Capitolo 7

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Mi svegliai fra le sue braccia, i nostri corpi appiccicati dal sudore. Mi voltai verso di lui e dormiva ancora come un bambino.
Lo guardai per qualche istante, poi, forse perché si sentiva osservato, aprì gli occhi e mi sorrise.
Lo accarezzai , e mi tirai su, poggiando la mia schiena contro il cuscino.
<<Dai Kate, resta un altro po'>> disse stringendomi i fianchi.
Mi girai verso di lui, mi fermai a pochi centimetri dalla sua faccia.
<<Castle, abbiamo un caso. E tra l'altro sono anche il capitano. Che esempio darei?>> sorrisi e lo bacia prima di alzarmi dal letto.
Mi guardai allo specchio, avevo i capelli scompigliati. Cercai di rimetterli in ordine con le mani ma invano. Mi lavai e mi diressi verso l'armadio, indecisa su quali vestiti indossare per andare a lavoro.
Il caldo mi innervosiva e l'umidità di quei giorni non mi rendeva in grado di prendere una decisione adeguata alla temperatura. Fortunatamente al distretto c'era l'aria condizionata, che almeno per qualche istante avrebbe alleviato il mio tormento.
Castle mi aveva preparato una tazza di caffè, la bevvi velocemente, cercando di non scottarmi.
Lui non era ancora pronto, indossava una vestaglia azzurra e si districava tra i fornelli e le stoviglie, cercando di preparare pancake che sicuramente sarebbero stati migliori di qualsiasi tipo di colazione preparata da Martha.
<<Mi raggiungi al distretto?>>
<<Sì, ci vediamo lì fra poco>>
Mi avvicinai e lo baciai sulle labbra, prima di aprire la porta per uscire.
Come aprì la porta mi mancò l'aria, ero passata dai 20 gradi dell'aria condizionata ai 40 dei pianerottolo.
Feci un respiro e ricominciai a camminare.
<<Buongiorno ragazzi!>> sentì dire con voce alta alle mie spalle. Castle arrivò circa 45 minuti dal mio arrivo al distretto. Mi destreggiavo già tra cartelle di vecchi casi, foto e burocrazia.
Esposito si avvicinò a me indicandomi un sospettato, gli feci cenno con la testa.
<<Castle, vuoi venire con me?>>
<<Certo.>> rispose lui, che a passo svelto mi seguì.
Entrammo nella piccola stanza degli interrogatori. In quelle stanze situate a nord dell'edificio non arrivavano i condotti di ventilazione e di conseguenza neanche l'aria condizionata.
Il sospettato, fidanzato di Katia, era in quella stanza da appena 10 minuti e già la sua fronte grondava di sudore.
<<Perché sono qui?>>
<<Un collega della sua fidanzata è stato ucciso. A quanto pare la corteggiava, lei ne era al corrente?>>
Gli mostrai la foto del defunto, lui la guardò per qualche istante e scosse la testa.
<<Non so chi sia quest'uomo. Non l'ho mai visto.>>
<<Mi sembra molto strano dato che questa telecamera e alcuni testimoni vi hanno visto davanti ad un ristorante proprio due giorni prima che fosse ucciso.>> sentenziò Castle appoggiato allo schienale della sedia.
<<Ok, lo conoscevo. Avevo letto sul cellulare di Katia dei suoi messaggi. Le scriveva ogni mattina, ero geloso. Quando quel giorno il telefono ha squillato ho risposto e gli ho chiesto di incontrarci.>>
Fece un respiro e rialzò lo sguardo.
<<L'ho solo spaventato un po', niente di più.
Non le ha mandato più messaggi tranne due giorni fa, non erano messaggi di amore o qualcosa del genere. Le aveva chiesto aiuto.>>

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