Capitolo 6 - Disgelo

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Erano trascorsi due mesi e mezzo dal suo arrivo in Giappone, a novembre. Natale era passato in un soffio anche perché non veniva festeggiato come in America, essendo una festa di scambio regali fra amici, parenti e, soprattutto, fidanzati; una sorta di secondo San Valentino. Rumiko sembrava aver trovato la scarpa per il suo piede dato che faceva coppia fissa con uno strano tipo alquanto eccentrico che si chiamava Taisuke. Era stata contenta per lei, fino al momento in cui aveva scoperto che quell'unione era stata dettata dal non dover passare il Natale da soli.

Non riusciva proprio a capirli, i giapponesi, esempio di contraddizioni che rasentavano l'assurdo. Da un lato vedeva un popolo fiero, determinato, attento al sociale - sebbene spesso quel rispetto fosse solo generato dal non causare ulteriore "lavoro" - dall'altro una massa di pecore che ereditavano mode e idee dagli altri paesi senza alcuna coerenza con il loro comportamento apparentemente inquadrato. Il Natale aveva fatto quella fine: addobbavano le città, i giardini, i parchi, con migliaia di luci, non era una cosa religiosa, bensì meramente commerciale. La vigilia di Natale tutti si affannavano a comprare la Christmas Cake e non era riuscita a credere ai propri occhi quando aveva visto Rumiko inviare delle mail ad altri amici con frasi come "ti auguro una stupenda notte santa" o "che la luce della stella risplenda sulla tua famiglia". Che significato potevano avere quelle frasi per qualcuno che non fosse cristiano era un vero mistero, ma Rumiko ne aveva ricevute decine. Il 26 dicembre venivano smontati tutti gli addobbi e il 25 stesso, comunque, era un normalissimo giorno lavorativo.

Eleanor non aveva avuto neanche il tempo di rendersi conto della festività, che era già trascorsa. Ai suoi primi due allievi se ne erano aggiunti altri cinque, rendendo la sua settimana davvero intensa. Era così concentrata da aver ripensato pochissime volte al tarlo che la rodeva dall'interno. Asami si impegnava davvero tantissimo e Ryutaro continuava a restare un mistero, nonostante la sua dialettica stesse migliorando a vista d'occhio. Più di una volta lo aveva colto in fallo mentre la fissava, lui era arrossito ogni volta e lei aveva attribuito la cosa al suo aspetto esteriore. Probabilmente non aveva incontrato molti stranieri nella sua vita e di sicuro poche donne. Lei doveva apparirgli completamente diversa da sua madre o dalle altre che lo circondavano, quindi la sua curiosità era lecita.

Senza rendersene conto, aveva continuato a correre. Le serviva come valvola di sfogo dalla tensione che le generavano le lezioni e dalle pressioni che le faceva Rumiko. Nonostante l'amica fosse impegnata col lavoro e con il suo nuovo boyfriend, non perdeva occasione per portarla in giro, a cena, a pranzo, a fare shopping. Inizialmente aveva corso seguendo i marciapiede vicino alla villa, poi il primo giorno di gennaio aveva seguito una manifestazione sportiva studentesca scoprendo che un autobus portava direttamente al campo della Seikei, così da quel momento aveva preso l'abitudine di sfruttare quell'impianto per i suoi allenamenti. Chiamarli in quel modo era probabilmente dare uno schiaffo a chi si allenava davvero, ma era felice che la sua resistenza fosse aumentata e, incredibilmente, il suo peso si fosse abbassato drasticamente.

Rumiko si era ben guardata dal fare dei commenti in proposito, ma si limitava ad annuire e a sostenere il suo sguardo di sfida con un sorriso sornione stampato sulla faccia. Tante volte avrebbe voluto rinfacciarle che quel passo non era una vittoria da parte sua, non stava affatto riconquistando se stessa, come le aveva detto anche la psicologa anni prima, semplicemente occupava il tempo in modo da non ricordare.

Nonostante il freddo polare che sembrava aver stretto in una morsa tutto il nord del Giappone, lei si trovava su quella pista al termine di tre lezioni pomeridiane. Il fiato usciva in volute costanti, depositandosi in goccioline dense sulla sciarpa che le proteggeva il collo. Rumiko aveva insistito perché comprasse un abbigliamento adeguato e aveva speso una fortuna, per i suoi canoni, rivestendola da capo a piedi. Quella tuta e ciò che indossava sotto le permettevano di correre in quel freddo senza che le venissero crampi né che congelasse. Aveva imparato ad apprezzare quel materiale e le ottime scarpe solo da poco, perché i primi due mesi erano stati un vero inferno.

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