Capitolo 17 - Partenza

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Nelle due settimane seguenti, Eleanor si concentrò sulle lezioni e sulla corsa. Nei momenti di pausa leggeva o usciva, qualsiasi cosa pur di non pensare a lui. Era arrivata perfino a chiamare sua sorella e ad avere lunghe conversazioni con lei pur di tenersi occupata, cosa che non era mai accaduta prima. Era un esercizio difficile, perché improvvisamente sembrava che il mondo fosse pieno di Nakajima Kosaku. Era sicura di averlo visto fuori dalla villa, ma era impossibile, non era uomo da andarsene in giro da solo sul marciapiede. Una seconda volta aveva intravisto qualcuno che gli assomigliava sul camminamento del lato esterno della pista di atletica. Anche lì era da solo e non poteva certo essere lui.

Inoltre, nei momenti più impensabili, le tornavano in mente ricordi del tempo trascorso insieme, di come l'avesse sfiorata, del modo che aveva per rivolgersi a lei, della distanza garbata e galante che teneva sempre in sua presenza. Era sicura che in qualche modo avesse intuito il suo stato d'animo nei confronti degli uomini anche se, nonostante la sua arguzia nel capire la gente, nemmeno uno come Nakajima Kosaku avrebbe potuto immaginare la verità.

Quel doversi tenere tutto dentro e non potergli dire perché non poteva ricambiare i suoi sentimenti, l'aveva messa al tappeto nei giorni seguenti la visita alla mostra di Yamaguchi Noboru. Avrebbe voluto sfogarsi con Rumiko, invece l'amica, offesa dalla discussione che avevano avuto, aveva eretto un muro di silenzio e assenza. La fotografa non si era più fatta vedere né sentire, non le aveva scritto messaggi né l'aveva trascinata in locali improbabili o cene a sorpresa. Con sua costernazione si era resa conto che le mancavano le improvvisate di Rumiko.

- Carter sensei? - la voce di Asami la riscosse e si sentì in imbarazzo per essersi distratta.

- Sì, scusami Asami - rispose subito prendendo il foglio che le stava porgendo.

- Ci sarà una partita domenica, vuole venire a vedere la Saikei? - la invitò la studentessa che col nuovo anno scolastico aveva completamente mutato atteggiamento e abbigliamento, come un bruco che fosse diventato farfalla.

Eleanor sollevò lo sguardo dall'esercizio, perfettamente svolto, e annuì con gioia. Un altro impegno poteva solo farle bene.

- Verrò con piacere - le assicurò con un sorriso dolce. Asami emise un gridolino entusiasta e batté una volta le mani insieme.

La lezione si concluse serenamente e quando la accompagnò alla porta e l'aprì per farla uscire, si trovò davanti Rumiko con il pugno alzato, pronta a bussare. Asami salutò entrambe in fretta, ma educatamente, e schizzò fuori verso il cancello di uscita.

- Ciao, Rumiko - l'accolse Eleanor sorridendo, stupita per quell'apparizione, come se i suoi pensieri di poco prima fossero stati esauditi.

- Ciao, Ele-san - la fotografa fece un inchino sentito ed entrò.

Eleanor non riuscì a salire lo scalino che portava ai tatami con cui era rivestito il pavimento della casa, che sentì le braccia di Rumiko cingerle strettamente la vita e il suo corpo esile aderire alle sue spalle.

- Rumi... - sussurrò l'americana commossa restando immobile.

- Mi dispiace, Ele-san! - singhiozzò l'amica - Non volevo risponderti in quel modo! - si scusò appoggiando la testa fra le sue scapole.

- Non devi preoccuparti, non è successo niente - la rassicurò Eleanor girandosi e abbracciandola stretta. Singhiozzava incessantemente e in quel momento la fotografa rampante aveva lasciato il posto alla ragazzina insicura.

- Mi dispiace! - ripeté piangendo - Come ho potuto dirti delle cose così orribili? - confessò tenendo il volto nascosto, schiacciato sul suo petto. Eleanor le accarezzò i capelli lunghi e lisci sperando di calmarla.

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