Capitolo 2.b - Luca

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Ridiamo e scherziamo come ogni volta dopo una lite o un momento triste pensando a come reagirebbe. È praticamente nostra sorella. Non abbiamo mai avuto segreti tra noi. Non mi sono posto la domanda perché solitamente non penso se dire o meno una cosa a Andrea o Cara: "Sono sicuro che per Cara non ci sarebbero problemi nemmeno se noi due stessimo assieme – guardo se la sua espressione cambia con quest'ultima affermazione- solitamente non nascondo nulla né a te né a lei ma stavolta credo sia diverso. Mi sa che è meglio aspettare e prima capire bene cosa fare tra noi due".

Andrea ha solo annuito. Ha ancora il volto triste e solo un'altra delle nostre battute può tirarlo su di morale: "Quei papillon sono stati una rivelazione" comincio a ridere e lui che il giorno precedente non ha fatto altro che prendermi in giro per questo comincia a ridere.

Entrambi sospiriamo nello stesso momento e ci fissiamo negli occhi. La tristezza, almeno per il momento, sembra che si passata. Ho mille domande da fargli ma ora che abbiamo risollevato sù il morale non è il caso di rattristare la situazione. Sono le ultime ore che passeremo insieme e le voglio passare al meglio. Solo dopo alcuni istanti partiamo dal parcheggio e andiamo verso casa di Cara ancora ignara della partenza imminente di Andrea.

Mentre siamo in auto però non resisto, forse per nostalgia di questi momenti che so per certo mi mancheranno e dico: "Andrea, non voglio prenderla come scusa ma non ci vedremo per mesi. Sarebbe bello, insomma, se... poterti baciare ancora, ecco – quasi me ne pento e non so dove io abbia trovato il coraggio – se per te... se ti va di farlo".

Lui non parla, il che mi sta lentamente uccidendo perché non ho la minima idea di cosa gli sta passando per la testa. Confermo, mi sono pentito della cosa stupida che ho detto ma mi sorprende, accosta e si avvicina a me. Comincia a baciarmi e non mi trattengo dal tenergli il viso tra le mani.

"Lo stai facendo solo perché te l'ho chiesto?" lo interrompo ma lui negando con la testa si riavvicina alle mie labbra. E continua a darmi baci dolci.

Sento il mio cuore battere a mille e poggio la mano sul suo. Il battito accelerato di entrambi mi fa scappare un sorriso. Lui se ne accorge e i nostri sorrisi si toccano. Quello di Andrea non è stato di certo il mio primo bacio. Al liceo c'è sempre qualche ragazza del primo anno che farebbe di tutto per avere attenzione dai ragazzi di quarta o quinta classe. È così che è andata con tre ragazze del primo e una del secondo. A me stava bene. Le nostre labbra si allontanano. Questo è il miglior che abbia mai avuto. E anche se è durato poco, per me è stato interminabile. Sto riscoprendo che baciare un ragazzo, baciare Andrea, è ciò che ho sempre voluto. Che tutti i baci dati finora erano meccanici e privi di ogni sensazione.

Lui mi guarda e sorride, mi scosta alcuni capelli dalla fronte e mi accarezza la guancia: "Se questi sono i tuoi baci credo di essere gay".

Ci è riuscito, ha trovato il coraggio che tanto desiderava avere e che non sono riuscito a dargli la sera prima. È riuscito ad ammettere a me ma soprattutto a sé stesso quello che pensa davvero di essere. Sarà perché ora ne ha la certezza. Ed io l'ho riscoperta con lui.

Sorrido e rispondo: "se questi sono i tuoi io sono certo di essere gay" e ridacchio per tutte le volte che ci siamo raccontato delle avventure con le ragazze.

Son fiero della naturalezza con cui ho detto questa frase.

Mi si rivolge con un tono un po' perplesso e malizioso: "lo credi davvero? Cioè ti piaccio così tanto?".

Faccio finta di pensarci su ma tutto quello che provo da quando mi sono svegliato non mi fa pensare nemmeno per un attimo che possa essere diversamente. Non mi manca ormai la consapevolezza, il pensiero mi ha sempre accompagnato sin da piccolo, ora posso dare finalmente a me stesso una conferma di ciò che sono, di ciò che voglio e penso sia lo stesso per lui. Annuisco soltanto e probabilmente sono tutto rosso.

Quella nostra scomoda panchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora