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Era sorpreso della tenacia che mostrava il biondo nei suoi confronti.
Si chiese quanto avrebbe ancora resistito.
Non mancava un giorno, spesso accettava anche gli inviti a cena di sua mamma.
Aspettava solo il momento in cui avrebbe ceduto: le sue conferme sarebbero arrivate.
Nessuno era così buono.
Tutti nascondono un lato negativo, prima o poi sarebbe saltato fuori.
Bastava solo non cedere ad una parola dolce o ad un gesto delicato.
Più il tempo passava e meno accadeva qualcosa.
Più tempo trascorrevano insieme e meno capiva.
Perché comportarsi ancora così con lui?
Per quante volte gli aveva detto che non avrebbe mai ripreso gli studi, l'altro continuava a presentarsi.
Un giorno gli si avvicinò, sedendosi di fronte, prendendo tempo per parlare.
"Da domani non venire più."
La reazione dell'altro fu esagerata, sentendo improperi di ogni tipo e vedendo i fogli sparsi per il pavimento.
"Non puoi obbligarmi. Ti stai comportando come loro: mi obblighi a far qualcosa che non voglio."
Quelle ultime parole spensero come acqua sul fuoco quella reazione.
Vide il ragazzo risedersi, rimanendo in silenzio come se avesse perso l'uso della parola.
"Se solo fossi venuto al bar, quella sera, forse..."
Quindi lo faceva solo per pulirsi la coscienza.
Aveva sperato di sbagliarsi, aveva sperato che l'interesse nei suoi confronti fosse reale, ma alla fine era come aveva sospettato.
"Quindi lo fai per i tuoi sensi di colpa? Puoi anche andare, adesso."
Non udì altre parole, solo il suono dello zaino che veniva preparato e la porta che si chiudeva.
Alla fine era uguale a tutti gli altri.
Le persone appaiono e ti mostrano l'animo gentile, ma sotto la maschera basano ogni cosa sul proprio tornaconto.
Sua mamma non chiese spiegazioni nel vedere Bakugou andar via e non fece nemmeno domande, intuendo che il figlio si stava spegnendo ed abbandonando alla solitudine.
Kirishima non provava senso di colpa per quelle parole: era la realtà dei fatti.
Bakugou andava da lui solo perché non era riuscito ad impedire che gli accadesse qualcosa.
Se avesse dato quell'esame di cui menzionava sempre il biondo, probabilmente sarebbe sparito dalla sua vita, soddisfatto di aver raggiunto il proprio obiettivo.
Il giorno seguente, alla solita ora, suonò il campanello.
La madre, raggiante che il biondo non avesse ceduto, si fece largo per lasciarlo entrare.
"Vestiti. Oggi usciamo."
Uscire?
Incrociare persone sul marciapiede?
Sentire il rumore delle auto nei viali?
Perché?
Non riuscì a ribellarsi: certo che l'altro era proprio testardo!
"Divertitevi!" esclamò sua mamma sull'uscio.
Sembrava che non camminasse da secoli o che avesse imparato da poco: passi lenti, incerti, titubanti.
Non si erano nemmeno allontanati dall'isolato, che si fermò guardandosi la punta delle scarpe.
"Siamo usciti, ora posso tornare indietro?"
"Smettila di scappare." gli rispose afferrandolo per il polso e trascinandolo.
Era troppo debole per puntare nuovamente i piedi in terra e fermare quella pazzia.
Perché non lo lasciava in pace?!
"Oggi ti obbligherò a divertirti e tu obbedirai senza far storie."
Un obbligo alquanto insolito.
Un altro obbligo.
Si sentiva come un gattino smarrito.
L'unica consolazione: la presa salda al suo polso.
Benché fosse stretta, evitandogli di scappare, non faceva male.
Si ritrovò in un bar, seduto ad un tavolo e con una coppa al gelato enorme davanti.
"Beh? Vedi che si scioglie." gli disse notando che stava guardando il dolce senza scomporsi.
"Grazie." sibilò appena.
Ammise che era veramente buono quel gelato, non lasciandone nemmeno il fondo.
"Ora possiamo tornare a casa?" chiese alzandosi per pagare, ma il biondo fu più veloce.
"No, non abbiamo ancora finito."
Fu nuovamente trascinato in un centro commerciale, dove venne spinto dentro al salone di parrucchieri.
"Deve farglieli così." ordinò alla ragazza che si trovò di fronte, mostrando una foto che aveva del rosso.
Perché aveva una sua foto?!
Riconobbe la carta di credito di sua mamma quando Bakugou pagò la tinta e la messa in piega.
Sospirò internamente: sapeva che sua mamma era preoccupata per lui, ma obbligarlo ad uscire con quel ragazzo forse era esagerato, no?
"Ora va leggermente meglio." disse il biondo annuendo soddisfatto.
Lui non voleva di nuovo tingersi!
Vide il ragazzo guardare l'orologio, per poi riprendere quel contatto sul suo polso e dirigersi verso il cinema.
"Ora guarderemo un film." annunciò mentre prendeva due biglietti.
"Lo fai per pulirti la coscienza o perché te l'ha chiesto mia mamma?"
"Decido io con chi avere un appuntamento."
Un appuntamento?!
Quello era un appuntamento?!
Un appuntamento tra... amici? Compagni di università? Cosa?!
S'imporporò leggermente, ma scosse rapidamente la testa: in passato aveva sognato di avere un appuntamento con quel ragazzo, ma adesso sapeva che quell'uscita era una semplice uscita.
Il film aveva una trama molto semplice, ambientato in un contesto fantasy post-apocalittico, lo incuriosì quando apparvero i draghi.
Lui adorava i draghi!
Liberi di librare nel cielo, imponenti e pieni di colori!
Di tanto in tanto si lasciava scappare qualche commento nei momenti di piena battaglia.
Uscirono dalla sala dopo i titoli di coda, ritrovandosi spintonato da un ragazzo più alto di lui.
Panico: come doveva comportarsi?
Doveva chiedere scusa?
Perché quel ragazzo lo stava guardando?
"Ehi! Chiedigli scusa!"
La voce aggressiva del biondo lo riportò alla realtà, mettendogli una mano sul petto cercando di calmarlo.
"È colpa mia. Non litighiamo per queste sciocchezze."
Il terzo ragazzo si allontanò indispettito, ma almeno non era scoppiata una rissa al cinema per una spinta involontaria.
Era orario di cena e si ritrovò nuovamente seduto davanti ad un hamburger con un carico extra di carne.
"Io non so se riuscirò a finirlo tutto."
"Invece non ne lascerai nemmeno una briciola. Rimarremo qui fino a quando non hai finito."
Sospirò internamente: voleva solo tornare a casa, rinchiudersi nella sua stanza. Perché continuava a trascinarlo ovunque?
Si sentiva particolarmente stanco, tuttavia si impegnò e mangiò tutto quello che gli era stato portato, senza lasciare neanche una briciola.
Era veramente necessario?
Non nascose che, nonostante avesse paura anche della sua stessa ombra, la vicinanza con Bakugou gli aveva fatto assaporare nuovamente il sapore della vita.
"Beh, grazie." sussurrò davanti alla porta di casa.
"Dai questa a tua madre. Ci vediamo domani."
Domani?
Quindi aveva ancora intenzione di continuare con lo studio?
Non ci capiva più niente.
Sua mamma lo attese sul divano con un dolce sorriso, chiedendogli cosa avessero fatto e come si sentisse.
"Stranamente, mi sento bene." rispose prima di avviarsi verso il suo nido.

Sunshine [Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora