Capitolo 26

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*Non abbatterti.
Abbettili*

Alex pov
Come stai? Guardati allo specchio, osserva quegli occhi, poi guarda la bocca. Sto bene. Fai uscire un flebile, appena udibile, sussurro. Dici di star bene, quando nemmeno tu ci credi fino in fondo. Sto bene. Leggo nei tuoi occhi quel dolore straziante, eterno, profondo. Sto bene. Cerchi di curvare le tue labbra in un sorriso forzato. Sto bene. Strozzi la tua anima in un vortice appena accennato. Sto bene. Allora perché ti sento piangere? Sto bene. Perchè continui a fingere? Sto bene. Fanculo, tu non stai bene.

Ti chiedo di essere sincero, ti chiedo di guardarmi negli occhi e dirmi cosa tu stia passando. Cosa tu stia provando. Ti chiedo solo di batterti, di essere coraggioso, di sfogarti. Allora...

Come stai? Mi sento morire. Tutte le sere sono su quel letto, in camera, al buio. Da solo. È la mia stanza. Mi copro fino alla testa pensando ancora a quei mostri che potrebbero uscire dall'oscurità profonda di questo ambiente e divorarmi. Mi giro. Prima a destra, poi a sinistra. Infine guardo su, in alto, il soffitto, come a poterci leggere una storia della buonanotte. Mi mancano, sai? Quelle storie buffe e ridicole. A volte penso che vorrei solo tornare bambino per quei pochi momenti incantevoli insieme a mamma, insieme a papà...a quando ancora ero spensierato come solo quei piccoli esseri possono essere. Sai, quel soffitto è sempre assopito da quell'infinito nero che mette ansia. Abbasso gli occhi guardando la mia calda coperta. In seguito, la mia testa viene improvvisamente sovrastata. Pensieri su pensieri mi affliggono fino in fondo. Talvolta sono incubi nati dalla mia mente problematica. Mi viene da piangere. Mi rannicchio tappandomi le orecchie provando a fermare quei maledetti agenti del mio cervello. Mi porto le gambe al petto. Vorrei solo urlare. Il respiro mi si mozza d'improvviso e provo invano a riprendere fiato respirando, per così dire, affannosamente. Penso a quanto desideri ardentemente andarmene, scappare da questa vita. A quanto io faccia schifo. Ai genitori che dicono che mi stanno vicino. A quante volte mi abbiano detto quel semplice 'ti voglio bene' o a quante volte lo abbia pronunciato io. Quelle rarissime volte, o forse non è mai successo. Alla scuola in cui va tutto male. Penso che la mia esistenza sia del tutto inutile.
E dopo i pensieri si fanno più fitti: mancherò mai a qualcuno dopo una mia eventuale scomparsa? E la risposta è sempre la stessa, no, a nessuno. Sarebbero tutti più liberi, felici, leggeri. Sono solo un peso. Mi sento troppo e di troppo. Voglio sparire. E non ne conosco la ragione. Io non sto bene...e non so neanche perchè.

La sofferenza non ha domanda. Non ha risposta. Si può star talmente male da voler farla finita, senza una ragione. Hai una bella casa, una famiglia che ti ama, magari anche un animale che ti tiene compagnia, un ragazzo o una ragazza che ti bacia in continuazione e forse pure una gigantesca piscina in cui nuotare quando ne hai voglia. Ma non significa che stai bene. Il dolore non è una cosa cercata, ne voluta, e forse non è nemmeno una conseguenza, perchè forse nasce nettamente dal nulla più totale. Chiedete sempre a tutti quel famoso 'come stai?' Perchè non sempre tutto è come appare. La maggior parte delle volte sono proprio questi che soffrono tanto. Sono persone da cui non ti aspetteresti nemmeno una lacrima per la vita troppo perfetta. Non è così.

Io non ho il diritto di soffrire. Non sono stato mai bullizzato. I miei genitori sono sempre stati qui, dalla mia parte, di fianco a me. Eppure sto male. E non ne ho nessun diritto.

Nessuno può giudicare questo male nato dal nulla più totale. E non esiste diritto e non diritto in questo caso. Se qualcuno soffre, va aiutato. Se provi dolore, le mie braccia sono aperte per fartici entrare. Sono qui, per te. Non piangere, sorridi fino alla fine, perché questa vita non risparmia nessuno. È spietata.

| Fairy Tail | Oggi, Domani, Per SempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora