Capitolo 30

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Stephen's Pov

Il mattino successivo, mi svegliai appena sorse l'alba. Non dormii molto quella notte a causa dei mille pensieri che mi tormentarono

Camelia aveva passato una nottataccia, piena di incubi. Cercai di starle vicino ma dopo ogni incubo si rifugiava in sé stessa cercando di tenermi fuori dalla sua mente

Mentirei se dicessi che non mi avesse ferito. Ma conoscevo Camelia, se lo faceva era solo per proteggersi e, inevitabilmente, proteggere gli altri dalle brutte cose che le sono successe

Mi girai a guardarla, i suoi lineamenti erano imbronciati, le sue mani erano strette a pugno e il suo respiro, nonostante non fosse veloce, faceva capire che non stesse sognando nulla di piacevole

Avevo il desiderio di svegliarla per farle smettere di rivivere i suoi demoni, ma allo stesso tempo non volevo disturbarla. Alla fine, titubante, scelsi la prima opzione

Iniziai a scuoterla gentilmente, cercando di non spaventarla

"Piccola" dissi in un sussurro. Il suo respiro pian pian iniziò ad acquietarsi e le sue palpebre ad aprirsi

I suoi occhi erano di verde spento, succedeva sempre dopo un incubo, i palmi delle sue mani si rilassarono come la sua fronte

"Piccola" ripetei con voce gentile, prima di lasciarle un delicato bacio sul naso

Lei mi guardò, aveva uno sguardo strano ma non era difficile notare il dolore, il dolore di ricordare

Mi avvicinai e con delicatezza, iniziai ad accarezzarle i capelli. Lei mise il viso sul mio petto nudo e la sua mano destra sul mio stomaco. Non pianse, non si mosse, semplicemente guardò il vuoto. Consapevole che anche se si fosse alzata, non se ne sarebbe andato il peso che ricadeva da anni sulle sue spalle

"Ti preparo la colazione Camelia, scendi di sotto quando te la senti" dissi per poi muovermi per scendere. Sperai invano che lei mi trattenesse, ma oggi aveva l'umore nero e mi decisi a farlelo passare

Scesi di sotto, chiudendo gentilmente la porta alle mie spalle. Iniziai a prepararle la colazione nonostante l'ora ci suggerisse di continuare a dormire.

Mentre stavo finendo di cucinare le uova, la vidi scendere in silenzio dalle scale, aveva lo sguardo basso e assente. In questi casi non sapevo mai cosa dire, ieri ci eravamo addormentati tranquillamente, mentre io continuando a darle dei leggeri baci sul viso, le dicevo che l'amavo. Ma ora, ora volevo che il mio amore l'avvolgesse e che la togliesse da quella nube scura che era scesa su di lei

Si avvicinò timidamente. La mia maglia le copriva quasi fino a metà coscia, i lunghi capelli ricci le coprivano quasi metà volto e le sue mani erano lasciate pigramente sul ventre mentre si sedeva sullo sgabello

Non potei negare di vederla comunque meravigliosa, comunque bellissima, comunque lei.

Le allungai la colazione con un piccolo sorriso, lei non ricambiò ma accettò ugualmente la colazione.

Un silenzio scomodo aleggiava tra noi, mentre lei cercava di mangiare qualcosa ed io la guardavo sperando di vedere il suo sguardo che si posasse su di me.

Finimmo di mangiare, mi allontanai qualche minuto per dar da mangiare al mio cane. Anche lui aveva capito che Camelia non era dell'umore giusto, perché il suo viso era appoggiato sui suoi piedi mentre la guardava attento. Lei però neanche lo notò, oggi aveva realmente troppi pensieri per la testa, non aveva mai ignorato Attila

Appena ebbe finito, si trascinò al piano di sopra e sentii la porta del bagno chiudersi

Non sapevo proprio cosa fare e un'idea mi balenò in mente, era pericolosa, avrei potuto avere un gran vaffanculo, ma almeno sapevo che lei avrebbe sorriso

Disorder-Stephen James Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora