19 - Due gennaio

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HO FATTO UNA MODIFICA ALLA FINE DELL'ULTIMO CAPITOLO, QUINDI ANDATELO A RIVEDERE.

Milano, 2 gennaio
Tish pov's
Mi sveglio di colpo, ma questa volta non fatico ad aprire gli occhi. Accendo lo schermo del cellulare: 03:40. Ho le contrazioni più forti del solito, per questo motivo sveglio Alberto.
-A...amore...
-Mh, amore che ore sono?
-Sono le quattro meno venti. Amore...ho le contrazioni...
-Oddio! Io non ero pronto!
-Tu stai tranquillo. Mi vai a prendere la borsa, per favore? Sicuramente momenti mi si romperanno le acque...
-Corro!
Ari, ma che combini? Potevi stare comoda altri cinque giorni!
Intanto telefono a mia madre, ormai quasi in preda al panico (devo partorire, cazzarola!). Mi rassicura dicendo che lei e mio padre ci raggiungeranno in ospedale tra qualche ora "tanto di notte si viaggia meglio". Le contrazioni si fanno sempre più forti e stanno diventando dolorose. Devo essere sincera: ho paura. Ho paura che succeda qualcosa ad Arianna, ma anche del parto in generale.
Mentre io cammino a fatica, saliamo in macchina.
-Amore stai tranquilla, siamo arrivati. Starò con te per tutto il  tempo possibile, non ti preoccupare.
-Tranquillo, non morire di sete per subirti le mie urla.- Dico accennando un sorriso.
Finalmente mi fanno entrare in una sala visite.
-Non è ancora abbastanza dilatata. Ora la portiamo in un'altra stanza dove le faremo un controllo ogni tot di tempo.
Mi sdraio sul lettino di questa stanza dalle pareti sbiadite cercando di stare il più tranquilla possibile.
Due ore ore dopo arrivano i miei genitori che accolgo con un sorriso e un abbraccio, nonostante abbia voglia di piangere.
Passano diverse ore e dai controlli sembra che il fatidico momento si avvicini sempre di più.
Sono le 5:00 ed è appena arrivata Ramona, che fortunatamente si trova a Milano questo weekend insieme al suo fidanzato.
All'improvviso sento un dolore fortissimo nel basso ventre e capisco che mi si sono rotte le acque. Alberto corre a chiamare le ostetriche che dovrebbero seguirmi nelle prossime ore, mentre io cerco di mantenere la calma (impossibile, ma ci si prova).
Mi stendo su un lettino e mi portano in sala parto, mentre le nostre mani si stringono, quasi a fondersi.
-Mamma entraa...-così cerco di invitare mia madre ad entrare in sala.
I dolori sono sempre più forti e le contrazioni ancora di più. Vorrei sbrigarmi per porre fine a tutta 'sto inferno, ma prima devo calmarmi. Ormai il mio vocabolario è costituito solo da frasi come "cazzo che male", urla e sospiri vari. La mano di Alberto e quella di mia madre si alternano nella mia e mi sento un po' più sicura.
Spingo in continuazione ma mi sembra di essere sempre allo stesso punto. Per soffrire meno ed essere più motivata, penso a quanto sarà bello abbracciare finalmente mia figlia tra qualche ora, e penso che tutto questo dipende solo da me.

*cinque ore dopo*
Mi dicono che manca poco e spero sia davvero così, perché non ce la faccio più. Non sono mai rimasta sola in queste ore, ma non ce la faccio davvero più.
-Forza, mancano poche spinte ormai.
Stringo la mano di Alberto più che mai. Una spinta, poi un'altra, un'altra e un'altra ancora.

Fidati ancora di me - TishertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora