Capitolo 8 - Passeggiata sotto i ciliegi in fiore

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Rumiko sembrava essere stata contagiata dalla febbre della primavera. I giapponesi rinascevano dal tetro e freddo inverno come fiori al tiepido sole marzolino e si lasciavano trascinare dall'aria frizzante e carica di profumi. Centinaia di feste e ricorrenze in tutta la nazione celebravano l'Hanami: oltre ai turisti, migliaia di giapponesi si riversavano su treni e strade per raggiungere i luoghi dove le fioriture erano più belle.

Anche la famiglia Yamada era in febbrile attesa di partecipare all'euforia generale e Eleanor era stata contagiata a sua volta. Libera dagli impegni delle lezioni, poteva dedicarsi con più dedizione all'ora di corsa e a preparare i programmi per le lezioni dell'anno scolastico che sarebbe iniziato ad aprile. Gli studenti che avevano necessità del suo supporto aumentavano al ritmo di uno al giorno e presto avrebbe dovuto rinunciare ad accettarne. Le sarebbe dispiaciuto molto, ma le ore della giornata, eliminando quelle in quei i suoi piccoli allievi erano a scuola, erano esigue e un'ora è il minimo per rendere la lezione utile.

Non c'erano solo ciliegi in fiore, ma anche moltissimi altri alberi e arbusti, di cui non conosceva neanche il nome. Correre sui marciapiede e raggiungere la pista di atletica era più piacevole e rendeva la fatica più lieve: le sembrava quasi di volare come i piccoli petali che si staccavano dalle corolle. Si era resa conto che lo sforzo che richiedeva al suo fisico si ripercuoteva in modo positivo anche sulla sua psiche. La dottoressa che la seguiva a New York gliel'aveva detto più volte, ma lei, presa dal suo dolore e convinta di non essere destinata a vivere una seconda vita, se ne era sempre fregata, sfogandosi col cibo e attaccandosi ad esso come all'unica arma di difesa possibile. Il grasso che aveva modificato il suo corpo aveva creato una barriera, una sorta di armatura che limava e diminuiva le sue insicurezze.

Non lo faceva per vanità, non le interessava apparire più bella, ma come in passato si ancorava alla sicurezza del cibo, adesso lo usava come carburante per rinforzarsi e usava la corsa come sfogo per la sua disperazione. Era solo cambiato il sistema, ma le sue paure restavano invariate. Nonostante ciò preferiva di gran lunga quel metodo a quello precedente ed era stata contenta di ricevere la telefonata di sua madre in risposta alla mail che le aveva mandato con alcune sue foto recenti.

Gliene aveva inviate alcune anche con Rumiko e una con la vivace Asami Matsumoto. Sua sorella era stata contenta nell'apprendere che le lezioni le sollevavano l'animo, mentre suo fratello, che era in copia in ogni mail ed era nel gruppo di WhatsApp che avevano creato, non aveva mai risposto. Il maggiore era un uomo enigmatico e aveva quattro anni più di lei. Quando era stata aggredita, lui si era trasferito nella sua casa ed era rimasto con lei finché aveva dimostrato di poter vivere in autonomia.

I ciliegi del giardino avevano iniziato a sbocciare due giorni dopo la sua visita notturna insieme a Shimizu-san ed ora erano in piena fioritura. Il collaboratore del padre di Rumiko non aveva più accennato alcun coinvolgimento nella sua vita privata, tranne portarle i pranzi o le cene. Era puntuale come un orologio svizzero, più volte gli aveva detto che poteva passare lei a prendere il vassoio, ma lui rispondeva sempre che gli faceva piacere occuparsi di quella piccola incombenza. Dopo lo sconvolgimento iniziale che il loro avvicinamento le aveva scatenato, si era domandata più volte come fosse possibile che un uomo come Shimizu-san provasse dell'interesse per una donna come lei. Era arrugginita in quel campo, ma era innegabile il tipo di sentimento che quell'uomo taciturno aveva tentato di mostrarle in una maniera tutta giapponese. Le frasi che le aveva detto quella notte, il modo in cui l'aveva guardata, come l'aveva sfiorata, tutto portava in un'unica direzione. Le era sempre sembrato un giapponese a tutti gli effetti, era consapevole che non apprezzavano particolarmente gli stranieri, men che meno le donne, eppure qualcosa l'aveva attirato a tal punto da trasformare la conoscenza in un sentimento più profondo. Il paragone con Ryutaro le era venuto immediato, ma la situazione era completamente diversa: era un ragazzino, con gli ormoni che gli scombussolavano l'organismo, lei era una donna adulta, straniera, che aveva mollato un ceffone ad un amico e lui forse ne era rimasto impressionato. Per fortuna, su entrambi i fronti, le acque erano calme, non sarebbe mai stata in grado di fronteggiare problemi di quel calibro con quello che le ribolliva dentro.

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