Capitolo 1.a - Tanto per cambiare

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Sta per arrivare il mese di giugno. Il mese in cui si libera la mente da ogni pensiero, dai compiti, dalle pressioni degli insegnanti. Il mese in cui l'unico vero problema è da che lato girarsi per abbronzarsi. Il giorno, mare, la sera, si va a prendere qualche sbronza con gli amici in qualche locale all'aperto. Il mese in cui comincia il caldo ma puoi goderti una sigaretta in pace, la notte, guardando le luci della città che si vanno spegnendo. Non tutte ovviamente. Le sere estive, dopo che è finita la scuola, sono sempre motivo di festa. Così qualche locale rimane aperto o si approfitta della mancanza dei genitori per organizzare un festino che non va mai a finire bene. Sembra bello, ma non per me.

Ogni anno la mia famiglia organizza una gita al lago con gli zii. Dicono che sarà solo per una settimana per convincermi ad andare con loro ma ogni anno la loro "vacanza" dura fino ai primi di agosto. Non so cosa ci trovino di bello ad isolarsi da tutto. Niente internet, niente campo, niente amici. La mia socializzazione si riduce a zero per circa due mesi l'anno. I miei cugini hanno la mia stessa età ma non è per nulla divertente passare intere giornate in loro compagnia. Litigano sempre tra loro, anche con mia sorella, per la qualsiasi. Ogni tanto sollevano qualche argomento interessante ma la maggior parte del tempo trascorrono le giornate a parlare di sport. Mi correggo, se parlassero davvero di sport potrei dire anche la mia, parlano solamente di calcio e si lamentano costantemente del fatto che la radio spesso non prende in quel posto desolato.

Ogni anno dunque è la stessa storia. Io cerco di non tirar fuori l'argomento sperando che almeno per un'estate si dimentichino di quel maledetto posto pieno di zanzare. Ovviamente non è così perché un mese prima cominciano col "proporre" il viaggio, come se fosse una novità. Si passa poi alla fase del "tu vuoi venire?" come se avessi davvero una possibilità di scelta, perché la fase successiva è quella del "non sei grande abbastanza per restare da solo".

Ho tentato più volte di sabotare il tutto ma ormai so che loro la hanno comunque vinta. Un anno ho tentato anche di convincere i miei di portare Andrea e Cara, i miei migliori amici. I miei stranamente hanno acconsentito. Forse sapevano che era l'unico modo per non farmi lamentare durante tutta la vacanza.

Purtroppo però anche loro si trovano più o meno nelle mie stesse condizioni. Non è esattamente così in realtà, anzi proprio per nulla. Cara infatti ogni anno ha una meta diversa in Europa perché i suoi sono degli affiatati camperisti e lei segue felicemente le loro orme. Andrea invece va a trovare sua nonna ogni anno "perché potrebbe essere l'ultimo". In realtà, credo che i suoi genitori la prendano come scusa perché una volta ho conosciuto sua nonna e non aveva per nulla l'aria malata. Anzi il contrario, è una tipa molto allegra che non va a letto senza il suo "bicchierino della buona notte", è così che lo chiama. Veste anche sempre in modo stravagante e ha con sé il suo smartphone nella sua borsetta in coccodrillo che io chiamerei valigia piuttosto.

Insomma ormai ho perso le speranze di chiedere anche loro di allietarmi la vacanza. Una volta ho portato un videogame ma dopo poco tempo ho smesso di usarlo per noia. L'unica vera grande tecnologia è un telefono a gettoni in un piccolo villaggio turistico nella riva opposta del lago. Da quella parte si vedono sempre feste e si sentono persone che ridono fino al mattino. Qualche volta ho pensato di prendere una delle canoe e passare una serata in compagnia di qualcuno dell'altra parte ma ho sempre provato vergogna a presentarmi da solo. D'altronde non conosco nessuno di lì. Così ho sempre portato con me uno di quei libri antiquati della biblioteca che dopo qualche pagina non fanno altro che annoiare. Mio padre non ha mai voluto che comprassi dei libri. Dice che sono cose da femminucce e che un uomo dovrebbe pensare ad allenarsi. Ogni tanto riesco a comprare qualche libro di nascosto e lo rivendo una volta finito per evitare che lo trovi. È una cosa davvero stupida, ne sono consapevole, fortunatamente mamma non la pensa come lui, ha infatti un'intera libreria a casa. Ho provato a leggere qualcuno dei suoi ma non sono il genere di libri che piacciono a me. Spesso quando papà manca da casa per lavoro, mi compra un libro e dice di posarlo da lei quando lo finisco così papà non fa una delle sue scenate insensate in cui mi trascina davanti al centro sportivo per farmi scegliere praticamente tra calcio e calcio. Credo lo faccia più per lo stress accumulato in fabbrica, potrebbe trovarsi uno sfogo migliore di me. Non ho altro da fare dunque che andare dall'altra parte del lago a comprare delle sigarette e sto a fumare per tutto il giorno vagando alla ricerca di qualcosa di nuovo.

Quella nostra scomoda panchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora