Capitolo 2.a - Noi, cosa siamo?

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Mi sveglio sul mio letto con un terribile mal di testa. Non ricordo come ci sono arrivato. Realizzo sin da subito però cosa è accaduto la scorsa notte e il mio volto contratto dal dolore adesso e rilassato e affondo un sorriso sul cuscino. Non ci credo ancora. La mia prima volta è stata semplicemente perfetta. La mia mente comincia già a viaggiare tra fantasie romantiche ed eccitazione. Il mal di testa però torna a farsi sentire. Guardo l'ora sul telefono che ho dimenticato di mettere in carica. È quasi ora di pranzo e ho saltato la scuola. Mi sembra strano che mia madre non sia venuta a svegliarmi. O forse lo ha fatto ma in ogni caso non me lo ricordo. Scendo dal letto e metto su la maglietta della sera prima che trovo sulla sedia. Mi accorgo solo davanti allo specchio del bagno che è sporca di terra e tinta di verde dall'erba. Lavato il viso, torno in camera a prenderne una pulita e gettare questa nella biancheria sporca. Controllo anche le tasche del pantalone. Vuote, così il mio gesto si ripete con un canestro perfetto nel cesto pieno di lenzuola e calzini. Scendo le scale fino in cucina e mia madre è già ai fornelli. La bacio da dietro e con la voce ancora rauca sussurro un buon giorno. Lei dapprima mi ricambia con un sorriso poi però il suo sguardo diventa serio. Vuole dire solo una cosa. Non sono rientrato a casa sobrio. Sospira e getta lo strofinaccio che teneva in mano, sul piano di lavoro.

"Vuoi raccontarmi cosa è successo ieri notte?" il suo tono è dolce e non arrabbiato come mi aspettavo.


Non so però fino a che punto mi convenga mentire. Non so cosa sa già quindi decido di dire tutta la verità. Non proprio tutta solo ciò che riesco a ricordare. Comincio a raccontare trascurando i momenti intimi con Andrea. E quando finisco lei tira fuori il mio pacchetto di sigarette. Mi metto la testa fra le mani, le avrà prese dalle tasche dei pantaloni sicuramente. Erano troppo ben riposti quei vestiti seppur sporchi.

"Forse hai tralasciato qualche particolare, Matti. E non raccontarmi balle del tipo sono di Andrea. Puzzi ancora di fumo e alcol. Hai preso anche qualcos'altro?". Faccio un momento di pausa per trovare il coraggio per dire: "Erba, mamma". Ha un'espressione sorpresa, viene verso di me e mi abbraccia. Io non so come reagire. Mi aspettavo non so che tipo di scenata invece mi chiede solo se lo faccio frequentemente ma sa già che la risposta è un no. Seguono altre domande: "da quanto fumi? dove sei stato?".

E poi chiude la sua "ramanzina" troppo docile per esser definita tale con: "non farmi preoccupare mai più Matteo, sei rientrato tardi, senza lasciare alcun messaggio e torni a casa in quelle condizioni. So che sei un bravo ragazzo Matti solo- fa un sospiro come se vorrebbe dire altro - non farlo mai più. Togliti anche quel vizio di fumare e – si passa una mano fra i capelli- solo sii responsabile ok?" si gira e posa le mani sul bancone.

"Va a farti una doccia prima che rientri tuo padre. Sono stata troppo dolce e sicuramente rimprovererà anche me".

Mi alzo e mi incammino verso il bagno ma prima di lasciare la cucina tentenno un secondo, mi volto e dico solo "scusa, mamma".

Muoio dalla fame. Non riesco a smettere di pensare alla sera prima e il mio sguardo seduto a tavola è quasi assente e penso che mio padre se ne sia accorto. Ma forse non mi importa, non voglio mi rovini quel momento. Cerco per lo più di ricordare ogni dettaglio perché ho molti vuoti di memoria ma ho una voglia matta di rifarlo, tutto nella stessa sequenza. Solo quando finisco di mangiare, chattando con Andrea, comincio a ricordare cosa accadde realmente subito dopo: Ci alzammo entrambi di corsa perché due fanali ci puntarono dalla strada. Erano ancora lontani ma cominciammo a correre senza neanche avere il tempo di rivestirci. Abbiamo corso per qualche minuto arrivando in un piccolo boschetto. Ci siamo guardati e abbiamo cominciato a ridere ma l'eccitazione era troppa e subito dopo abbiamo ripreso a baciarci. Andrea non ha voluto aggiungere altro e io non insisto. Ma non ce ne è di bisogno perché quella corsa ha reso lucidi entrambi e so che cosa abbiamo fatto. Andrea ha sempre avuto tante ragazze. Non tante davvero ma per me lo sono perché non ne ho mai avuta una. È stata la mia prima volta e l'ho trovata fantastica. Solo non so se accadrà di nuovo. Con Andrea sembra non essere cambiato nulla. Ci mandiamo messaggi come abbiamo sempre fatto. Io però mi sento come in colpa. Da una parte è vero mi è piaciuto perché eravamo entrambi presi dalla situazione, dall'altra mi sento davvero strano. Fino ad ora non ho mai immaginato la mia prima volta con un ragazzo, anche se ho avuto qualche fantasia, fino a ieri notte non ho mai preso coscienza di quanto quelle fantasie fossero reali. Ma soprattutto con Andrea. Ho sempre chiamato amicizia ciò che provo per lui. Adesso so che per me non è mai stata solo quello. Gli chiedo di uscire, mi sento come se ho lasciato troppo in sospeso, ho bisogno di vederlo. Lui però risponde freddamente "OK". Ci diamo appuntamento al tabacchino vicino casa sua. Mi vesto di fretta eccitato all'idea di rivederlo e in pochi minuti sono già fuori casa. Per strada mi sembro un imbecille perché mi accorgo che ogni tanto rido solo. Mi siedo e lo aspetto. Sembra un'attesa interminabile e i miei pensieri felici vengono sopraffatti dall'ansia. Sono qui da circa mezz'ora e tra me e me penso che mi stia dando buca anche se non lo ha mai fatto durante i nostri tredici anni di amicizia. Dopo un po' lo vedo passare con la sua auto e si ferma al parcheggio di fronte. Non capisco perché non mi abbia preso direttamente li. O perché non si è fermato a comprare le sigarette. Lo raggiungo e salgo in auto. Subito mi rendo consapevole del perché non ha voluto fermarsi davanti al tabacchino. Appena ho chiuso la portiera non mi rivolge lo sguardo che è invece perso nel vuoto. Ultimamente lo fa troppo spesso.

Tace per un momento, poi sembra trovare il coraggio per dire: "mi dispiace Matti, io non volevo davvero – i miei occhi si chiudono a quelle parole e delle lacrime cominciano a scivolare via come le gioie e le speranze - e mi dispiace essere arrivato a tanto, non sarebbe dovuto succedere. Non so cosa mi sia preso, tu non dovevi per forza e – sembra non sappia cos'altro aggiungere- scusami Matti".

Non mi fa stare per nulla bene il fatto che lo considera uno sbaglio, ma ormai il danno è fatto. Mi asciugo le lacrime e lui per la prima volta di oggi mi guarda per capire il mio silenzio. Si sorprende forse del mio piccolo pianto perché vedo andare via la paura dai suoi occhi. Paura forse che io non avrei voluto o accettato tutto questo. Mi emoziono ancora una volta e i muscoli della mandibola si contraggono per trattenere ancora altre lacrime. Mi avvicino a lui, non si allontana e lo bacio sulle labbra. Voglio che capisca che è invece proprio ciò che voglio.

Lui è rimasto di stucco: "Matti, io..."
Non ha fatto in tempo a finire la frase che lo interrompo:

"Smettila di continuare a blaterare per favore. Io lo volevo, non mi pento di cosa abbiamo fatto ieri sera- cerco altre parole per cercare di spiegare cosa provo, per fargli capire che non è stato il solo a volerlo- sai benissimo che non lo avevo mai fatto prima e per me è stato... non so, perfetto? - lo dico con un'aria forse troppo piena di amore che fa trasparire i miei sentimenti mentre guardo fuori dal finestrino - Ma sai la cosa bella quale è stata? Non è stato una persona qualsiasi. Sei stato tu a farmi star bene e per questo non mi pento assolutamente, anzi... lo farei ancora – faccio una pausa riflettendo prima di continuare. Spero di non aver esagerato, di non aver rovinato tutto e vedendo che lui non accenna a parlare la paura mi assale, continuo dicendo - credi che cambierà qualcosa tra noi? Siamo ancora amici vero?".

Lui con il viso contratto riesce solo a fare un cenno che non so bene come interpretare e cala la testa.

Io lo prendo dal mento e la sollevo per farmi guardare negli occhi: "Ti voglio bene Andy".

Finalmente spunta un sorriso sul suo volto: "te ne voglio anche io".

Lo rifacciamo. Ci baciamo. È stato un bacio veloce, non come quello della sera prima.

Una nota di speranza nasce di nuovo in me quando dice:

"Matti, scusami. Ho pensato per tutta la mattina che saresti stato contrariato e mi sono preparato un discorso del cazzo per non distruggere quello che abbiamo. Non volevo farti del male – colgo poi un tono di imbarazzo – sono felice che la tua prima volta sia stata con me, sono felice perché mi è piaciuto" il suo sorriso dopo quella sua rivelazione è forse la cosa più bella che mi sia capitata dalla mia esistenza.

Non resisto, vorrei tanto baciarlo ma alla fine lo abbraccio e basta. Non so cosa dire, non ho parole da dire né pensieri. Col mio viso affondato sul suo collo dico solo un "grazie" smorzato dal tessuto. Lui sospira e poggia la sua testa sulla mia. Sento le sue labbra sulla mia nuca che non sanno se baciarmi.

Si stacca dall'abbraccio e ha solo aggiunto:

"che dici dovremmo dirlo a Cara o dici che parte la ship?".

•SPAZIO AUTORE•
Buon Sabato mattina a tutti!!
Sono consapevole che questo capitolo non è nulla di eccezionale ma ho voluto fare in modo che si capisca che nonostante Matteo e Andrea si attraggano e stanno per scoprire di amarsi, i dubbi e le incertezze non mancano. D'altra parte stanno provando una cosa nuova, si stanno rendendo consapevoli di aver sempre creduto di essere etero quando non è così. Non voglio fare di questa storia un dramma sull'accettazione di se stessi insomma ma i dubbi non potevano mancare. Ci vediamo al prossimo capitolo e fatemi sapere nei commenti se vi sta piacendo o semplicemente c'è qualcosa che non va :D

Non dimenticare la stellina se ti è piaciuto il capitolo!!

Quella nostra scomoda panchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora