17.

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Brividi. Paura. Ansia. Dubbi.
Brividi di paura. Paura che sia successo qualcosa a casa. Ansia perché non voglio andare via. Dubbi perché non so cosa sta succedendo.

SD: signorina Martini, prego mi segua

Vidi Gianni quasi più in ansia di me e con gli occhi lucidi. Gli corsi incontro e lo strinsi forte.

G: ehi, stai tranquillo ok? Io rimango qui!
Gi: non puoi andartene, non devi andartene! Ho bisogno di te Giada!
G: e io sono qui, non me ne vado ok? Non me ne vado

SD: signorina? Forza!
G: eccomi

Seguo la sorvegliante e mi fa entrare nell'ufficio del preside. D'istinto abbraccio i miei, senza fregarmene del preside. Dopo un po' di pianti ci sediamo e il preside inizia a parlare.

P: allora, signorina Martini, ci tengo a precisare che i suoi genitori non sono stati convocati da me. Sono venuti loro perché devono parlarle di una cosa alquanto delicata. Per questo motivo uscirò fuori, dato che sono affari di famiglia

Il preside uscì e io vi giuro che non ci stavo capendo nulla.
M(mamma): tesoro, ti dobbiamo parlare
G: eh, ma così mi spaventate, arrivate al punto!
PG(papà): abbiamo 2 notizie, una buona e una cattiva
G: prima la buona
M: Giorgia è tornata a casa, ha finito l'anno di college
G: ceh, tu mi stai dicendo che mia sorella è tornata dall'America mentre io non c'ero?! Aaaa Giorgia è a casa!
M: e si è pure fidanzata
G: a facc! La cattiva?
PG: tesoro, la cattiva è che la nonna non ce l'ha fatta...

Non era possibile. Non lo era. Non doveva esserlo. Lei era forte. Lei era il massimo. Era l'unica che mi capiva, che mi supportava, che mi aiutava in tutto.
Non dissi nulla e uscii dalla stanza. Sbattei tutte le porte che mi ritrovavo davanti. I miei mi venivano dietro, così come il preside e i sorveglianti.
Gli altri mi videro dal cortile, ma non avevo la forza di scendere, mi recai direttamente in camerata, anche se gianni mi vide piangere e salì su da me.

Gi: amore che è successo?!
G: non ce la faccio

Gli dissi buttandomi nelle sue braccia. L'unico posto dove mi sentivo al sicuro.

Gi: shhhh, ci sono io, non piangere
M: tesoro

Mia madre entrò, ma non la calcolai. Non mi aveva fatto niente eh, per carità, ma non me la sentivo di parlare, per il momento volevo solo Gianni.

M: Giada, per favore. Vuoi tornare a casa?
G: quando è successo?

Dissi mentre ero ancora tra le braccia di Gianni.

M: una settimana fa

Questo era il colmo

G: e tu

Dissi avvicinandomi pericolosamente a lei.

G: dopo una settimana, dopo una fottutissima settimana non me lo hai detto!
M: giada, modera il linguaggio
G: no, no modero un cazzo! Sono stanca, delle vostre continue bugie, dei vostri dubbi, delle vostre stupide regole! Ma perché non mi lasciate qui?! Dove le vostre cazzate non mi devastano!? Perché dovete sempre farmi stare male, sempre, s- sem....

Vidi tutto sfuocato, non ci capivo più nulla, mi fischiavano le orecchie. Stavo morendo? Ah no, sono solo svenuta. Vabbè non proprio solo.

Credo di essermi svegliata dopo qualche minuto. Non so. Attorno a me c'erano i miei, i sorveglianti e il preside.

M: credo sia meglio riportarla a casa

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