Au revoir

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"Fa davvero caldo in questa nazione", protestò Eren per l'ennesima volta, parlando al telefono con il suo migliore amico.
Levi lo seguiva con lo sguardo, non riuscendo a capire neanche una parola da parte del ragazzo. Sembravano solo una serie di suoni ruvidi.

Eren si lasciò cadere sul divano, le gambe poggiate su un bracciolo, la testa fra i cuscini dove si sparsero i capelli castani, sempre più lunghi. Mancavano pochi giorni alla partenza e il ragazzo non voleva sprecare le ultime ore in compagnia di Levi.
Entrambi cercavano di allontanare la realtà, vivendo nella loro bolla d'amore. Rimanevano spesso a casa anche senza fare nulla di particolare. Stare a letto era il loro passatempo preferito.

Eren chiuse la chiamata e lasciò il telefono sul divano, portando il suo sguardo smeraldino sull'altro. Sorrise soddisfatto quando notò che stesse indossano solo dei boxer. Ormai anche i vestiti erano diventati superflui.

Si alzò dal divano e lo raggiunse sulla poltrona, adagiandosi sul suo grembo, portando le braccia attorno al suo collo. Lo attirò a se in un bacio veloce, senza pretendere qualcosa in più.

"Di che avete parlato?", domandò il più grande, tracciando cerchi delicati sulla schiena nuda del ragazzo. Stava imparando a conoscere a memoria quel corpo e sapeva che gli sarebbe mancato come l'aria dopo la partenza. Allontanò velocemente il pensiero dalla mente, godendosi la presenza di Eren.

"Di quanto sei antipatico", rise il giovane, usando il francese. Era davvero diventato bravo nel parlarlo, nonostante l'accento tedesco presente in qualche parola.

"Il solito moccioso", commentò Levi, stringendogli una natica con le proprie dita. Adorava vederlo quasi del tutto svestito, era sempre un bello spettacolo.
Eren schiuse le labbra per il gesto, ignorando i brividi di piacere che lo percorsero. Gli era così facile accendersi anche solo per un tocco leggero.

"Che ami, mh?", domandò furbescamente, mostrando il suo sorrisetto sfacciato. Si strinse al corpo caldo dell'uomo, iniziando a lasciare dei baci umidi su una parte del collo.

"Ti piace proprio sentirtelo dire?", bofonchiò l'altro, inclinando la testa per lasciare spazio alla bocca morbida di Eren.

"Si, mi rende felice. Non hai idea di come mi fai sentire", sospirò il ragazzo, riuscendo a raggiungere l'orecchio destro di Levi. Soffiò contro di esso, facendogli il solletico.

"Perché non me lo spieghi?", domandò il più grande, infilando una mano fra le ciocche castane che stavano crescendo davvero velocemente. Gli piaceva quel look in Eren, era un bel contrasto con i suoi tratti delicati e morbidi.
Il ragazzo si scostò per poggiare la testa su una spalla nuda dell'altro, chiudendo gli occhi prima di parlare.

"Non lo so, mi batte il cuore, non riesco a non sorridere. È come se ogni parte di me sorridesse e volesse averti sempre vicino. Mi fai sentire al sicuro, mi fai calmare, mi fai migliorare. In realtà non so davvero spiegarlo ma è qualcosa di così forte che mi destabilizza. Ed è bellissimo e spaventoso allo stesso tempo", mormorò Eren, lasciandosi coccolare dalle dita delicate di Levi. Avrebbe voluto rimanere così per sempre mentre il sole tramontava, i raggi dorati riempivano la stanza e veniva riempito di dolci attenzioni.

"È come mi sento anche io e fa tremendamente paura. Non voglio lasciarti andare, possiamo provare a farla funzionare", rispose Levi, sentendo la testa del ragazzo sollevarsi con un gesto veloce.
Sorrise ampiamente prima di baciarlo più volte a stampo, fino a far proseguire il bacio, lasciando avvolgere le loro labbra in un contatto delicato e intenso al tempo stesso.

***

"Dove stiamo andando?", domandò Eren per l'ennesima volta, agitandosi nel sedile e guardando fuori dal finestrino più volte. Poi riportava lo sguardo su Levi, aspettandosi qualche indizio.

Riren// That damn student Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora