Andrea mi guarda e io ricambio con disapprovazione.
Saliamo in auto e decido di non lasciar correre: "Andy, cosa ti è venuto in mente? Quello ora crede che stiamo assieme, io non capisco come tu possa avergli detto di amarmi".
Non lo guardo ma so che lui lo sta facendo con me, la cosa mi imbarazza dato che sono completamente nel panico.
"Perché è così- mi accarezza- io ti amo Matt".
Lo guardo, non so se mi sta prendendo in giro e faccio fatica a trattenere le mie emozioni. Non sono più sicuro se esser arrabbiato con lui.
"Solo che, guardandoti in quel momento, non sono riuscito a trattenermi per tutte le volte che avrei voluto dirtelo, per tutte le volte che ho sentito queste parole nella mia testa e non era il momento adatto" ha il viso di uno che si è finalmente liberato di un peso grandissimo, lo sguardo di un innamorato che mai pensavo di poter vedere in Andrea e mai avrei pensato che potesse rivolgerlo a me.
Io sono tutto rosso in viso. Sento davvero qualcosa di simile per lui ma le ho tirate fuori dal mio inconscio da troppo poco tempo. Non voglio dirlo, verrà il momento, non ora.
Così rispondo arrabbiato ma in un modo di cui pento mentre lo dico: "non dovevi dirlo a lui. Non dicendo che mi ami. Non dicendo che sono come un fratellino- cito le sue parole- subito dopo. È questo che sono? Un fratellino? Qualcuno debole che ha bisogno della tua protezione?". Ho cercato di riparare nel mio discorso ma so benissimo di aver cominciato a farfugliare cose a caso ma che in fondo sento e che faranno stare male Andrea.
Come pensavo mi sono pentito di ciò che ho detto non appena mi guarda con delusione. Ho distrutto tutto, lui che è riuscito a credere in sé stesso e io che lo bastono con parole insensate che non si merita.
"Ti amo, ti amo, ti amo" sento nella mia testa. Ma è troppo tardi.
Lui diventa freddo. Io sospiro. Lui si acciglia. Io mi mordo la lingua per ciò che ho fatto.
Cerco di addolcirmi: "volevo solo dire che... preferivo me lo dicessi in un altro modo".
Penso abbia capito perché mi senta così ma voglio che lo sappia: "Apprezzo tutto, tutto quello che fai e continui a fare per me, anche questo momento. Ho solo reagito male perché volevo fosse un momento nostro, un momento particolare dove non ci fosse nessun altro nel mezzo- mi fermo un attimo e calo la testa- invidio anche come tu sia in grado di trovare in poco tempo tutto questo coraggio".
Mi abbraccia e io piango. Sa che mi sono davvero pentito, lo sento. Sa che non mi so spiegare, che non so parlare e che lo faccio a sproposito.
"Non ci ho messo poco tempo, ho aspettato una vita per tutto questo".
Resto ancora per molto tra le sue braccia finché non smetto di piangere. So che va bene così e non abbiamo bisogno di chiarire nient'altro.
Quando parte per raggiungere Cara i miei timori vengono a galla: "Credi lo possa dire a qualcuno?".
Mentre è alla guida, si volta verso me: "Matteo- mi chiama col mio nome completo solo quando è serio- credi che possa davvero dirlo a qualcuno? È uno OK e non penso abbia amici a cui raccontarlo" riflettendoci non ci si può aspettare altro che silenzio ma non è questo il punto. Vorrei solo che Luca non sapesse nulla di tutto ciò.
Mentre mi volto verso la strada dico irritato: "bene allora tutto risolto, discorso chiuso".
Mi viene spontanea un'altra domanda però di cui mi sono pentito subito dopo: "Andrea tu... tu cosa credi... noi cosa siamo?".
Andrea non risponde, poi frena e accosta di nuovo. Rimane bloccato per un attimo. La mia tensione sale. Si gira verso me. È molto serio. Non avrei dovuto aprire bocca.
Mi prende per mano e non faccio altro che fissare quel punto di contatto dei nostri corpi che mi dà un po' di sollievo dall'ansia che cresce in me: "Matti, non sei solo un amico per me, non lo sei mai stato. Io credo, che- cerca di trovare le parole, sembra essere molto confuso, io sorrido e mi vengono gli occhi lucidi- ho sempre avuto paura ad ammetterlo ma ho sentito di amarti ieri sera, più di tutte le altre volte" diventa rosso in viso e tenero come non l'ho mai visto prima.
Non mi sono mai sentito così ben voluto come in questo momento, mai nessuno e nemmeno Andrea prima d'ora mi aveva mai parlato così.
Anche questo non sarà sicuramente la cosa giusta da dire ma è quello che sento e la dico: "Io voglio provare a stare con te, sei la prima persona che mi fa sentire bene. Per non parlare del fatto che sei la prima persona con cui diciamo... sono andato in fondo- mi scappa un sorriso per l'imbarazzo- Solo non facciamoci travolgere dai sentimenti, prendiamoci il tempo che ci serve per far tutto per bene"
Lui comincia a parlare ma lo interrompo: "non fraintendermi ti prego, io voglio stare con te, ma... Oh non lo so".
Lui mi guarda e ride: "Stavo dicendo che approvo, che a me sta bene così- faccio un sospiro di sollievo- solo che adesso mi appartieni" mi guarda con malizia e ridiamo insieme.
Mentre ci abbracciamo ancora una volta mi comincia a tormentare il pensiero, tanti pensieri in realtà, uno in particolare: Andrea parte.
Mi rattristo e dico: "non voglio che tu vada via".
Si fa serio ma dice in tono scherzoso: "ehi stupidone, non sto mica partendo adesso- lo dice con un po' di nostalgia anticipata- possono succedere tante cose da qui a che io parta- sorride ancora cercando di fare allusioni alla notte precedente, poi mi accarezza e si fa più serio- Non riuscirei a starti lontano, anzi, muoio già dalla voglia di aspettare le tre del pomeriggio e sentire la tua voce da papera dalla cabina telefonica".
Sorrido e strizzo gli occhi lucidi ma le lacrime cominciano a spingere. Poi mi sento di asciugare le sue. Sono solo piccoli accenni rispetto alle mie. Sfiorare il suo viso umido mi sta facendo battere il cuore a mille. Il momento è quasi romantico ed eccitante ma si è fatto tardi e dobbiamo interromperlo per via dell'appuntamento con Cara.
Andrea gira la chiave e si immette nella corsia. Cara, non abita lontano da qui. Ci siamo conosciuti infatti perché abitiamo tutti nello stesso quartiere e quando eravamo più piccoli tornavamo sempre a scuola insieme io, lei e Andrea. C'era un'altra ragazza con noi ma poi si è trasferita. Era molto simpatica e probabilmente avremmo potuto essere ottimi amici anche con lei se non fosse andata via. Parcheggiamo l'auto dietro al camper che sta nel vialetto di casa sua già da circa una settimana. La madre di Cara ha la mania della pulizia. Nonostante casa sua sia praticamente enorme, lei riesce a tenere tutto pulito e sbrigare tutte le faccende, forse perché Cara ha una sorella maggiore, Ella, che segue la madre in tutti i suoi lavori e le dà man forte, ciò non toglie che quella casa è troppo grande anche per essere pulita in due. È talmente precisa in questo che pulisce il camper almeno due volte prima di ricominciare ad usarlo per la stagione estiva.
Scendiamo dall'auto e percorriamo il vialetto. Cara era forse dietro la porta ad aspettare perché appena ho suonato il campanello ha aperto immediatamente.
"Tu sei strana" ha commentato Andrea.
•SPAZIO AUTORE•
Eccoci qui e sta volta per introdurre un piccolo accenno di un personaggio a cui tengo molto, Cara♡
Ricordate di mettere una stellina ☆ qui sotto se vi è piaciuto il capitolo!
STAI LEGGENDO
Quella nostra scomoda panchina
ChickLit||INCOMPLETA - Una parte ogni sabato mattina|| A chi non è capitato di avere una cotta per il proprio migliore amico? Probabilmente non a molti e anche Matteo, un ragazzo del quarto anno di liceo, non sapeva di averla. È stata quella sera che, la se...