ti odio mamma

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"No!" Grida una ragazza

"Ma perché no?" Ribatte un'altra "sarebbe la nostra via d'uscita dalla miseria e.."

"Io non lo amo e non lo amerò mai" continua la prima "perché non mi lasci costruire il mio futuro da sola? Con lei/lui potrei essere felice" dice indicando la propria pancia

"Questo" un dito segnato dalla vecchiaia indica la pancia "Ti lascerà nella povertà. Io sono tua madre, e decido per te. E lui non lo vedrai più"

"Per favore mamma, ti supplico" la figlia si inginocchia "non voglio sposare quell'uomo, ti prego. Preferirei morire"

In tutta risposta la madre le tira uno schiaffo in pieno volto "non ti lascerei mai morire, sono la tua mamma"

Le loro mani si toccano e, dopo essersi alzata, la figlia abbraccia la madre "ti prego"

Una lacrima le attraversa il volto "lasciami andare via piuttosto: mi bastano pochi soldi"

La signora scuote la testa tornando seria.

"Ti odio mamma" esclama la figlia in lacrime raggiungendo la propria stanza

La donna scuote il capo delusa "potresti anche essere riconoscente per tutto ciò che ho fatto per te" le urla dietro

*Pov Neville*

-mi piace questa canzone- canticchia Charlotte sul sedile accanto al mio

-anche a me- le rispondo -però penso che sia un po' commerciale..-

Si volta di fatto verso di me -non dire altro- la sua faccia diventa seria -questo ragazzo mi ha aiutata molto ed è una persona meravigliosa-

Rido -perché, lo conosci?-

-no, però lo immagino così. Mi sono sempre trovata bene nei suoi testi. Diciamo che mi si addicevano quando ero triste- confessa -i primi tempi, di quando sono stata affidata per la prima volta, mi bastava sentire un suo acuto e tutte le mie preoccupazioni passavano-

-per me è lo stesso tutt'ora con lei- afferro la cassetta vicino al mio sedile inserendola nello stereo

-vecchio stile, eh?- mi prende in giro

-eh si- schiaccio il tasto di avvio

Mentre la musica comincia a diffondersi nella macchina, ripenso alle cassette...

"..e questa è la musica che ascoltavo io da ragazza" delle dita giovani e aggrazziate da uno smalto color rosa pastello, avvolgono una cassetta consumata dal tempo "ascoltate" richiama l'attenzione dei propri figli

La melodia parte e la ragazza comincia a muoversi seguita dalle risate dei bambini.

Appena la musica termina, riprende fiato "ve ne lascerò una ciascuno, cosi da grandi voi direte ai vostri figli <questo è quello che ascoltava la nonna da ragazza>"

-bella, mi è piaciuta- dice Charlotte

Annuisco.

-senti, ma dove andremo esattamente?- si gratta il naso -non te l'ho ancora chiesto, scusa?-

-Perché ti scusi sempre?- le chiedo a mia volta

Alza le spalle -penso che scusarsi renda felici gli altri- continua -mi sembra che le persone diventino più felici sentendo delle scuse-

Annuisco -pensavo di farti una sorpresa: lo scoprirai a tempo debito-

Sorride -va bene-

Il viaggio in macchina continua, e il suo viso è passato in poco tempo dalle lacrime a delle risate coinvolgenti.
Il sorriso è qualcosa di personale.

Non ci sarà mai nessuno che sorride come me.

Non ci sarà mai nessuno che sorride come lei.

Nessuno cosi felice con cosi poco.

Nessuno che rimarrà mai estasiata dalla sola melodia di una canzone per adolescenti.

Nessuno che con le spalle colme di angoscia dal passato, riuscirà a mettere i problemi altrui al primo posto.

*Pov Rose*

-ci dispiace ma la sua carta di credito non è valida- la commessa del negozio di scarpe mi ripassa la carta di credito

-davvero?- sussulto dall'altra parte della cassa -io... io pensavo che... mi scusi, ora me ne vado-

Lo sguardo della commessa cade sulla mia maglietta di sottomarca bucata sul lato. Istintivamente mi copro quella parte.

-arrivederci- dico uscendo con la coda fra le gambe

Pensavo che un nuovo paio di scarpe potesse far piacere a Charlotte.

Tutti quei vestiti, telefoni, giocattoli, trucchi che le ho mandato nel corso degli anni, senza dirle nulla per paura che li buttasse.
E ora, la mia bambina non potrà avere le scarpe, che a detta di Jennifer, voleva tanto.

L'altra notte è stata forse fra le più difficili della mia vita.

Vederla correre alla mia vista, deve aver distrutto qualcosa dentro di me, come se delle forbici avessero tagliato il filo dei miei sentimenti.

Così bella, con quei capelli ricci che le ricadono sulle spalle, il mio stesso fisico da adolescente, non troppo grasso ma senza addominali sicuramente, e gli occhi verdi.

Gli occhi verdi di suo padre.

Quegli occhi che avevo incrociato per la prima volta durante una lezione di francese al liceo.
Forse erano stati quelli, o il caffè che mi aveva offerto alla fine dell'ora, ma fatto sta che un anno dopo Charlotte era pronta a farmi compagnia.

Quanto la amavano.

Quei calcetti che mi facevano sobbalzare e che ci regalavano delle risate.

Le passeggiate sulla spiaggia mentre mangiavamo lo yogurt di "Yuppy Yappy" a parlare del nostro futuro, a discutere e talvolta litigare del colore della stanza del bambino.

Avevo già scelto, a prescindere dall'arrivo di un bambino, di mollare la scuola per andare a lavorare in qualche libreria importante, anche solo a rimettere i libri in ordine, perché era la mia passione.

Ricordo un anno, per il compleanno di Charlotte, di averle regalato il mio libro preferito d'infanzia, dove in prima pagina le dicevo di non abbandonare i propri sogni e di inseguire le sue passioni.

Una settimana dopo era tornato indietro, con una riga sulla mia dedica ed una frase incisa: "lo sai qual è la mia passione? Non che non lo sai. Smettila di mandarmi dediche. Smettila di provare a giustificarti o di provare a fare una cosa che non ti riuscirà mai: la mamma."
Ti odio mamma.
Mi hai rovinato la vita.
Lasciami in pace, per favore."

La chiave gira dentro la serratura rivelandomi il triste e grigio salotto.

Appendo la giacca allo schienale della poltrona, e lasciandomi cadere su quest'ultima.

"Ti odio mamma"

"Mi hai rovinato la vita"

"Ti odio mamma"




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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 08, 2020 ⏰

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