Axel

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Per Agata iniziò un periodo difficile, era felice per il bambino ma allo stesso tempo il suo cuore piangeva per la morte di Berta. Era al nono mese di gravidanza e ad ogni minuto pensava al momento del parto. Fu accontentata e così una mattina, con dei dolori lancinanti, si fece accompagnare dalla madre in ospedale. Il bambino nacque alle 10 del mattino e pesava ben 4 chili. Il suo nome era Axel che significa ascia. Quel bambino era forte come un'ascia, proprio come sua madre. Agata stava vivendo il momento più bello della sua vita, non poteva essere più felice di così. In quel periodo Agata si godeva al massimo suo figlio, lo coccolava, ci giocava e lo teneva sempre stretto al suo petto. Axel crebbe velocemente, ormai aveva tre anni e frequentava la scuola materna. Era un bambino bellissimo, con delle perle nere color pece al posto degli occhi e dai capelli scuri e mossi. Era tutto sua madre, i caratteri gitani risaltavano su quel bel visino paffuto e innocente. Agata qualche errore con lui lo fece, non è da negare. Era una madre stupenda ma in ogni caso il suo lavoro, non lo aveva abbandonato. Quando i clienti la chiamavano per comprare droga, lei prendeva Axel, lo vestiva per bene, lo metteva nel passeggino e gli dava il suo orsetto blu. All'interno di quell'orso ci metteva cocaina, eroina, pasticche, tutto quello che serviva, in modo che potesse portarlo al parco senza destare sospetti.Tutte le volte che tornava a casa e ci ripensava, se ne pentiva amaramente, pensando di star trattando suo figlio come un mulo. Lo stava usando senza volerlo, era solo una necessità per garantirgli una vita normale. Agata visse con i genitori per poco tempo, si sentiva come soffocata, soprattutto dal padre. Sua madre la aiutava molto a badare ad Axel, tanto che il bambino si legò molto alla nonna. Suo padre, quando lei non c'era, dava da bere ad Axel degli alcolici per farlo stare zitto, dato che il bambino piangeva continuamente. Quando Agata venne a saperlo,decise di andarsene con suo figlio, così acquistò un appartamento al quinto piano,in centro a Madrid. Per qualche mese, madre e figlio trascorsero un periodo di pace, lontano da tutti ma sfortunatamente a quel punto, la situazione degenerò per un fatto incredibilmente insolito.
Un pomeriggio, Agata stava parlando al telefono con uno dei suoi clienti e suo figlio stava giocando in salotto. Era tutto normale ma le cose cambiarono da un momento all'altro. Il bambino giocava per casa divertendosi e gridava: "Spidermaaan!!!" "Spidermaaan!!!". Axel amava i supereroi, in particolare Spiderman, lo imitava  e la maggior parte dei suoi giochi erano di questo personaggio dal costume blu e rosso. Erano alcuni minuti che Agata non sentì più Axel giocare perciò iniziò a chiamarlo. Il bambino non rispondeva perciò lei iniziò a cercarlo per casa, non trovandolo urlò ancora più forte il suo nome e la voce del bambino rispose "io sono Spiderman!". La voce proveniva dal balcone, Agata ci si precipitò e vide una sedia. Axel si era arrampicato e ora oscillava dal balcone, appeso da una corda. Lei non fece in tempo ad affacciarsi dal balcone, che già i soccorsi erano arrivati in casa sua. Axel fu messo in salvo, ma ovviamente arrivò anche la polizia, che ci mise un secondo a trovare la droga di Agata. La donna pensò "quel fottuto Spiderman del cazzo" e in quel momento fu ammanettata. Agata in lacrime, urlava disperatamente il nome di suo figlio, non si reggeva in piedi e iniziò a tremare. Il bambino piangeva e singhiozzava, urlava e si dimenava per cercare di liberarsi da quelle persone che lo tenevano fermo. Axel desiderava solo correre da sua madre e poterle dare l'ultimo abbraccio. La separazione fu straziante, una scena che spezza il cuore. Agata fu arrestata immediatamente, sequestrarono l'appartamento, la droga e tutti i suoi soldi. Axel finì in una casa famiglia ed ebbe la fortuna di conoscere una famiglia all'istante. Fu dato in affidamento ad una coppia che possedeva una catena di hotel, residente alle Canarie. Il bambino stava bene e Agata lo sapeva, dal carcere, tutti i giorni per un anno intero, scrisse ai servizi sociali per avere notizie del figlio.

Yo soy Agata (che il matriarcato abbia inizio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora