Capitolo 19

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A volte il destino è infame. Mentre tutto crolla all'improvviso ritorna tutto apposto, e proprio mentre sei in cielo, che quasi tocchi le nuvole, ti cade il mondo addosso.
Questo sentiva Damiano, guardando quella ragazza stesa sulla barella dell'ambulanza, stringendole una mano.
<Signorino si sposti!> disse un dottore lì vicino a lui e si spostò di scatto.
Gli occhi pieni di lacrime gli offuscavano la vista.
Forse quella sera non dovevano andare in quella discoteca, Damiano non doveva lasciarla sola, nemmeno per un attimo.
Quel maledetto ragazzo l'ha presa senza neanche farsi uno scrupolo, l'ha portata in macchina e... il resto ve lo lascio immaginare. Vi lascio immaginare i pianti disperati, le urla dal dolore e gli occhi di entrambi.
<Sta avendo un infarto!>
Damiano sobbalzò e l'ambulanza cominciò a correre verso l'ospedale.
Venti minuti.
Piangeva senza fermarsi, seduto sulle scale, davanti alla quella porta.
Un dottore uscì da quella stanza e Dam si affrettò ad avvicinarsi.
<Come sta Vic?> con la voce spezzata dal pianto era difficile parlare, ma ci provò.
<Tra poco la portiamo nella camera>
<Oddio grazie dottore, che numero è la stanza?> nel suo volto spento si accese un minimo di speranza.
<54>
<Grazie mille>
Iniziò a camminare verso la stanza, un po' più speranzoso di prima. Stava per arrivare alla porta, quando un dottore lo fermò e gli chiese di seguirlo. Lo portò in una stanza, quasi un ufficio, e lo fece sedere.
<Mi puoi dire il suo nome ragazzo?>
<Damiano David.>
<Mi può dire il nome e numero di telefono del padre di Victoria?>
Lo fece, completamente stranito.
<Allora Damiano, anche se non è facile da accettare...> Damiano lo fermò subito.
<Non ce l'ha fatta?>
<Si che ce l'ha fatta, è in camera, ma in coma.>
Il mondo addosso.
Di nuovo.
Con gli occhi pieni di lacrime, che si sforzò a non far uscire, cercò di parlare, quasi sussurrando.
<Si sveglierà?>
<Non lo sappiamo e non potremmo saperlo, le possibilità sono basse, non ci resta che sperarci.>
Al suono di quelle parole, le lacrime scesero, anche tanto. Tanto da singhiozzare, da non riuscire a respirare.
<Posso andare a vederla?>
<Certo, la accompagno.>
Varcata quella soglia, Damiano la vide soffrire, riusciva a capirlo. Era attacata a dei macchinari che segnavano il battito del suo cuore, alle flebo e altro. Si andò a sedere accanto a lei.
Nel frattempo era entrato anche Alessandro, il padre di Vic, e Veronica, la sorella. Il padre della ragazza lanciò uno sguardo a Damiano, senza far troppo vedere le lacrime, era come un "ti capisco e ci sono per te", ma sfuggente. Nica si sedette accanto a Damiano.
<Dam non piangere, sono sicura che ce la farà. È una leonessa e lotterà fino alla fine, ne sono sicura.>
<È tutta la mia vita questa ragazza, non saprei neanche esprimere a parole tutto ciò che provo per lei. E il suo sorriso... quanto mi manca.>
Iniziò a piangere più forte e lei lo abbracciò, cercando di dargli conforto.
<Sono sicura che se lei fosse sveglia non vorebbe vederti così, quindi basta piangere.>
Gli ritornarono in mente tutti i momenti dove ad asciugare le sue lacrime erano le mani di Victoria, e non quelle di Veronica.
Quando quella ragazzina bionda era tra le sue braccia, sul letto, dopo aver fatto l'amore.
O quando si addormentava sulla sua spalla e sembrava un angioletto, Damiano sorrideva nel vederla, in tutta la sua bellezza, anche coi capelli scompigliati, il trucco colato e la sua maglietta come pigiama era stupenda.
<Ci proverò, solo per lei>
Prese la mano di Victoria e la strinse, lasciandole un bacio sul dorso e accarezzandola.
<Vic ti amo da morire, ti prego, non lasciarmi.>

𝑈𝑛 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑖𝑛 𝑑𝑢𝑒 // 𝐷𝑎𝑚𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑥 𝑉𝑖𝑐𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora