Confidarsi...

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-cosa succede?- Neville si stacca dall'abbraccio -non siamo amici, però potremmo avere qualcosa in comune-

Finalmente vedo i suoi occhi.
Occhi blu come l'oceano, colmi di sofferenza allo stato puro, gli occhi di chi non trova conforto nel nulla più totale, gli occhi di qualcuno che crede di essere costantemente solo..

*Pov Neville*

Finalmente i suoi occhi incrociano i miei e quel verde accesso sporco di lacrime mi sorprende.

-cosa è successo Charlotte?- le richiedo

Lei sospira ed una due lacrime fanno a gara per raggiungere il mento -è complicato-

-io sono complicato, prometto di capire- ribatto

Non ho mai incontrato nessuno di cosi curiosamente solo, ma allo stesso tempo pieno di persone. È come essere perennemente circondato da persone senza però nessuno che stia veramente vicino...

*Pov Charlotte*

Il suo sguardo penetra la mia pelle.

Sospiro -mia madre è tornata-

Lui spalanca gli occhi -è una cosa brutta, scusa?-

Mi verrebbe da rispondergli male, ma l'unica cosa che faccio è ignorarlo.

-la chiamo mamma per darle un nome, ma per me non è nessuno-

-hai voglia di approfondire ciò? Nel senso: puoi spiegare-

La sua insistenza mi irrita, ma allo stesso tempo mi conforta il poter parlare con qualcuno come me.

-non ce la faccio ora-

Lui annuisce e si alza porgendomi la mano -vieni-

*Pov Neville*

Le porgo una mano.
Aspetto che parli da sola, e lo shock momentaneo non sembra essere d'aiuto.
Alza timidamente lo sguardo ed afferra solidamente la mia mano.
-corri- le dico cominciando a velocizzare il passo

-dove...- la sento sussurrare

La corsa termina ed esausti ci fermiamo.

-cos'è questo posto?- mi domanda alzando gli occhi verso di me, che nel frattempo ho le mani appoggiate alle ginocchia

-questo è il mio posto- rispondo allargando le braccia ed indicando il cielo

*Pov Charlotte*

Tra tutto ciò che poteva succedere, questo era sicuramente improbabile.
Rimango stupita ed allo stesso tempo estasiata dal panorama visibile da questa collina.

-non mi vuoi buttare giù, vero?- mi volto dalla sua parte

-si- risponde

La mia espressione cambia totalmente, o almeno cosi credo, a sentire la sua risata -si chiama ironia, Charlotte-

Faccio una risatina isterica per poi ammutolirmi.

-guarda- si siede sull'erba indicandomi un punto impreciso -siediti non ti mangio-

Mi avvicino a lui e mi siedo.

-sai, sull'autostrada mi fa sempre venire in mente brutto ricordi- si confida ed io rimango un attimo perplessa -tu non sai la mia storia giusto?-

Faccio cenno di no con la testa.

-bene- comincia a parlare senza distogliere lo sguardo dalle macchine che passano sull'autostrada -avevo un fratello di due anni più grande di nome Alan, una sorella di due anni di nome Elizabeth e anche una cane: Beethoven-
-si, lo so che è strano, ma mia madre era una pianista- sorride
-comunque, un giorno, dovevamo partire per andare in Europa, e tutti eravamo felici. Mio padre continuava a parlare durante il viaggio, e ciò mi aveva fatto addormentare. Dovrei ringraziarlo per avermi fatto addormentare- sorride, ma i suoi occhi luccicano
-non ho visto la mia famiglia morire perché dormivo. Al mio risveglio ricordo soltanto di aver avuto accanto un corpo senza testa di mio fratello e quello di mia sorella tragitto da un qualcosa, ma non ricordo molto. I poliziotti dicevano che un camion ci era venuto sopra ed io sono sopravvissuto data la mia posizione, o una roba del genere. Però io mi sono rotto il collo ed entrambe le gambe- finisce

Prova a scherzarci ma si capisce che dietro l'autoironia si cela la più profonda delle tristezze.

Gli tocco la spalla.

-te la sento di parlare adesso?- mi chiede ma io Scuoto la testa

-va bene, vieni dai- risponde alzandosi di scatto

Le corse non sono finite.

-la smetti di correre- provo ad urlargli dietro ma il fiatone parla per me

Non mi ascolta.

Dopo un po' si ferma aspettandomi.

-sediamoci un po' qui prima di tornare a casa- si stravacca su una panchina

Io non voglio tornare a casa.

"Cosa dirai: ciao mamma sono tornata a casa, scusa per il ritardo, ma sono sicura in lacrime dopo averti vista"

-guarda che anche io ho un divano a casa- dice sarcastico -domani mattina se vuoi penseremo al resto-

Lo abbraccio spontaneamente.

-grazie- dico

Non come mai, ma credo di essere riuscita ad avere un amico.

Non mi sono mai confidata con nessuno, e trovare una persona come me pronta ad ascoltarmi.
Mi sento in colpa: lui cosi scontroso, che si apre soltanto per farmi sentire meglio, ed io che lo ascolto pensando che forse qualcuno messo peggio di me esiste veramente.

Confidarsi...

È veramente così difficile?

Can You Look Into My Eyes?  [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora