i suoi pensieri

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-a cosa lo devo- il calore della sua voce riscalda la parte del mio braccio che gli cinge il collo

-ho avuto delle buone notizie da parte di una mia vecchia amica- rispondo

-facciamo progressi- esclama stupito -dodici parole sono tante, eh-

Rido -Neville, ora cosa si fa?- il mio entusiasmo si sgretola come un pezzo di pane -dovrò pur tornarci a casa-

Lui riflette un secondo -ora-

-cosa?- chiedo

-andiamo ora a casa di Kathrine. Ti ci porto io. Entri, parli con lei, prendi una borsata di vestiti o altre cose mentre io ti aspetto fuori. Poi vedremo-

-non è che sono una bandita ricercata in tutto il Paese. Prima o poi sarebbe dovuto succedere-

Sbuffa -tu non ti preoccupare-

Sorrido -grazie- lo abbraccio nuovamente

Lui mi osserva per poi uscire dalla stanza, spezzando cosi l'attimo di imbarazzo.

Poi il mio sguardo cade su un paio di leggins e dell'intimo probabilmente lasciati da Erica durante la notte, ed una felpona di Neville.
Finito di lavarmi, mi vesto, tenendo per ultima la felpa che mi copre parte delle cosce e le mani, il che mi fa piacere.

Non avevo mai fatto caso al profumo di Neville.

"Magari perché non passi le giornate ad annusare la gente"

Prendo una borsa da palestra dall'armadio e mi chiudo la porta alle spalle.

Percorro le scale arrivando quasi alla fine, appoggiando le mani al muro scostando i capelli dal viso per provare ad ascoltare.

-penso che sia troppo- dice lei

-secondo me è la cosa giusta da fare- ribatte lui -pensaci: entrambi abbiamo bisogno di uno stacco-

Si sente un suo sospiro -cerca di capirmi Neville. Non credo sia un'ottima idea perdere così tanti giorni scolastici, per quel che ne so, non andavi tanto bene nella vecchia scuola-

Mi immagino lui scrollare le spalle -faccio come voglio Erica: sono sempre cresciuto in solitudine ed ora a sedici anni non credo di aver bisogno di qualcuno che mi dica costantemente cosa devo e non devo fare-

La sento sussultare -fa come ti pare, ora va' dalla tua protetta che sta sul terzo gradino delle scale-

Si volta di scatto guardandomi -dai Charlotte, andiamo-

Annuisco tenendo lo sguardo fisso al pavimento.

-ciao Charlotte, salutami Kathrine- mi raccomanda Erica

Faccio un cenno col capo per poi seguire Neville nel garage.

-che fai, non sali?- mi chiede notando la mia esitazione nel vederlo salire su una macchina grande quando bella

-ehm, è che non sapevo che tu.. beh, sapessi guidare- stuzzico le pellicine attorno alle unghie

-è tanto strano?- esclama quasi stupito -insomma, ho sedici, quasi diciassette anni, ed è una cosa normale-

Alzo le spalle per poi aprire la portiera e sedermi sul sedile in eco-pelle beige.

Inserisce le chiavi e mette in moto verso "casa mia".

*Pov Neville*

"che bravo che sei" una mano delicata sfiora un visetto che per risposta si esprime con un sorriso

"bene Neville, ora puoi andare nella sala d'attesa con John e Clarissa"

Delle gambette che toccano a malapena il suolo, escono dalla stanza correndo. Al loro posto ci sono degli adulti che ascoltano attentamente le parole della psicologa.

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"Neville, ci conosciamo da tanto ormai, quindi perchè tutta questa scena muta con me?" la mano delicata ora tiene decisa una cartellina, ed il sorriso ha lasciato posto ad un paio di labbra rigorosamente serrate in una smorfia

"cosa dovrei dirti Annah? Lo sai ciò che devi sapere: la mia vita fa schifo io faccio schifo e blah blah blah"

"spero che la prossima volta le tue corde vocali possano vibrare un po' di più"

"sì, ciao Annah"

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"...detto ciò, mamma, voglio che tu sappia che ti ho sempre voluto bene" una ragazza si appoggia alla bara della madre con il viso segnato dalle lacrime

Il padre la scosta delicatamente dal sepolcro.

"tu giovanotto, avresti voglia di parlare" il prete fa cenno ad un ragazzo in prima fila che si avvicina con un passo lento ma deciso

Schiarendosi la voce prova a dire qualsiasi cosa gli possa passare nella mente "Annah, tu sei stata la mia psicologa da quando ne ho memoria. L'unica apparentemente capace di tirarmi fuori ricordi malvagi, trasformandoli in semplici ricordi brutti. Hai sempre trovato il bello in me, quando nemmeno io ne ero capace, mostrandomi che tutti siamo bellissimi se solo troviamo il tempo per capirlo"

Si gira verso ciò che gli sta causando la perdita delle sole lacrime che gli scivoleranno addosso in tutta la sua adolescenza "sono un ingrato ed ora che il tumore ti ha portata via, capisco tutto. Il mio dolore non potrà mai nemmeno sfiorare quello di tua figlia, di tuo marito o di tua madre, ma sappi che il pensiero che dentro quella bara ci sia soltanto il tuo corpo in decomposizione mi rattrista. Ora voglio che tu salga in cielo e saluti la mia famiglia: anche loro vedranno il tuo animo speciale. Riposa In Pace"

Il cenno del capo del marito della defunta lo fa sentire meglio

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"Non voglio più soffrire per nessuno, ma solo per me stesso" sono le parole incise in modo pesante su un quadernino

"Tutti fanno schifo, io sono l'unico di cui mi devo importare"

*Pov Charlotte*

Guida in modo silenzioso.

-Neville, grazie- gli dico

Sobbalza per poi rispondere -non devi ringraziarmi, smettila-

Annuisco lasciandolo ai suoi pensieri.

Can You Look Into My Eyes?  [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora