7. Climax

1.1K 44 3
                                    


"Onestamente spero che tu stia scherzando."
"Perché? Guarda che ci staresti benissimo."
In una riunione-emergenza-vestiti tenuta a casa mia in questo tiepido sabato pomeriggio, Alice mi sventola avanti un paio di tacchi argentati pieni di brillantini, gli stessi del suo diciottesimo, ed insiste nel farmeli mettere alla festa di questa sera.
"Scordatelo. Non me li metto i tacchi per una festa a casa di, insomma, Leonardo Grillo."
Sbuffo un po' cercando consenso dietro gli occhiali di Charlotte, che seduta accanto a me, a braccia incrociate, storce il muso.
"In effetti è un po' troppo, non credi?" Domanda ad Alice smorzandole l'entusiasmo  e questa mette il broncio.
"Sapete qual è il mio pensiero : All eyes on me.
E con questi, Marta, avresti davvero gli occhi di tutti addosso." Mi apostrofa scuotendo la chioma fresca di tinta bionda.
"Gesù Cristo aiutaci." Sussurra Charlotte strofinandosi gli occhi.
"Metto le Dr. Marteens e finisce la storia."
Metto un punto a questa discussione battendo forte le mani sulle cosce.
E ora non insistere sulla minigonna, ti prego.
Alice è così.
È esuberante, frizzante come poche acque gassate (le uniche che beve)  sanno essere.
Uno stile inconfondibile, una fashion victim, ed ingorda per quanto riguarda giacche e scarpe.
"Quando sarò sulla copertina di Vogue ne riparleremo." Posa i tacchi a terra e comincia a rovistarmi nell'armadio.
Charlotte ed io ci guardiamo negli occhi ed è come riflettersi in uno specchio quando scoppiamo a ridere.
Stessi jeans, stesse magliette, se non fosse per la sua insana passione per il leopardato, il rosa, le unghie lunghe e perfettamente smaltate potremmo davvero essere sorelle.
Ah, ma dimenticavo, lei è rossa rame ed io sono bionda.
E anche un po' più alta.
Mi alzo dal letto, fino a quel momento platea per lo spettacolo glitterato di Alice, e vado verso l'armadio.
Mi poso al lato e tiro sistemo su gli occhiali mentre la osservo analizzare tutti i miei capi d'abbigliamento.
"Mettiti questa abbinata con questi.
Fammi vedere un po', ma difficilmente sbaglio."
Mi mette tra le mani le sue scelte e caccia dalla tasca il suo inconfondibile e profumatissimo gloss alla fragola che inizia a stendere senza aver bisogno dello specchio.
A volte mi chiedo se anche la Ferragni ne sia capace.
Infilo la camicetta bianca ed i pantaloni eleganti consigliatemi ed Alice mi gira intorno per ispezionarmi.
"Metti la camicia dentro." Mi ordina chiudendo il lucida labbra.
"Approvo." Sentenzia Charlotte che mi osserva sorridente con la mano sotto il mento.
"Adesso sei pronta per conquistare il tuo amico." Alice saltella fino al letto tutta soddisfatta sedendosi accanto a Charlotte.
"Io non devo conquistare nessuno."
Rispondo con sufficienza mentre abbottono fino al colletto la camicia.
Alice e Charlotte roteano in alto gli occhi e mi fanno le mosse dietro.
Nonostante io sia una persona davvero insicura, ho questi picchi di onnipotenza che loro hanno imparato a gestire e non scambiarli per presunzione.
So così, o me la vivo a tremila, o niente.
"Chi ci sarà alla festa?" Mi domanda Charlotte rovistando nella sua borsa e a tratti sussurra qualche "Cazzo, dove le ho messe?".
Prendo il telefono ed apro la chat con Damiano e siedo in mezzo alle mie migliori amiche.
Scorro in su  fino ad una sommaria lista degli invitati.
"Qualcuno dell'ex classe, Edoardo... ve lo ricordate Edoardo? Tutta la comitiva di amici... ah e la band."
Alice mi agguanta per il colletto e comincia a sbottonare la camicia fino al punto stabilito "perfetto" per lei.
"Quelli che suonavano alle assemblee!" Si esalta Charlotte, ricordando le belle giornate senza far nulla, passate sotto le scale antincendio a fumare, proprio ora che ha trovato le sue sigarette nella borsa infinitamente piena di scontrini.
Annuisco e mi alzo di nuovo.
"Che ansia..." impunto le mani sui fianchi.
"Hai superato l'esame più difficile dell'anno, vuoi che non riesci a superare una serata del genere?"

[...]
"Ohi Marta, buonasera! Grande, hai portato il vino!"
Leonardo mi apre la porta di casa tutto esaltato e già abbastanza brillo per essere le nove e mezza di sera.
I capelli tirati indietro con il gel non reggono e qualche ciuffo gli cade davanti agli occhi lucidi, ma è il suo sorriso bianco latte che mi distrae.
"Vieni, vieni dentro." Mi prende per mano e tenta con l'altra di sbottonarsi il colletto data l'aria calda in casa.
La casa è esattamente come me la ricordavo, con qualche foto in più ed una parete che separava la cucina dalla sala in meno.
Ha regolato le luci con quel meccanismo che ho viso solo nei film americani ed ha unito i due divani su cui mangiavamo le Pringles dopo i compiti del ginnasio.
C'è musica trap alta, bicchieri sparsi, una nube di fumo e tanti volti familiari che all'inizio faccio fatica ad inquadrare.
Me bruciano le lenti a contatto.
I componenti della storica comitiva d'amici sbarrano gli occhi quando mi vedono ed uno ad uno mi vengono a salutare e a baciare, smorzando l'imbarazzo iniziale.
E l'ultimo della fila è lui, è Damiano, in tutta la sua bellezza ed un non so che di tremendamente sfacciato nascosto proprio lì, tra le pieghe delle labbra mentre beve con un gesto elegante il suo amaro scuro.
"Buonasera Mon Chéri."
Ha la voce di velluto ed un sorriso che mi imbambola quando si distacca dal bacio caldo ed umido che mi lascia sotto la guancia.
Posa il bicchierino trasparente, mi mette sotto braccio e lo fisso divertita perché sarà forse il terzo od il quarto che beve alla goccia, ma non importa.
Mi importa solo che da così vicino riesca a vedere bene la curva del naso, un velo violaceo di occhiaie, la rasatura fresca di lametta, i baffi lasciati volutamente crescere.
"So contento che finalmente si arivata, nun vedevo l'ora." Confessa incastrando le sue dita tra le mie, la lingua tra i denti e le caviglie l'una con l'altra.
"Anche io non vedevo l'ora." Mi poso sulla sua spalla.
Che profumo che hai, Poeta Maledetto.
Damiano continua a guardami compiaciuto e si lecca le labbra.
"Te porto a conosce li compagni mia, namo namo!" Esclama e trascinandomi sotto la sua ala protettiva.
Tra un saluto goliardico ed un altro, il suo sguardo alticcio si posa su Leonardo che, palesemente ubriaco, sta parlando con una ragazza dai lunghi capelli neri.
"Grillè, sai andò stanno questi?" Grida sopra la musica, Leo ci fa un segno confuso con la mano per dire di andare verso la cucina.
La ragazza si volta a guardarci  con occhi infuocati ed i suoi grandi orecchini elaborati oscillano come scossi dal vento.
"Sbaglio o quella c'ha fulminati malamente?" Faccio a Damiano che mi conduce alla cucina.
"Oh... si, non ci far caso, è l'ex mia." Risponde con finta disinvoltura.
Il tremolio nelle vocali lo tradisce.
Io impunto i piedi e fermo la nostra marcia verso la band, lasciando Damiano un passo avanti a me.
Ci guardiamo negli occhi ed io schiudo la bocca inconsciamente, in preda alla delusione e allo stupore.
"Davvero, non preoccuparti. È finita da tempo."  Si scusa come se si sentisse in dovere.
Tutt'un tratto sembra essergli passata la sbronza.
Nc'hai niente da giustificà, chi so io in fin dei conti?
"No davvero... tranquillo, è che mi è sembrato strano come-"
"Vieni dai." Mi prende per mano, con un sorriso fiducioso e confortante.
Tu mi farai uscire fuori di testa, io già lo so.
"Oh bella Chicco, l'hai lasciato mpo' d'amaro o hai deciso de scolallo tutto?"
"Tommasì nrompe, ce sta er vino c'ha portato lei."
Davanti a me ci sono tre figure che ricordavo totalmente diverse dai primi tempi del liceo.
Il biondino, la biondina, e il moro.
Sarà davero che a quell'assemblea al Kennedy stavate vestiti male, ma adesso quasi 'nve riconosco.
E tu, Damià, butta quer famoso maglione, te ne prego.
"Lei è Marta, ragazzi." Damiano mette le mani dietro la schiena e si mette dritto, come se fossi un bel trofeo vinto.
"Piacere Victoria."  Mi fa la bionda al centro tendendomi la mano piena di anelli dorati e bracciali sfusi.
Nel suo lungo vestito giallo sembra una dea tra le Grazie, un Botticelli perfetto.
I lunghi boccoli di filigrana incorniciano il suo viso porcellana.
Il suo sorriso mi mozza il fiato, ed i suoi occhi,
-Dio, i suoi occhi- mi levano ogni capacità di ragionare.
Il Mediterraneo se le sogna certe sfumature d'azzurro.
Ti hanno progettata, disegnata e messa in una teca.
Sei troppo preziosa.
"Thomas."
Thomas ha una stretta vigorosa, eppure non so da dove prenda questa forza data la corporatura esile.
Ha un ciuffo ribelle che è costretto a scostare ogni cinque/dieci secondi perché gli copre gli occhi verdognoli e le lentiggini sul naso.
Lo squadro dall'alto verso il basso, in tutta la  sua altezza vertiginosa, e scopro a questo punto con piacere e sorpresa chi è il famoso amico dai pantaloni a quadri.
Damiano nota il dettaglio e mi fa l'occhiolino.
"Bei pantaloni, li ho uguali anche io." Gli faccio e lui mi batte il pugno con un "bella pe noi gemellini allora."
"Io sono Ethan, piacere."
Ethan, te sei bello quanto particolare.
Sei una cartolina da un posto esotico lontano, un deserto pieno di oasi.
Ho questa cartolina tra le mani e non faccio altro che pensare a quanto siano rassicuranti le sue fossette appena accennate sul suo viso sincero.
"E quindi voi siete i famosi Måneskin."
"Oddio famosi! È tutto da vedere, speriamo che vada bene."  Ne ride Victoria, cercando di sdrammatizzare un'evidente preoccupazione sotto quell'ombretto scuro.
La guardo interrogativa e mi volto verso Damiano che le fa gesto di star zitta.
"Vabbè Marta, come mai te trovamo cor giovane David qua?" Thomas scocca un sorriso malizioso in direzione di Damiano, che subito si mette una mano in viso.
Ci guardiamo, complici di un destino che sta giocando scaltro e in un sospiro leggero rispondo
"ci siamo ritrovati."
Damiano piega leggermente la bocca e lievemente rosso sugli alti zigomi caccia fuori due sigarette dal taschino della camicia.

'Cause you taste like // måDove le storie prendono vita. Scoprilo ora