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Augy era a casa e stava mettendo le sue cose in una valigia. Prendeva solo abiti firmati visto che doveva passare per un uomo ricco. Così sarebbe stato.

Negli anni, i suoi amanti gli avevano fatto molti regali costosi. Prese orologi di marchi famosi, mise bracciali, anelli e catenine di taglio maschile. Indossò un abito firmato, che metteva in risalto il fisico tonico e più delineato di un tempo.

Non era riuscito a dormire, quindi aveva preparato un piano d'azione rimanendo ore al telefono con gli hacker, che stavano preparando il suo profilo in ogni più piccolo angolo virtuale.

Prima di partire, gli sarebbero stati consegnati i documenti d'identità e ogni altra cosa che poteva servirgli.

Non era mai stato a Chicago, ma sapeva che Raphael aveva una squadra che lavorava là.

Avevano prenotato uno degli hotel più chic del posto. Una suite enorme, più grande del suo appartamento.

Giulio si sarebbe spacciato per il suo braccio destro. Anche per lui stavano preparando un profilo, compresi i documenti falsi.

Doveva solo abituarsi a venir chiamato in modo diverso, per il resto, sperava di arrivare a recitare alla perfezione il suo ruolo.

In fondo era come quando recitava con gli uomini a cui faceva da gigolò.

Anche se qui si trattava della vita di Hariq.

Si passò una mano fra i capelli e guardò la sua immagine riflessa allo specchio.

Doveva immedesimarsi alla perfezione. -Salve, sono Calvin McDermot- disse all'altro lui.

Fece una smorfia. -Più convinto! Devo esserlo e soprattutto devo concentrarmi sul fisico mentre lo dico...- Aveva preso quell'insana abitudine, di parlare alla sua immagine. -Su, Calvin esci fuori, che dobbiamo salvare Hariq!-

Una luce infiammata uscì dal suo sguardo. Si guardò, poi sorrise sensuale e con malizia.

Con un tono più basso della voce, s'immedesimò di nuovo. -Ciao dolcezza, sono Calvin McDermot.- Si guardò ancora per un attimo, sistemandosi le pieghe della giacca. -Sì, sono perfetto... e bellissimo.-

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Il Jet privato era atterrato.

Perso nei suoi pensieri, non si era nemmeno accorto delle ore che passavano. Al suo arrivo lo attendeva una limousine blindata e i suoi bagagli, una decina di valige, furono caricati nel bagagliaio.

Il "Luxury" era perfetto per la parte che doveva interpretare.

Dopo aver dato i suoi dati, aveva espletato tutte le pratiche, oltre a consegnare una Platinum, come carta di credito. Fu subito accompagnato alla suite.

Appena rimase solo si guardò intorno. Lussuoso era dir poco.

Gli sembrò di trovarsi in un libro di favole, dove ora era un bel principe.

Corrugò la fronte. Nei suoi sogni, un tempo credeva che avrebbe voluto un principe azzurro che lo venisse a salvare su un cavallo bianco. Ma in quel momento, era lui il principe che andava a salvare l'amore della sua vita.

Girò per quello che, senza ombra di dubbio, era un appartamento enorme, forse più grande del suo a New York. Alla fine, anche se ci abitava con Giulio, il suo amico c'era veramente poco. Allenava i nuovi, creava programmi fitness per ogni collaboratore e in più, di tanto in tanto, spariva in qualche missione. E poi sapeva che occasionalmente aveva qualche relazione sessuale, perché la notte non tornava a dormiva.

Non gli aveva mai chiesto di Marawagh. Come Giulio, che rispettava la sua decisione di non vedere più Hariq, anche lui faceva altrettanto. Quindi era un po' un argomento tabù. E per le rare volte si vedevano, parlavano pochissimo.

Attese che le sue valige fossero portate dentro la stanza in cui avrebbe dormito e andò lui stesso a sistemare le sue cose. Anche se gli era stato proposto di avere alcuni valletti che lo facessero per lui.

-No. Non amo che qualcuno tocchi le mie cose!- Aveva sibilato, mentre camerieri e facchini sparivano in pochi istanti.

Gli era dispiaciuto trattarli così, ma doveva interpretare una parte, e non gli andava che vedessero i giochi erotici che aveva messo dentro a una delle valige.

Non aveva relazioni, ma doveva pur sfogarsi in qualche modo.

Sistemò le sue cose, poi, stanco di tutto, aprì la porta dell'enorme bagno.

Una vasca idromassaggio, che sembrava una piscina, faceva bella mostra. Poi una doccia enorme, e le solite porcellane raffinate, con gli augelli in oro.

Ormai la sua mente era attratta inesorabilmente dalla vasca idromassaggio. E quindi la riempì. Al lato, c'erano dei flaconcini con degli oli profumati che andavano inseriti in un posto specifico. La vasca era interamente comandata da un pannello computerizzato, dove si impostavano le temperature, il tempo, e addirittura la tipologia di pelle, per la forza di uscita delle bolle.

Iniziava a piacergli tantissimo quel posto.

Si spogliò direttamente lì, quando la vasca era pronta.

Vi si immerse con brividi di piacere, che si sparsero su tutto il corpo.

Augustin *Investigation Agency 2*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora