Jealous of you

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Jean si passò il pollice della mano destra nell'angolo della propria bocca, pulendosi lentamente senza smettere di guardare Eren.
Il ragazzo si sistemò i capelli sudati, passando una mano fra le ciocche umide, calmando il respiro dopo l'orgasmo appena raggiunto.

"Devo ricambiare il favore?", mormorò, sollevando il busto, alzando i propri boxer per coprirsi. Avrebbe fatto una doccia più tardi.

Jean ridacchiò, afferrando una mano dell'altro per portarla fra le proprie gambe, dove il rigonfiamento era ben formato. Le dita di Eren si mossero lentamente, provocando l'amante che inarcò i fianchi, sentendosi fin troppo sensibile.
Gli sfilò i boxer, trovandosi davanti l'erezione dell'altro non appena si chinò fra le sue gambe.
Soffiò sulla pelle tesa di Jean e proprio in quel momento entrambi sentirono la porta aprirsi di scatto.

"Eren, stai facendo rumore", disse una voce severa.

Eren sollevò la testa di scatto e Jean afferrò i boxer, mettendoli più in fretta che poté, cercando di coprirsi con una mano.
Levi, sull'uscio, non aveva distolto lo sguardo neanche un secondo. L'irritazione ben presente sul suo volto.

"Che cazzo... non puoi bussare?", borbottò Eren, lanciando uno sguardo arrabbiato al suo tutor. Ormai era diventato insopportabile, si immischiava nelle sue cose, lo rimproverava spesso e non riuscivano mai a parlare in modo decente.
Inoltre il ragazzo, per difendere i propri sentimenti, era solito rispondere in malo modo, finendo per creare una discussione ogni volta.

"Sto cercando di lavorare, quindi fai silenzio", sentenziò l'uomo prima di chiudere la porta di scatto, lasciando i due ragazzi da soli.
Jean si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, cercando con lo sguardo il resto dei propri vestiti. Non si sentiva più eccitato come qualche minuto prima.

"Non ti va più?", domandò l'altro, poggiando la schiena contro la testiera del letto, incrociando le gambe mentre osservava i movimenti di Jean. Si stava rivestendo piuttosto velocemente.

"Non tanto, poi mi fa paura quel tipo", commentò scocciato, mettendosi anche le scarpe e prendendo le proprie cose.
Si avvicinò ad Eren e lo guardò dall'alto, grazie alla sua posizione.

"Ma perché non ti sopporta? Me lo sto chiedendo da settimane", disse perplesso, passandosi una mano fra i capelli disordinati. In effetti non era difficile porsi domande sul rapporto fra i due. E Levi sembrava mal sopportare anche Jean. Ogni volta che lo vedeva lo salutava a stento e gli lanciava occhiate agghiaccianti.
Dal compleanno di Eren erano passate ben due settimane dove il ragazzo trascorreva sempre più tempo con lui, come se cercasse di essere consolato. Ovviamente non parlava mai del motivo del suo malumore e Jean si limitava a sopportare le sue rispostacce quando era arrabbiato con il mondo.

"Non andiamo d'accordo, tutto qua", rispose Eren, bloccando così il discorso. Afferrò un lembo della maglia dell'altro e lo costrinse ad abbassarsi per poterlo baciare castamente.

"Ci vediamo a scuola", sussurrò contro la sua bocca per poi lasciare la presa. Jean annuì e uscì dalla camera, sperando di non dover incontrare Levi da qualche parte.

Verso sera Eren scese al piano di sotto, dopo aver fatto una lunga doccia e aver indossato ciò che usava per dormire. Sentiva la fame far capolino e Levi non sembrava intenzionato a voler cucinare. Era ancora chiuso nel suo studio.
Entrò nella cucina e accese le luci, pensando a cosa poter mangiare velocemente, senza dover faticare o spendere troppo tempo ai fornelli.
Mentre frugava nel frigo ricordò la pasta che aveva preparato a Levi e il loro primo bacio. Il pensiero gli chiuse lo stomaco, rendendolo abbastanza triste.
Non poteva negare di sentire una forte mancanza mischiata alla malinconia. Baciare Levi era dieci volte meglio, se non di più, di baciare qualsiasi altra persona. Lo faceva sentire come gelatina, pronto a crollare fra le sue braccia per la marea di sensazioni che gli faceva provare. Ma non era solo quello.
Si sentiva attratto da Levi in modo sentimentale. Voleva conoscere ogni aspetto del suo carattere e farsi abbracciare quando iniziava a sentirsi così triste. E il pensiero di non poter più rivederlo peggiorava la situazione.

Riren// That damn student Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora