10. Fellini

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C'è una canzone di Brunori Sas che mi piace parecchio, non è la mia preferita delle sue, ma è di certo stupenda.
È quella che fa : "pensi davvero che sia una splendida idea andarcene al cinema Flora a vedere Fellini?"
Mi piace come Dario scandisce la frase, sembra che abbia il sorriso sulle labbra quando la pronuncia, anche se la voce è tanto malinconica e dolce da farmi piangere.
E poi continua : "mangiare pop-corn in platea come due ragazzini, scambiarci commenti osceni, scandalizzare i vicini."
In qualche modo ho sempre sognato  il mio ipotetico Brunori, magari bello, con un paio di occhiali spessi ed un lungo trench beige, con il quale fare una corsa sotto la pioggia, finire sotto il portico di un cinema e sentirmi dire queste parole, per poi entrare a condividere i pop-corn e ridere in una sala semi piena.
Nella mia vita ho sempre avuto la consapevolezza, o per lo meno è un pensiero fisso confermato più e più volte ancora, di appartenere ad un'altra decade.
Non ho mai saputo spiegarmi quel sentimento di distacco dall'era a me contemporanea, forse la mia anima reincarnandosi non ha abbandonato le sue esperienze precedenti.
Ma questi ragionamenti così empirici non lasciano spiegazioni concrete a quel che io sono.
Eppure, qualcosa dentro di me mi richiama ad un'atmosfera più attempata, più polverosa, dove il gesto e la parola erano strumenti.
È sempre stato un tassello che io dichiaro mancante nei  giorni d'oggi : la mia gioventù, quella della generazione mia, non conosce il gusto delle lettere, del presentarsi sotto le case dell'amato/a, del giradischi e delle cassette, dei rullini e delle foto cartacee.
Nemmeno io lo conosco, non del tutto.
C'è qualcosa però che mi riporta in quelle decine, ventine di anni addietro, come una malinconia ed una nostalgia di un tempo aureo, che però io non ho mai vissuto.
Quando incontrai Damiano ho sentito la necessità  della parola, del gesto fisico, del tangibile.
Mi è sembrato che anche lui lasciasse trasparire un che di non appartenente a quest'epoca per alcuni lati di sé.
Con quel modo di fare raffinato, sensibilmente dolce, e allo stesso tempo così spregiudicato, impulsivo, esplosivo che racchiude il tradizionale, il classico, e l'avanguardismo rivoluzionario.
È una perfetta composizione contraddittoria, perché sempre in continuo alternarsi ed in movimento, di anni passati.
Il tutto me lo ha confermato lui stesso qualche giorno dopo.
Ora, non è il '63 e io non posso pretendere di vedere Fellini in un cinema di quartiere.
Non possiamo tornare indietro nel tempo con le nostre macchine, come in quel film a me tanto caro, ma possiamo simulare.
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"Io invece ti devo fare una proposta."
Damiano si voltò che ancora si stava mozzicando l'interno del labbro.
"Proponga pure, mon Chéri"
La bocca mi si seccò in un attimo per come i capelli gli sfiorano il viso, per come nei suoi occhi ci vidi me e l'Altare della Patria dietro.
"Tra una settimana i miei vanno via, mio padre ha una riunione, che ne dici di trasferirti da me?"
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"Piove."
"Piove?"
Damiano fa un verso di affermazione per nulla rassicurante.
"È 'n c'avemo manco l'ombrello."
Siamo usciti dal cinema vicino casa ed il cielo ha deciso di venire giù tutto insieme.
Io e Damiano ci appiattiamo contro il muro del cinema, sotto il porticato, per non bagnarci.
Damiano non assomiglia al mio ipotetico Brunori, non ha gli occhiali spessi, non ha il trench lungo al quale ho sempre immaginato addosso.
Al contrario, porta una giacca di pelle molto vintage, forse è quell'acquisto di Porta Portese di cui mi parlava per messaggio.
E gli unici occhiali che indossa sono da sole, con la montatura dorata e finissima.
È l'inaspettato, il contrario di ciò che avevo sempre pensato adatto a me, la deviazione alle mie convinzioni.
Forse è per questo che sei quello giusto?
Mi guarda e sorride.
Eh si, sei tu il mio Brunori.
"Sei ancora convinta che sia stata una splendida idea?"
Ah-ah divertente questa, destino.
"Beh, per lo meno siamo vicini a casa."
"Tocca fa na corsa."
Fumiamo sotto il portico e davanti a noi la gente se ne va, prende direzioni diverse, mentre i marciapiedi si fanno lucidi, guance di un cielo che piange.
Damiano si passa una mano sulla sciarpetta e spolvera via le briciole di pop-corn.
Solo adesso faccio caso ad un particolare.
"Hai la sciarpa rossa come..."
"Come Fellini." Afferma sorridente.
"Ti piace Fellini?" Non nascondo l'entusiasmo e spiego le sopracciglia per la sorpresa.
"Beh si." Mi fa con un sorrisetto e con vanto.
Con me puoi vantarti, vero? Almeno io ti capisco.
Con me non dovrai mai nasconderti.
Con me puoi vedere tutti i film che desideri, io non batterò ciglio.
"Se ti immagino più grande effettivamente ti vedo uguale a Mastroianni ." Lo inquadro con le dita.
Damiano ride silenziosamente mentre aspira.
"Ti confesso - si schiarisce la voce - da bambino facevo sempre quella cosa che faceva Mastroianni in 8 1/2 in corridoio, cantando parappapapá e fischiava girando il tacco."
Il via vai di gente non smette di procedere, tra chi esce da una sala e chi si sta accingendo ad entrare per lo spettacolo successivo.
Sorrido teneramente all'immagine mentale del piccolo Damiano.
Ma adesso sei cresciuto, e si sa in 8 1/2 qual è la vera fissa del protagonista, oltre a ciò che deve scrivere.
"Ti ci vedo circondato da donne come quella scena nel film." Lo punzecchio.
"Tu dici la scena con il bagno caldo, tutte che lo asciugano e lo portano in trionfo?"
Non esageriamo.
"Si, ma... Non ti ci voglio immaginare.
Oddio, spero di no." Mi incarto mostrando una punta di gelosia.
"Pare brutto da dire, ma ci son andato vicino."
Butta via la sigaretta e ficca le mani in tasca con decisione, in volto quell'espressione altezzosa di quando sa di aver segnato un punto a suo favore.
"Ah si?" Lascio la bocca dischiusa con una risata nervosa che si blocca, strozzata da un colpo di tosse.
Ci sei stronzo eh? Mannaggia a te.
Una coppia anziana ci guarda male ed entra,
avrà sicuramente sentito l'ultima parte del discorso.
"Abbiamo appena scandalizzato qualcuno."
Fa cenno Damiano, ma non ce ne curiamo.
"Se famo sta corsa?"
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"Dove hai detto che vanno?"
"Venezia."
"Cazzo, bella  Venezia, ce so stato in gita in primo me pare."
"Vieni a casa a dormire."
"Sicura?"
"Si,ma tu sul divano."
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