Capitolo 7 - Cena in famiglia

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Per molti giorni le era stato impossibile dimenticare ciò che era avvenuto con Rumiko. Anche l'amica doveva esserne rimasta colpita, perché non l'aveva sentita né vista per un po'. Ciò che più di ogni altra cosa l'aveva turbata era il risveglio del suo corpo. Quando era stata brutalmente violentata si era in parte sentita responsabile di quanto era avvenuto. Forse il suo abito era troppo provocante, magari il trucco, i tacchi alti, i capelli acconciati e lunghi che risplendevano come oro al sole. Sebbene il lavoro della psicologa si fosse incentrato proprio sul fatto che fosse lei la vittima e non esistessero scusanti ad un comportamento simile, quel senso di colpa non l'aveva mai abbandonata.

Era convinta di non meritare neppure l'effimera e breve felicità di un orgasmo, tanto da dimenticare completamente quella parte della sua vita. In fondo a che serviva provare piacere se non potevi condividerlo con qualcuno? Rumiko sembrava non farsi quei problemi: apparentemente traeva soddisfazione da entrambi i sessi, indistintamente. Lo faceva in modo naturale, l'aveva capito mentre erano nell'onsen, non c'era niente di artefatto o forzato: lei era così, punto e basta.

Il suo tocco non l'aveva spaventata, non come quello del passato che rendeva le sue notti insonni, però aveva smosso qualcosa. Forse era accaduto perché Rumiko era una donna ed era sicura di non avere niente da temere o forse perché il tempo stava davvero agendo come lenitivo di quel dolore lacerante e profondo. Non c'erano stati altri episodi e non ne sentiva la mancanza, ma sperava che quell'incontro fortuito non avesse in qualche modo danneggiato il loro legame d'amicizia.

Le lezioni erano continuate con l'inverno che cedeva obbligatoriamente il passo alla primavera. Nonostante i suoi propositi, non era riuscita ad annullare le lezioni prenotate da Takahashi Ryutaro: era solo un ragazzo, probabilmente preda dei suoi ormoni, che ben presto sarebbero stati attratti da altri lidi. Non lo riteneva un pericolo né temeva potesse farle del male. L'unica accortezza che aveva avuto era stata quella di mantenere le distanze e non offrirgli alcuna scusa per instaurare un contatto, evitando anche i tentativi che venivano da lui.

Capire cosa gli passasse per la testa era praticamente impossibile. Ryutaro era ermetico come un bunker e le uniche espressioni che poteva provare a interpretare erano legate ai suoi occhi e alla fronte che si corrugava in maniera diversa a seconda di cosa lo infastidisse. Avevano proseguito con le loro chiacchierate ed in effetti la sua dialettica era enormemente migliorata. L'anno accademico, a differenza degli Stati Uniti, iniziava ad aprile e finiva a marzo, sebbene in alcuni istituti potesse iniziare ad ottobre, ed erano previsti tre periodi di vacanza: ad agosto, a dicembre e a marzo.

Proprio in quel momento, ogni cosa sembrava risvegliarsi, anche nei colori degli abiti che si vedevano in giro. Gli studenti erano euforici, la scuola stava terminando e si sarebbero goduti le due settimane di vacanza prima del nuovo anno. Tutti e otto gli studenti - se ne erano aggiunti altri due - a cui aveva dato ripetizioni sarebbero stati promossi con ottimi voti e tutti avevano migliorato considerevolmente il loro inglese. Era felice dei risultati e si era commossa quando Asami le aveva mostrato con orgoglio i suoi voti.

Aveva assistito ad altre due partite di baseball della Seikei, perse entrambe, e fatto conoscenza con altri membri della squadra, compreso il ragazzino manesco che si chiamava Hayashi Hideo, oltre ad altre giovani fan, amiche di Asami.

Nonostante le rimostranze della famiglia Yamada, aveva insistito per inoltrare a loro tutti i ricavi di quelle lezioni. Akihiro le aveva tenuto il muso almeno per un mese, Hitomi invece l'aveva coccolata come una figlia nonostante fra loro corressero solo pochi anni, Rumiko aveva borbottato per giorni, accusandola di non capire niente dei giapponesi e di essere una barbara scorbutica e antipatica.

Probabilmente non capiva davvero niente dei giapponesi, ma quando gli aveva dato il denaro, si era sentita immediatamente sollevata. La dependance veniva sempre pulita dal personale della casa che cambiava anche gli asciugamani e il signor Shimizu aveva continuato ad occuparsi dei suoi pasti, guardiano silenzioso della sua salute e della sua linea, che era migliorata ancora.

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