Capitolo 3.b - L'anello

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 Forse dovrei prendere degli anelli. Spero che non sia eccessivo ma non ho idee migliori dello stesso valore. 

Prendo uno zainetto e scelgo dei vestiti che non uso da parecchio tempo: dei pantaloncini leggeri da corsa e una felpa grigia leggera. Ricordo che li presi quando Cara chiese a me ed Andrea di andare a correre ogni mattina prima delle lezioni scolastiche. Già allora l'idea non mi allettava molto ma aveva talmente tanto entusiasmato Andrea che alla fine mi convinsi anche io. Siamo andati forse solo tre mattine nell'arco di una settimana e fu la stessa Cara a non voler continuare. Come ogni sua iniziativa, infatti, non si prospettava già una lunga durata. 

Metto su il cappuccio e sistemo il ciuffo davanti allo specchio. Ho un aspetto terribile per via delle occhiaie e del mio viso pallido. Difficilmente prendo colorito ma so già che avrò tutto il tempo che mi serve per stare sdraiato al sole. Metto gli occhiali da sole per cercare di nascondere il possibile e mi decido ad uscire non prima di aver messo delle scarpe comode.

Chiudo il portone e guardo l'itinerario sul telefono. Decido di andare in una gioielleria lontana dal mio quartiere dove è difficile incontrare qualcuno che conosca. Al gioielliere dovrò dire per forza che siamo due ragazzi. Non ho intenzione di comprargli qualcosa di femminile o unisex che poi non potrà mettere. Passo prima dal tabaccaio e compro una stecca di sigarette. Dovrò partire e le sigarette che vendono nel tabacchino al villaggio non hanno un vero e proprio gusto di tabacco. Quindi compro qualche pacchetto in più per fumare una buona sigaretta alternandole alle altre che comprerò li. Il tabaccaio sottovoce, per non farsi sentire dagli altri clienti, mi dice di nasconderle nello zaino per via della mia età. Io ho portato lo zaino apposta.

Scelgo una playlist motivante e comincio a correre a passo leggero. Finita la stagione non andrò agli allenamenti di nuoto per parecchio tempo e vorrei cercare di tenermi in forma nonostante poltrirò per la maggior parte dell'estate.

Non tardo ad arrivare dal gioielliere. Non andando molto veloce ho sudato poco, altrimenti mi sarei imbarazzato non poco ad entrare. È già tanto che entro in un locale vestito in questo modo per me che tengo tanto a ciò che indosso.

Entro nel negozio e subito mi investe un odore di mobilia antica misto a cera d'api. Fortunatamente non ci sono altri clienti al suo interno. Mi sono salvato dal troppo imbarazzo e sono anche sollevato di parlare al gioielliere con nessun altro in ascolto. Impiego un paio di minuti per riuscire a trovare le parole per far capire che gli anelli sono destinati a me e al mio ragazzo. Ho seri problemi nel parlargli chiaramente. Il cuore che batte a mille e le mie mani tremolanti non sono dalla mia parte. Abitando in una città di grandezza media, alla gente non importa nulla di nessuno. Spesso però le voci girano più velocemente di un paese e preferirei evitare almeno al memento che corrano più veloci di me e Andrea

Quella nostra scomoda panchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora