Capitolo 7

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"Dormigliona." Quando apro gli occhi mi ritrovo una Chiara tutta pimpante, già vestita che mi guarda dall'alto del letto.

"Ma che ore sono?" Chiedo stroppiciandomi gli occhi.

"Sono l'una e un quarto, dovresti alzarti." All'udire le sue parole scatto subito seduta sul letto.

"Oh mio dio, all'una doveva tornare Fabio." E non ho neanche il tempo di finire la mia frase che sento la porta di casa aprirsi.

"Sono tornato." Urla lui ed io mi alzo in fretta dal letto, in seguito ci dirigiamo entrambe nel salotto.

"È meglio che io vada, ho un impegno con Gionata." Annuncia la mia amica, poi raccoglie le sue cose e va via, non prima di avermi abbracciata e fatto un cenno di saluto a Fabio, quest'ultimo posa la grande valigia accanto al divano. È silenzioso mentre io mi muovo nervosamente sui piedi, rendendomi conto solo ora che indosso solo delle calze nere e il maglione di ieri sera, improvvisamente sono ancora più agitata.

"Dove sei stata?" Tuona lui, è ancora di spalle mentre armeggia con la sicura sulla sua valigia.

"Io e Chiara abbiamo cenato da Mario." Invento sul momento, non ho neanche il tempo di pensare cos'altro aggiungere alla mia scusa, perché una mano si scontra violentemene con il mio viso, porto d'istinto la mia mano sulla guancia dolorante.

"Credi che io sia stupido?" Questa volta mi guarda ed è infuriato, non riesco a sostenere il suo sguardo, perciò abbasso il mio sui piedi. "Quante volte devo dirti che non devi uscire di sera per locali?" Un altro schiaffo, incasso il colpo silenziosa, mentre ho gli occhi colmi di lacrime, sto per cedere, di nuovo.

"Io non..."

"Sta zitta." Mi interrompe urlando. "Non prendermi per stupido Alice." Punta un dito contro di me. "Sei solo una bambina." Mi spintona e inciampo sui miei piedi, ma riesco a tenere l'equilibrio.

"Smettila." Piagnucolo, con ormai le lacrime che bagnano il mio volto.

"Io so tutto di te, anche quando non ci sono." Si avvicina pericolosamente mentre io indietreggio, fino a scontrare la mia schiena con la parete. "Con chi cazzo hai ballato al Night?" Ringia con il suo viso a pochi centimetri dal mio.

"Nessuno." Balbetto mentendo, e prego dio che nessuno mi abbia vista baciare Luca. Sento improvvisamente la cure dolorante, quando Fabio afferra i miei capelli con forza per poi scaraventarmi atterra. Sento un dolore al braccio destro, sul quale ho avuto maggiore impatto nella caduta e gemo dolorante, ma non gli importa, è infuriato ed io non riesco a far nulla per difendermi.

"È questo il tuo ringraziamento per me?." Ringhia ancora guardandomi dall'alto. "È così che mi ringrazi per averti tolta dalla merda?" Urla, poi calcia le mie gambe ed io mi ritrovo a strisciare sul pavimento per raggiungere la prima stanza che trovo e chiudermi dentro, vedo la porta del bagno e striscio verso di essa, ma una mano afferra il mio maglione, trattenendomi.

"Sei solo una stronza." Sputa sul mio viso mentre è piegato sulle ginocchia, poi lo vedo alzarsi per colpirmi ancora, ma il suo telefono suona nella tasca posteriore del suo jeans ed io ne approfitto per la distrazione e scappo in camera da letto chiudendo la porta a chiave.

Prendo lunghi respiri cercando di calmarmi, mentre il mio viso continua a bagnarsi per le lacrime, porto una mano  al cuore che batte a ritmi incontrollati, poi chiudo gli occhi poggiando la testa alla porta e pian piano il mio respiro, così come il battito del mio cuore si regolarizzano. Cammino verso lo specchio e quando vedo la mia immagine riflessa faccio una smorfia, sono orribile con il trucco di ieri colato, i capelli scompigliati, le guance arrossate e violacee e le labbra gonfie.

Sobbalzo quando sento vari pugni alla porta.

"Non voglio ripeterlo ancora apri questa cazzo di porta." Lo sento ancora urlare, non voglio più prenderle, sono stanca, di lui e di questa vita di merda.

"Apri stronza o butto giù la porta." La paura mi attanaglia lo stomaco, così faccio la prima cosa che mi passa per la testa, infilo le scarp, prendo il telefono dal comodino e ed apro la portafinestra scendendo in fretta le scale di emergenza, mi ritrovo nel vicoletto dietro il nostro appartamento e corro senza mai voltarmi indietro.

Quando raggiungo un punto abbastanza lontano, entro in un parchetto, dove ci sono vari bambini che giocano mentre le loro mamme chiacchierano ad una panchina nei dintorni. Quando mi vedono mi guardano preoccupate, sembrerò una di quelle prostitute drogate in questo momento, ma ora come ora il loro giudizio è l'ultimo dei miei pensieri. Mi siedo su una panchina, mentre mille pensieri mi vagano in testa.

Forse dovrei chiedere aiuto, lasciare Fabio, trovarmi un lavoro e vivere da sola, ma sicuramente lui verrebbe a cercarmi solo per il gusto di rendermi la vita impossibile. Potrei denunciarlo, penso in seguito, ma avrei altre cento minacce addosso dai suoi fan, non mi crederebbero mai.

Sospiro pesantemente, mentre ammiro il cielo illuminato dai raggi del sole e mi ritrovo a pensare ai miei genitori, a mio padre e a quanto sarebbe deluso da me, ma come dargli torto, sono una fallita in tutto e per tutto.

Il telefono che vibra mi distoglie dai miei pensieri, quando leggo il nome di Fabio sullo schermo, la paura si fa risentire. Lascio vibrare il telefono fin quando riaggancia, poi senza pensarci due volte digito il numero dell'unica persona che ora può aiutarmi.

Capitolo un po' violento, spero che siate riuscite a leggerlo.

Ricordate che un uomo che picchia una donna, non è affatto un uomo, se qualcuna di voi si trova o si troverà in questa situazione, allontanate questo tipo di persona all'istante e chiedete aiuto.

Forse in serata riesco a pubblicare l'ottavo capitolo, fatemi sapere se volete che lo pubblico stesso oggi.

In più fatemi sapere se il capitolo vi é piaciuto.

Inoltre non vi dimenticate di seguirmi su Instagram, dove pubblicherò spoiler, sondaggi e altro ancora, per coinvolgervi di più nella storia e magari conoscerci meglio.

Baci.
Alla prossima.

Ne è valsa la pena|| CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora