Capitolo 18

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Due anni dopo
Kail p.o.v
Ero seduto a tavola con la famiglia di Haru,ormai erano più di due anni che stavamo insieme e ormai era diventata un'abitudine volare in Giappone con lui ogni volta che andava a trovare la sua famiglia. Li adoravo e loro adoravano me.Ovviamente! Insomma chi è che non mi adora! Io sono Kail Newmann!
Sua madre era una dea scesa in terra: cucinava dei piatti che neanche Dio sa! E in più aveva approvato sin da subito la mia relazione con il figlio.
Un po' più ostile fu invece farsi voler bene dal padre,uno scorbutico brontolone fuori,ma che poi si era rivelato essere un gran tenerone.
La mia preferita,però era Aimi,la sorellina di Haru.
Aveva solo sei anni, ma parlava peggio di una raccola ed era estremamente intelligente...al contrario di me!
Proprio per questo a volte ci trovavamo a battibeccare sulle più inutili puttanate!
Quel giorno Aimi voleva farmi proprio uscire dai gangheri (e già ero nervoso di mio...neanche fossi stato ciclato).
-Aimi ti ho detto che gli scoiattoli non possono indossare i guanti!-
-E perché!? Tu li puoi indossare e loro no?-
-Sentiamo come farebbero a portarli?- domandai curioso alla bimba.
-Beh ...basta che prendano la taglia più piccola al mondo,no?-
-Non ne sono molto convinto....-
-Strano! Kail,pensavo fossi tu l'esperto in piccole taglie!-intervenne Haru.
Piccolo bastardello,ringrazia Iddio che sono a tavola con la tua famiglia,altrimenti ti troveresti piegato a 90 sul lavandino con i miei 27 centimetri su per culo!
Se non ci andassi piano non riusciresti a sederti per un mese!
Eh ... ma vedrai come ti rovino sta notte!!!
In quel momento stavo pensando alle peggio porcate,ma mi limitai ad ignorare il mio ragazzo-palline-delicate e continuai con il mio intelligentissimo discorso.
-Stavo dicendo...prima di essere bruscamente interrotto... che gli scoiattoli hanno le zampette troppo piccole e non hanno ancora inventato dei guanti a misura di roditore.
Inoltre ,se gli scoiattoli indossassero i guanti , come farebbero poi ad arrampicarsi agilmente sugli alberi?- chiesi con fare saccente.
-Ma non è ovvio!?- asserii la bambina -basta che si muniscano di corda e piccone!-
-Suvvia bambini smettetela...- disse ridendo la mamma di Haru -a volte fatico a distinguere chi di voi due sia il meno maturo.-
-È senz'altro Kail!- intervenne ironico l'uomo di casa.
Scoppiammo tutti in una fragorosa risata prima di cominciare a mangiare.
Strano,ma vero...quel giorno avevo lo stomaco chiuso,più chiuso dell'ano di Pietro,il mio ex, e faticavo a mangiare tutte le prelibatezze che la madre del mio amore aveva preparato.
Non riuscivo proprio a concentrarmi sul cibo, i miei occhi erano puntati su quelli color pece di Haru...poteva esistere una creatura più perfetta?
No!
Non c'era nessuno di più bello e dolce di lui,di più determinato e tenace, di più impacciato e divertente,era semplicemente magnifico. Io amavo tutto di lui:i suoi pregi e ancor più i suoi difetti.
Amavo quando tentava di nascondere un sorriso abbassando la testa dopo avergli fatto un complimento,amavo quando non riusciva a trattenersi dal ridere ogni volta che gli cacciavo fuori una delle mie battute di spirito,amavo quando dovevo tappargli la bocca durante il sesso per evitare che orgasmando svegliasse tutto il vicinato.
Lo amavo alla follia.
Se Haru fosse nato pietra di sicuro sarebbe stato un opale nero:oscuro e puro, pieno di contrasti confluenti in una perfetta ed affascinante armonia.
Sí! Non c'è dubbio! Sarebbe sicuramente stato un opale!
"Ma pensa alle cose importanti ,tipo trombare,razza di cannato che non sei altro! Cosa cazzo stai qui a parlare di pietre brutto idiota!?"
Sicuramente è questo ciò a cui starete pensando,ma tutto ha un suo perché:
Stanco di giocare col cibo senza riuscire a mangiarlo,decisi di togliermi di dosso quel macigno che sentivo da quando mi ero svegliato quella mattina,così mi alzai sotto lo sguardo interrogativo di tutti fino a giungere alla sedia di Haru.
Mi inginocchiai.

Presi dalla tasca l'anello che era appartenuto a mia madre.





-Haru,ti amo,vuoi sposarmi?-

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