Capitolo 11 - Risveglio

26 3 4
                                    

La dimora ufficiale della sua famiglia, quella dove viveva suo padre con la nuova moglie, si trovava nel quartiere residenziale Bunkyō, vicino al Giardino Botanico Koishikawa. Lui invece aveva scelto l'attico nel palazzo della sua azienda, nel quartiere di Ueno: il tempo era ottimizzato al massimo.

Anche il suo fratellastro quindicenne viveva con lui dato che frequentava un prestigioso liceo nelle vicinanze. Non lo incontrava quasi mai e raramente cenavano insieme, conducendo due vite completamente separate. Non c'era affetto né amicizia fra loro, li legava solo un genitore e il futuro di quell'azienda.

L'ampio salone era completamente immerso nel buio. Quando, venti anni prima, aveva deciso di trasferirsi lì per poter gestire meglio l'azienda, aveva scelto un arredamento freddo ed essenziale: non servivano fronzoli, in realtà quella casa era l'estensione del suo ufficio presidenziale al piano di sotto. La vetrata circondava tutto l'attico e veniva schermata dalla luce del sole e dagli sguardi indiscreti da un sistema di oscuramento che in quel momento non era attivo e permetteva alla luna di filtrare all'interno coi suoi raggi.

Il cravattino e la giacca giacevano sullo schienale di una delle sedie del tavolo occidentale, forme immobili nell'oscurità, mentre lui, Nakajima Kosaku, l'uomo tutto d'un pezzo che non si piegava di fronte a compromessi, sedeva rigido su una delle poltrone di fronte al divano. Tutta la sua risolutezza cadeva di fronte alla donna che dormiva davanti a lui, ignara del luogo dove fosse stata portata, avvolta da un sonno profondo indotto dallo champagne e dalla stanchezza.

Si era premurato di avvisare Akihiro Yamada che, per fortuna, non aveva fatto alcun commento al riguardo. Gli aveva promesso che l'avrebbe riaccompagnata l'indomani mattina, rassicurandolo che stava bene e che aveva solo bevuto un po' troppo. Era talmente inerme che avrebbe potuto spogliarla personalmente e lei non se ne sarebbe neanche accorta. All'idea un brivido lo percorse da capo a piedi.

Si alzò lentamente e si inginocchiò accanto al divano. La luce argentata si rifletteva sulla sua pelle diafana e l'abito blu non faceva che accentuare quel bagliore luminoso. Era distesa su un fianco e ebbe modo di osservare ogni parte del suo volto, tenendo le mani serrate a pugno sulle ginocchia. Il profilo del naso, le lunghe ciglia che toccavano le guance, la bocca morbida e piena, la scollatura che poco lasciava all'immaginazione e da cui si intravedeva un pizzo nero, i fianchi rotondi che la forma del divano segnava, le lunghe gambe tornite e scoperte, una sovrapposta all'altra.

Teneva un braccio sulla vita, la mano abbandonata sull'addome e l'altro ripiegato sotto la testa. Non era mai stato attratto da una straniera, nonostante ne avesse conosciute molte, ma quella prima volta, al ristorante, in cui aveva guardato dentro i suoi occhi azzurri che si erano spaventati, qualcosa l'aveva innegabilmente legato a lei. Non aveva mai creduto al colpo di fulmine, tutti i suoi compagni di università erano figli di politici o imprenditori, come lui, e ormai si erano tutti sposati con le donne scelte dalle loro famiglie ed avevano generato degli eredi.

Lui aveva preferito di gran lunga dedicarsi al lavoro, senza altre distrazioni, e ora si trovava alla soglia dei cinquant'anni a guardare con bramosia un'americana ubriaca distesa sul suo divano che, probabilmente, non lo considerava neanche un uomo.

Allungò una mano e prese delicatamente fra indice e pollice il lembo della scollatura. Il suo cuore batteva senza freni, per il timore che si svegliasse, per ciò che avrebbe potuto rivelare l'assenza di quel vestito, per ciò che lei gli nascondeva dietro quegli occhi chiusi. Sollevò piano il tessuto morbido e lo scostò mostrando una porzione generosa del reggiseno nero la cui coppa era tesa e piena. Lasciò l'abito come se scottasse e s'irrigidì, vergognandosi del suo atteggiamento adolescenziale che sembrava incapace di dominare. Perché quel desiderio di possederla, quando normalmente trovava le donne già disponibili nel suo letto? Forse perché lei non lo considerava? Era quella la sfida che non accettava di perdere? O ciò che l'aveva attirato come una calamita erano quelle tenebre di paura che aveva scorto nel suo sguardo e che lo inducevano a proteggerla?

Rebirth [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora