettere, attirato dall'aura dominante dell'uomo. E la cosa lo eccitava da morire.

Riren// That damn student Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora