One: Never Say Never.

4K 167 39
                                    

Mai dire mai. È assurdamente complicato pensare al peggio, quando la situazione già non è delle più vivibili. Ad esempio impostiamo una probabilità. Ho l'80% che tutto possa andare per il meglio. Bene probabilità alta rispetto al restante 20 % in cui tutte le prospettive più luminose sarebbero state riflesse. Eppure come mai è proprio il 20% quello che attecchisce maggiormente?

Avrebbe preferito "tante volte così", come diceva la sua sorellina con le braccia distese, vivere la sua vita in quella "tana di mousemouse", sempre come la chiamava la sua sorellina, catapecchia con la sua famiglia, sua madre e sua sorella, che in quel posto, costruito dalla disturbante psicopatia che indicava in modo barbaro nelle menti umani. Ciò che più gli attanagliava il cuore era la  consapevolezza che in quel buco di fogna stramaledetto ci fossero bambini molto più piccoli di lui. Aveva solo quindici anni, eppure era tra i più grandi lì dentro. Come ci era finito? In un modo piuttosto scontato, ma allo stesso tempo attraverso un gesto così abitudinario che avrebbe potuto compiere ogni giorno, ma sicuramente quel giorno è stato condannante.

Taehyung era andato alla bottega dove lavorava, con la solita spensieratezza (per quanto possa essere spensierato un ragazzo che si addossa il sostentamento della propria famiglia). Era una piccola sartoria, gestita da un buon uomo. Era un vecchietto sulla sessantina, abitava nel vicinanze della "tana di mousemouse", così Tae avrebbe avuto l'occasione di conoscerlo. Nonostante non ci fossero parecchi clienti, il lavoro da portare a termine non era poco. La paga, purtroppo era abbastanza bassa, visto il rendimento del negozio, ricavava a malapena i soldi necessari per comprare il cibo indispensabile per loro tre. Quella sera aveva aiutato il vecchietto fino a tardi. Uscì dal negozio alle dieci di sera, mentre si addentrava tra le strade tortuose e buie di quella piccola cittadina per giungere a casa. Di giorno sarebbero state comuni strade di paese, ma la notte aveva la caratteristica ambivalente di trasformare ciò su cui si posava, senza nemmeno un'adeguata illuminazione parevano strade medievali di un borgo tralasciato a se su un monte sconosciuto.  Il peso della paura iniziò a farsi sentire all'altezza del petto, aumentò il passo. Il freddo pungeva, il cotone dei suoi abiti era troppo leggero. Improvvisamente percepì un brivido percorrergli la colonna vertebrale. Qualcuno lo stava fissando, e non si limitava ad una sensazione. La sua mente ne era così certa che iniziò a vedere occhi nascosti nell'ombra ovunque. Aveva iniziato a correre.  Qualcuno lo stava inseguendo. Dopo poco sentiva i polmoni bruciare fastidiosamente, il fiato corto, e le gambe che tremavano, ma non poteva mollare, ne dipendeva la sua vita. Tentò di evitarli in tutti i modi possibili, svoltando ogni qualvolta ne avesse l'occasione ,sperando di non ritrovarsi in un vicolo cieco. Riuscì a girare l'angolo in tempo, e si appiattì al muro, in modo tale da far continuare i suoi inseguitori ad andare dritto. Tirò un sospiro di sollievo, ma non si mosse, troppo timoroso che potessero riuscire a prenderlo, una volta venuto allo scoperto, ma se non si fosse mosso, l'avrebbero preso lo stesso. Mise in moto il cervello, ma non fece in tempo nemmeno a scartare la prima idea, che qualcuno lo agguantò da dietro mentre si affacciava sulla strada, coprendogli la bocca con un nastro. Non riuscì nemmeno ad emettere un suono, che gli avevano già tolto la voce.

Fumo. Fu il primo odore che arrivò alle sue narici. Arriciò il naso infastidito dall'odore. La gola si era seccata al primo respiro.
Sudore. Quello fu il secondo. Probabilmente anche lui non profumava come un giglio, ma quel fetore non apparteneva a lui. Non era il sudore occasionale, ma quello mantenuto addosso per tempo.
Paura. L'odore della paura fu il terzo, quello lo emetteva lui. Non riusciva più a pensare in modo razionale.
Sapeva che le sue sorti non sarebbero state delle migliori, e c'erano varie possibilità, una peggio dell'altra. La sua libertà che credeva essere limitata esclusivamente dalla povertà era stata spezzata.
La sua famiglia? Come avrebbe fatto la sua famiglia? E sua sorella? Sua madre era debole di cuore, stava bene? Si è allarmata? Ha chiamato qualcuno? Chi può avere chiamato che effettivamente la aiutasse? Esiste qualcuno che dà per non ricevere niente se non la gratitudine?
Gli occhi erano bendati, e il suo corpo sobbalzava ad ogni dosso, battendo la testa almeno due, tre volte.

<Non lo so, io mi sbatto per raccattare i pezzi da mercato, ceh sono quello he rischia di più. Dovrei ricevere un aumento almeno... Se non proprio un aumento dovrei almeno avere un bonus in natura. Che ne dici? Non vorresti pure tu mettere le mani addosso?>

<Sei un porco.>

<Tu sei un ipocrita. Pensi di essere tanto diverso perché non ci metti le mani sopra eppure le fai mettere agli altri. Io almeno sono coerente...>

<Coerente o no, non puoi toccare la merce. È regola.>

Con quanta leggerezza parlavano di persone come se fossero un qualunque oggetto sul mercato?



Revisione e aggiustamenti: 8 maggio 2024

Primo capitolo della storia. Ci tengo a specificare che questa storia è quasi completa, devo solamente mettere su computer alcune cose, so già come finirà. Non l'ho scritta divisa in diverse parti, bensì come una one shot che poi ho spezzato secondo ciò che avrebbe composto in miglior modo un capitolo. Per questo i capitoli non hanno una lunghezza standard. Potete trovare capitoli da 600 parole e capitoli da 1500. Spero che vi possa piacere. Vorrei un attimo concentrare l'attenzione sulla trama. È una questione molto delicata. Oltre la storia in sé per sé va di mezzo anche qualcosa che purtroppo c'è ma non si vede. Nei prossimi capitoli cercherò di essere più dettagliata. Non voglio spoilerare niente. Non è molto su cui basarsi come inizio storia, ma spero che vi abbia interessato almeno un minimo. Grazie per leggere.

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, per favore.

Possessiveness. KOOKV.[ITA] Where stories live. Discover now