Studying you

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Era passata quasi una settimana da quando Eren era arrivato in Francia e non mancava molto al primo giorno di scuola. Erano stati giorni abbastanza uguali tra di loro dove il ragazzo aveva studiato i comportamenti di Levi come se fosse un qualche animale sconosciuto nel suo habitat naturale.

Si svegliava presto, decisamente troppo, faceva colazione nel cortile leggendo qualche rivista troppo seria per i gusti del giovane, e poi andava a lavoro, probabilmente. Gli lasciava sempre del caffè e dei biscotti sul tavolo della cucina ed Eren si stava abituando a quelle piccole attenzioni.

Tornava verso l'ora di pranzo e mangiavamo assieme. Sembrava sempre stressato per qualcosa e dei cerchi scuri sotto ai suoi occhi lasciavano intendere quanto dormisse poco.
Ritornava a lavoro subito dopo il pasto e rincasava la sera, poco prima che il sole tramontasse.

Eren rimaneva ad aspettare in salone in quei momenti, frugando fra i libri presenti nella stanza e immergendosi in letture in inglese. Di francese non sapeva praticamente nulla.
Non avevano parlato molto, Levi era rimasto taciturno come il primo giorno e si limitava a chiedergli se gli servisse qualcosa. Non raccontava mai niente del lavoro e passava le ore libere a leggere o studiare.

Una sera il ragazzo si era intrufolato nel suo studio, stanza scoperta il secondo giorno, e gli si era avvicinato mentre scriveva a matita degli appunti su un libro enorme.

"Che bisogno hai di studiare se hai già la laurea?", gli aveva chiesto curiosamente, sporgendosi verso quelle pagine incomprensibili. L'uomo lo aveva guardato in un modo così spaventoso fa fargli pentire subito di quell'assalto. Poi si era sistemato gli occhiali da lettura sul naso e aveva risposto, gelidamente, "non si smette mai di imparare, ti conviene fare tuo questo concetto."

Eren non aveva fatto molto caso a quella frase poiché troppo interessato al viso di Levi con quegli occhiali. Assurdo come a quell'uomo stesse bene tutto.

Con suo grande piacere aveva notato che indossava spesso camice leggere e di vari colori e fantasie, tutte molte semplici ed eleganti. Era sempre ben pettinato e aveva un buon profumo. Il ragazzo si divertiva ad avvicinarsi mentre cucinava, con la scusa di voler scoprire il piatto che stava preparando. Era impagabile la sua reazione. Non che reagisse poi così tanto ma il giovane notava sempre piccoli cambiamenti sul suo viso, che fosse una smorfia più accentuata o una ruga in più sulla sua fronte. E poi gli piaceva essere sgridato con quel tono profondo che usava.

Dopo i primi giorni di osservazione aveva deciso di divertirsi ancora di più a stuzzicarlo, colpevole la noia.

Una volta aveva osato sedersi al suo fianco sul divano per poi sdraiarsi, con la scusa di voler dormire, usando una sua gamba come cuscino. Due secondi dopo l'uomo si era alzato borbottando qualcosa fra se e se.

Ancora più divertenti erano le volte in cui lo toccava per sbaglio. Una sera lo stava aiutando in cucina e, cercando di prendere il canovaccio poggiato sulla maniglia di un mobile in basso, aveva allungato le dita sulla base della sua schiena fino a scendere lungo la curva del suo fondoschiena.

"Moccioso, smettila di infastidirmi", lo aveva rimproverato ma per Eren ogni sua reazione era una vittoria.

Però Levi era difficile da smuovere e dopo una settimana di strani tentativi stava anche pensando di rinunciare nel suo intento. Quell'uomo sarebbe rimasto impassibile anche con una sua mano fra le gambe.

"Domani è il tuo primo giorno di scuola. Vuoi che ti accompagni?", gli chiese l'uomo mentre pranzavano in cucina. La giornata era calda e usare il cortile era fuori discussione.

"Si, grazie", rispose Eren, afferrando una fetta di pane condita con dell'olio. Lasciò scivolare la propria lingua sulla superficie e lanciò uno sguardo malizioso all'uomo davanti a se.

"Sei disgustoso", lo liquidò lui, distogliendo poi lo sguardo con una smorfia stizzita. Eren riprese a mangiare normalmente, iniziando a pensare alla sua prossima mossa.

Era giunto alla conclusione che non avrebbe mai rinunciato a smascherare Levi, era fin troppo divertente ascoltare i suoi commenti per ogni cosa stupida che faceva. Inoltre non aveva ancora abbandonato l'idea che si era fatto: quell'uomo era dannatamente interessante ai suoi occhi.

"Sei fidanzato, Levi?", gli disse quella sera dopo aver cenato assieme in giardino. Si stavano rilassando sulle sdraio presenti sull'erba, godendosi l'aria fresca che aveva iniziato a tirare sul tardi.

"Cosa ti importa?"

"Vivo con te, sono cose che dovrei sapere."

"No."

Eren portò lo sguardo su di lui, notando con piacere che la luce della luna lo rendeva ancora più affascinante e misterioso.

"Beh, hai un carattere difficile."

"Sei sfacciato e anche maleducato", lo sgridò Levi, cercando di cambiare argomento, sperando di chiudere li il loro discorso.

"Però sei bello, dovrà pur esserci qualcuna che ti va dietro", sospirò Eren, cercando di trattenere un sorriso divertito per il suo stesso commento. Guardò l'uomo, sperando di trovarlo spiazzato per il complimento ma in realtà sembrava solo più scocciato del solito. Accidenti, aveva bisogno di un po' di sesso.

"Non sono comunque affari tuoi. E chi ti dice che mi interessino le donne, ragazzino sfacciato?"

Il tono di voce era più basso e il suo sguardo più affilato del solito. Quanto piacevano ad Eren questi cambiamenti. In questi momenti pensava che Levi avrebbe potuto fare qualcosa di imprevisto, si sentiva una debole preda davanti a quelle occhiate profonde.

"Interessante", si limitò a rispondere il giovane, accusando un certo tremolio nelle sue parole.

Levi distolse lo sguardo dal ragazzo e lo abbassò sul libro che stava leggendo, non volendo più rispondere a quelle provocazioni. Lo aveva capito che lo faceva per divertirsi e aveva pensato che l'unico modo per farlo smettere era ignorarlo. Ma certe volte era impossibile e non poteva far finta di nulla quando lo sfiorava o gli diceva certe cose senza farsi nessun problema.

Quel ragazzino era bello, disinibito, sfacciato, diretto e provocante. La cosa peggiore è lo sapeva anche lui stesso e adorava mettersi in mostra. Allo stesso tempo Levi sapeva che se lo avesse accontentato, magari ricambiando quelle attenzioni, si sarebbe spaventato. C'era grande differenza tra l'immaginazione e la realtà.

"Uhm, secondo me hai bisogno di sfogarti un po', sembri così stressato", disse la voce giovane di Eren dopo minuti di pace e silenzio. Levi strinse la presa sul libro, cercando di non commentare con frasi stupide come "ti stai offrendo, per caso?"

"Moccioso insolente", borbottò dopo un po', sentendo lo sguardo di Eren su di se. Era passata una settimana e già non riusciva più a sopportarlo.

Si alzò dalla sdraio e raggiunse la porta in vetro che dava sulla cucina.

"Ricordarti di chiudere la porta, io me ne vado a dormire", sentenziò prima di salire le scale.
Quel ragazzo dimostrava più della sua età ma era sicuro che se solo lo avesse toccato sarebbe tornato il diciassettenne che era. Era solo più sicuro di se rispetto ai suoi coetanei.

Riren// That damn student Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora