Qualcuno bussò pesantemente alla porta.
Si adombrarono: era troppo presto perché qualcuno dei loro fosse già là. Giulio andò alla porta e rimase sbalordito di trovarsi davanti un uomo sulla trentina, dal portamento elegante e uno sguardo dal colore del ghiaccio. Corporatura nella media, alto quasi quanto lui, un biondo cenere con le punte sbiancate e un'abbronzatura che sembrava naturale.
-Sì?- Chiese rimanendo con la mano sulla porta per bloccare una qualsiasi intrusione.
-Sono Irvin, mi manda Alan per la vostra protezione.-
O per farci fuori se le cose si mettono male per lui, pensò corrugando la fronte.
-Non ne sappiamo nulla- rispose duramente iniziando a chiudere la porta.
Irvin sorrise, guardò l'orologio e attese, indicando l'interno, mentre il telefono di Augy squillava.
Quando rispose, Alan gli disse candidamente che aveva mandato da loro una sua guardia per "sicurezza".
Augy fissò l'uomo che Giulio, alla fine, aveva lasciato passare. Gli ricordava molto un cartone animato. Era vestito elegante, con pantaloni e giacca nera su una camicia bianca candida e una cravatta lasciata leggermente aperta al primo bottone. Aveva un fisico nella norma, e si notava che sotto la giacca portava una fondina con una pistola. Sorrideva, ma al rosso sembrava più una smorfia che un vero e proprio sorriso.
Se Alan gli metteva i brividi, Irvin era peggio.
Aveva allungato la mano per presentarsi a Giulio, che gli stava di fronte con le braccia incrociate, e in quella posa era rimasto.
Ma l'altro alzò le spalle come se non fosse un problema.
Si era poi presentato solo come Irvin, senza un cognome, nient'altro.
Scrutava i volti di Hariq e Augy tenendo la testa lievemente piegata di lato. E sempre con quel ghigno.
-Se volete, possiamo andare a cena fuori- disse loro spostandosi e mettendosi seduto su una poltrona. Si era accomodato in modo sgraziato, di traverso e con le gambe su un bracciolo. Come se fosse un ragazzino, ma con il volto da uomo e una maschera inespressiva.
Continuava a fissare Augy mettendolo a disagio. Per poi passare lo sguardo su Giulio che era rimasto con le braccia conserte, in piedi per tutto il tempo. Anche Giulio portava una pistola nei pantaloni, sul retro. La sua postura era da guardia del corpo.
-E dove andremmo a cena?- Si costrinse a chiedere Augy con voce ferma.
Dopo i primi momenti di sorpresa, dovevano fare buon viso a cattiva sorte.
-C'è un locale che amo particolarmente- disse alzandosi di scatto.
Se le sue mosse erano tutte studiate e ben controllate, quando camminava, parlava e osservava, quando si doveva sedere, alzare o parlare di cibo, i suoi occhi si illuminavano.
Augy annuì. -Portaci dove vuoi, basta si mangi bene. Dove ti vuoi sistemare?- gli chiese indicando le stanze degli ospiti.
-Ho la mia stanza, ma tanto saprò sempre come e dove trovarvi.- Era un avvertimento.
Tolse dalla tasca il braccialetto che aveva regalato ad Alan. -Bel gingillo, ma comprendo le vostre paure. Io avrei fatto lo stesso.- Li fissò un attimo in silenzio per poi posare il gioiello sul mobile vicino alla porta. -Lui non lo sa. Ho preferito fargli credere che lo volevo io e basta... ma...- Si voltò a fissare i tre. -Che sia l'ultimo giochetto che trovo addosso ad Alan, chiaro?-
Augy sorrise -Come è diffidente Alan, così lo siamo noi. Perché pensi siamo dovuti arrivare a fare affari qui, da New York? Negli ultimi anni i nostri soliti fornitori sono stati presi e spariti dalla circolazione, e quelli che hanno tentato di prendere il posto della vecchia guardia, sono degli inetti.-
Irvin scosse lento la testa su e giù come se capisse perfettamente il problema.
Ogni tanto Giulio lo guardava dritto negli occhi, e l'altro gli rispondeva con quel sorrisino assurdo.
----------
La limousine li accompagnò in un ristorante italiano molto semplice.
Giulio sentiva cuochi e camerieri parlare un italiano che comprendeva quasi totalmente, visto che i suoi nonni provenivano da là. Ordinò direttamente nella lingua del cameriere che fece qualche battuta sul pessimo accento, ormai americanizzato.
-Quindi sei italiano?- Gli chiese Irvin fissandolo con i suoi occhi grigi.
-I miei nonni.-
-E come fai di nome?-
-Salvo, da Salvatore.- Sua nonna lo chiamava Salvatore, era il suo secondo nome. Quindi era abituato a voltarsi anche se chiamato con quello.
Irvin fece qualche chiacchiera informale, cercando di rilassare l'atmosfera, ma la tensione di Hariq e di Augy si sentiva e si notava da come si stringevano la mano sotto il tavolo.
STAI LEGGENDO
Augustin *Investigation Agency 2*
Romance⭐Revisionata da CalliMoon⭐ Ogni storia è di FireofVampire. Io pubblico, correggo e impagino. ⚠️⚠️⚠️Sono storie con scene sessuali e un linguaggio per adulti 🔞⚠️⚠️⚠️ È passato un anno dall'ultima volta che Augy e Hariq si sono visti. Molte cose so...