•AVVISO IMPORTANTE•
Questa parte è stupida come poche ma comprensibilmente non ci si può aspettare altro da me, idiota come pochi.
Spero la troviate divertente!! Buona lettura.Mi toglie il bicchiere dalla mano e me la prende con entrambe. Ho paura di cosa sta per dire. All'infuori di Andrea e se vogliamo considerarli anche Luca e il simpatico gioielliere, è la prima persona a cui lo dico. Forse me ne sono già pentito. Il suo sorriso subito dopo mi fa cambiare idea ed entrambi cominciamo a guardarci e ridacchiare. Mi chiede subito del mio ragazzo. Gli spiego la situazione raccontando in maniera veloce cercando di sovrastare il volume della musica. Prendo una sigaretta mentre parlo e mi libero di tutti i pensieri accumulati in questi giorni e mi rendo conto di quanto sia incredibile la facilità con cui l'ho detto, potrei farci l'abitudine. Vorrei che nella mia città ci fosse più gente così, con la mente aperta, molto alla mano e senza pregiudizi ma sono abbastanza sicuro che è una cosa abbastanza rara. Damiana non smette di farmi domande e mentre prende una sigaretta delle mie mi chiede se ho una sua foto da fargli vedere. Prendo il telefono e scorro la galleria fino a trovare una foto di me, Andrea e Cara sdraiati su un prato. Non si vede bene per via dello schermo rotto ma si esalta subito dicendo che è carinissimo e che sembriamo fatti l'uno per l'altro. È come dice, siamo davvero fatti l'uno per l'altro. È sempre stato così. La discussione si sposta su di lei, per quanto sia stato liberatorio non ho mai amato parlare troppo di me. Ogni tanto ci avviciniamo al bancone per prendere ancora da bere e in men che non si dica il mio pacchetto di sigarette è dimezzato. Le nostre discussioni adesso sono un po' disconnesse e ci troviamo a ridere più volte insieme. Si avvicina un suo amico. Almeno credo che lo sia. Non mi accorgo sin da subito che sembra provarci. Sono brillo ma non tanto da non capire la situazione. Damiana sembra ci stesse alle avances del nuovo tipo ma quando comincia a toccarla ed avvicinarsi troppo sembra infastidita. Mi tira a sé e cominciamo a camminare lontano da lui. Sentiamo urlare un'imprecazione nonostante la musica fosse abbastanza forte. Mentre camminiamo lungo la strada ho di nuovo quella strana sensazione di essere osservato. Subito dopo un ragazzo che andava nel senso opposto mi dà una forte spallata. Si volta per scusarsi ma poi sparisce. Mi fa dimenticare di quella sensazione per il dolore al braccio. Damiana mi prende per mano e mi trascina verso la spiaggia vicino al molo. Si sente ancora la musica ma è una zona molto tranquilla e a quell'ora quasi desolata. Ogni tanto si vede qualche forma nera nella penombra della luna e si sente qualche risatina in lontananza. Damiana tira fuori una sigaretta girata. Quando l'accende l'odore è del tutto diverso. Ogni tanto me la passa e mi lascia fare qualche tiro. È calato uno strano silenzio tra noi. Probabilmente è il fumo che ci stordisce un po'. Butta la cicca sulla sabbia e poi dice: «vieni, c'è un posto che potrebbe piacerti. C'è solo un po' da camminare».
La seguo a ruota e comincia a descrivermi il posto tenendosi sul vago. Ho l'impressione che mi stia nascondendo qualcosa, un particolare dettaglio. La seguo comunque, ignorando i miei sospetti. Costeggiamo il villaggio fino a giungere in un sentiero. Lo seguiamo per un po' e nel frattempo facciamo uno stupido gioco in cui cambiamo le lettere alle parole. Escono le parole più strane e buffe e ogni tanto ci fermiamo per ridere e abbracciarci in lacrime. Col freddo e l'umidità, riacquisto un po' di lucidità e comincio a farmi più serio. Usciamo dal sentiero di un boschetto, che non ricordo di aver imboccato, e ci troviamo in una spiaggetta circondata da alberi, un falò al centro e un gruppo di ragazzi con tamburelli e chitarra. La gente sta lì intorno, alcuni cantano, altri ballano e scherzano e ridono. Damiana mi presenta al gruppo e tutti fanno un cenno non smettendo di suonare e cantare. Una di loro che porta una coperta sulle spalle si alza e mi porge da bere. Sembrano un gruppo di ippi sballati, ma sono molto più che divertenti. Accetto il bicchiere dalla ragazza bionda e dai tratti dolci. Mi prende sotto il braccio e si presenta. Si chiama Sara. Mi siedo con lei su un tronco nel cerchio di ragazzi e Damiana mi raggiunge subito dopo con un vassoio che poggia sulle sue gambe. Sulla carta stagnola ci sono dei dolci che assomigliano a dei muffin un po' storti e malconci, è evidente siano stati cucinati in casa. Con la fame che ho ne prendo subito uno. Intanto canticchio il motivetto della chitarra assieme agli altri che, al contrario di me, conoscono la canzone. Sara mi chiede un po' di me. Parlando ho scoperto che è il primo anno che viene qui assieme ai suoi due fratelli che nel frattempo indica col dito. Gli parlo del fatto che nonostante vengo qui da tempo non ho mai partecipato a feste del genere. Mentre parlo guardo il fuoco. Sono sicuro di averlo visto verde. Tutto comincia a ballare. Ci sono strane luci. La faccia di Sara adesso è gonfia come un palloncino. Aspetta perché adesso assomiglia ad un palloncino? Vola via e mi dice ridendo: «solo un attimo, arrivo».
Io saluto il palloncino-Sara. C'è qualcosa di strano. Guardo il muffin. Anche lui mi saluta. «ciao bello- gli dico- lo vuoi un altro morso?» affondo i denti.
Un'esplosione di colore avvolge i capelli di Damiana che danzano dietro la musica. Mi guarda ridendo. Anche il suo muffin muove le manine ma a tempo di musica. Damiana prende il mio muffin e lo poggia in un vassoio accanto al suo. Adesso i due piccoletti fanno conoscenza e agitano le manine tutti contenti. Anche io e Damiana ci mettiamo a ballare assieme a tutti i buffi omini attorno al falò. Indossano una maschera tribale, piena di foglie, piume e alcuni anche rami. Ogni tanto cambiano maschera o forse ne arrivano altri. Sara ritorna e comincia a ballare con noi. «Ti sei sgonfiata?» gli dico toccando il viso cercando di vedere se fosse ancora morbida.
Lei prende a ridere portandosi una mano sulla bocca. Ognuno di noi balla su livelli di terreno diversi. Più in alto di tutti ci sono i ragazzi con chitarra batteria e pianola e i cori alla loro destra. Una folla di ragazzi li applaude. Questa band è davvero forte. Il palco cambia colore a ritmo delle mani che battono all'unisono e gli alberi intorno si alzano e abbassano alternandosi. Le braccia lunghissime di Damiana mi abbracciano e quelle di Sara mi tendono le mani dall'altra parte del falò che ora è piccolo, no, che dico? è enorme. Un ragazzo viene preso dagli altri e lanciato in aria, torna giù e di nuovo in aria sempre più in alto. Lo vedo sparire nel cielo. Lo cerco tra le stelle girando su me stesso ma finisco per cadere in terra. Sara e Damiana mi aiutano a rialzarmi. Ecco rivedo il ragazzo tornato dallo spazio. Fortuna che è tutto integro, cominciavo a preoccuparmi. È atterrato nell'acqua rosa. Tutti si tuffano nell'acqua rosa e festeggiano il glorioso ritorno spaziale. Voglio chiedergli com'è la terra da lassù, ma è pieno di giornalisti e paparazzi e non riesco a raggiungerlo. Sono con i piedi già nell'acqua ma Damiana mi tira indietro. Perché lo ha fatto? È così morbida e calda. Da oggi il color acqua rosa è il mio preferito. Sara mi dice: «Matteo, dai riprenditi un po'- poi guarda Damiana- credo sia la sua prima volta».
La mia prima volta? A cosa si riferirà? Ah, si riferisce al concerto. «Palloncino-Sara, sono stato a ben due concerti, ma questo è da urlo» e urlo con tutta la voce che ho in corpo. Damiana urla con me, tutti i lupi con le maschere tribali e anche palloncino-Sara cominciano a urlare. La musica smette. Il concerto deve essere finito. Tutti si tolgono la maglia e si tuffano nella gelatina rosa tranne l'astronauta. Deve essere tornato nello spazio perché l'ho perso di vista. Anche Sara e Damiana corrono e si tuffano lanciando i vestiti. Mi sento goloso e geloso e non posso non fare lo stesso. L'acqua adesso che ci sono dentro non è più rosa, mi rattristo ma devo assaggiarla a tutti i costi. Ha un gusto terribile ed è fredda, pe nulla accogliente. È tutto più buio adesso, si vede solo il falò che tocca con la sua luce la superficie dell'acqua e il sole che sta sorgendo coi suoi primi raggi, dapprima tutti colorati e intermittenti ora semplicemente raggi. Dove è finito tutto? Alcuni ragazzi giocano con l'acqua schizzandosi a vicenda. Palloncino-Sara, Sara-normale, viene da me e mi chiede: «tutto okay, Matte?».
Mi guardo intorno ancora un po' confuso. Ogni tanto tornano omini buffi e colorati con le maschere ma poi spariscono dando posto a semplici ragazzi. Mi metto le mani sulla testa bagnandomi un po'.
«Sì, credo. Non che vada a meraviglia, non capisco che cosa è successo, l'acqua era rosa e..» un grande schizzo d'acqua ci travolge e Sara urla contro gli altri per farli allontanare. Mi porta fuori dall'acqua e mi dice che passerà in fretta ma è meglio che mi metta seduto. Siedo al fianco di Damiana, attorno al falò, che mi accoglie sotto il suo telo da spiaggia. Non credo di sapermi esprimere in questo momento ma chiedo lo stesso: «cosa diamine è successo? È stato pazzesco».
Damiana mi spiega che i muffin contengono un allucinogeno e che anche lei vedeva tutto diverso ma la prima volta è quella più... credo la definisca super. È difficile tenere il filo del discorso.
«Devo tornare a casa, Damiana» farfuglio.
•SPAZIO AUTORE•
Ecco, sono sicuro che dopo questo capitolo smetterete di leggere la mia storia, io spero di no ma non vi biasimerei se scegliete di farlo :D.
Ho deciso di tenere questa linea divertente cercando di spiegare cosa succede nella testa di Matteo da fatto/ubriaco, passaggi da pensieri e visioni sconnesse l'una dietro l'altra e senza alcun senso.
D'altra parte è in prima persona e al presente. Non è un diario in cui Matteo racconta ma sono i suoi pensieri e il suo punto di vista a raccontarci questa storia, come fossimo nella sua testa. Volevo spezzare anche un attimo la lettura con qualcosa di diverso che spero venga apprezzato.
A Sabato prossimo per un altro capitolo!!
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Quella nostra scomoda panchina
ChickLit||INCOMPLETA - Una parte ogni sabato mattina|| A chi non è capitato di avere una cotta per il proprio migliore amico? Probabilmente non a molti e anche Matteo, un ragazzo del quarto anno di liceo, non sapeva di averla. È stata quella sera che, la se...