"Va tutto bene..."

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⚠️CONTIENE SCENE DI AUTOLESIONISMO, A CHI È IMPRESSIONABILE LO AVVERTIRÒ CON UN SEGNO ALL'INIZIO DELLA SCENA⚠️

Pov's Aurora

<<NICO SVEGLIATI! SVEGLIATI CAVOLO!>> urlai scuotendo mio fratello. Dopo che io avevo molto probabilmente rotto il polso a quel ragazzo lui mi aveva staccato dal poveraccio, poi con un viaggio ombra aveva portato a noi ragazze al Campo Mezzosangue, svenendo subito dopo.
Le ragazze erano corse a chiamare un dottore, arrossendo per l'imbarazzo di stare in costume davanti a tutti.
Io me ne fregavo.
Continuavo a scuotere Nico, aspettandomi che questo aprisse gli occhi e, prendendomi per mano, mi riaccompagnasse nella cabina 13. Ma non si svegliava. Con la sua testa poggiata sulle gambe gli accarezzai i capelli, dolcemente, sussurrando preghiere agli dei. Perchè a loro un minimo importava di noi, giusto?

<<NICO! FATEMI PASSARE!>> urlò la voce di Solace, che si faceva spazio in mezzo alla folla radunata intorno a noi. Si inginocchiò davanti al corpo senza sensi di mio fratello, chinando la testa sul suo petto, sorridendo poi gioioso -C'È IL BATTITO! È VIVO!- esclamò. Lo prese in braccio cominciando poi a correre verso l'infermeria. Mi alzai per seguirlo ma una mano mi afferrò per il polso, bloccandomi -Aurora, resta qua!- esclamò la voce di Percy. Mi scrollai invano, cercando di sfuggirgli, ma la sua presa era ferrea. Non c'era modo di fuggire.

<<LASCIAMI ANDARE JACKSON!>> sputai acida, lanciandogli la mia più spaventosa occhiata. Ma lui rimase dov'era, stringendo un po' di più <<Aurora, tu. Resti. Qua. Ho detto>> disse scandendo bene le parole. Ripresi a divincolarmi di più, muovendo tutto il busto per una maggiore forza. Il polso mi pizzicava. Quando sentivo di non farcela più, mi bloccai guardando intensamente Percy negli occhi. Mi sentivo potente. Come se con una sola occhiata avrei potuto ucciderlo.
Impallidì di colpo, sgranando gli occhi e schiudendo la bocca. Sentì la sua presa allentarsi di colpo e con uno strattone li sfuggii, correndo verso l'infermeria. Lui non si mosse da lì.

Entrai dentro l'edificio bianco tutta trafelata, aprendo di colpo la porta della stanza dove c'era mio fratello.
Solace era seduto affianco al lettino dove il corpo di Nico giaceva immobile. Appena mi sentì entrare alzò la testa verso di me, sorridendo debolmente <<È salvo...>> sussurrò <<M-Ma è in c-coma...non si sa quando si sveglierà, forse tra qualche giorno...>> aggiunse asciugandosi una lacrima traditrice con il dorso della mano. Non reagii. Mi immobilizzai sul posto, postura dritta come un manico di scopa, sguardo rivolto verso il viso di mio fratello. Mi sentii di nuovo potente. Non sapevo perchè invece della tristezza, di scoppiare a piangere o disperarmi in un'altro modo mi sentivo potente. Non lo sapevo. Cosa che odiavo: non sapere una cosa che invece qualcuno probabilmente sa. Ma non sapevo neanche se qualcuno sapeva il motivo per cui mi sentivo potente. È....orribile? Peggio.

Non rivolsi la parola a nessuno per...quanto tempo era passato? Un giorno? Due? Fatti sta che mi ero chiusa nella mia cabina, non uscivo e continuavo a...punirmi? Modo più carino di questo per dirlo non c'è. Usavo i miei poteri fino allo sfinimento, per poi cadere svenuta per terra, o nel migliore dei casi, sul letto. Mi ero anche tagliata un paio di volte, provando un po' di gioia nel vedere gocciare il mio sangue nel lavandino. Adesso ero seduta sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto, nei miei pensieri, anche se non stavo proprio pensando. Stavo ascoltando i rumori che provenivano da fuori, i passi, le urla di gioia e quelle che usava Clarisse La Rue prima di attaccare qualcuno nell'Arena. Avevo sentito dire che le usava per intimorire il "nemico", per sentirsi più potente. Non riuscivo a capire perchè, ma cercavo una spiegazione plausibile da quando mi ero chiusa in me stessa.

Sentii bussare alla porta e alzai lo sguardo verso la finestra. Cosa inutile visto che le tende nere erano state chiuse dalla sottoscritta proprio per non vedere il mondo fuori.
<<Aurora? Puoi aprire, per favore?>> mi chiese la voce tremante di Ilaria. Sembrava un bambino quando, dopo aver combinato un casino, va dalla mamma e le dice "Se io ti dico questa cosa, tu non ti arrabbi?" ottenendo un'annoiato "sì" e poi una bella sgridata. La voce della figlia di Poseidone mi richiamò dai miei pensieri <<Ti prego, apri?>>.
Mi alzai dal letto, infilandomi una felpa nera sopra alla canottiera mimetica che indossavo. Non volevo mi vedesse i tagli sulle braccia, non volevo e non potevo. Aprii con man tremante la porta, guardando la mia amica che mi sorrise debolmente, ma un sorriso dolce <<Ciao Aurora, vuoi uscire per una passeggiata?>> mi chiese. Senza aprire bocca o dare un cenno di aver capito uscii chiudendomi la porta alle spalle.

Camminammo per un po' per il padiglione, sulla spiaggia e poi verso l'Arena. In tutto questo, appena passavamo tra gli altri ragazzi, semidei e semidee, ninfe e satiri, si mettevano a parlottare indicandomi. Percepivo il terrore, paura, timore...per me? Avevano paura di me? Mi sentii chiamare e mi voltai verso il tavolo di Zeus, dove Piper, Annabeth, Leo, Hazel e Frank (i semidei romani che ci venivano a trovare ogni tanto) erano seduti. Mi avvicinai a loro seguita da Ilaria.
Sentivo gli sguardi impauriti degli altri su di me.

<<Te lo giuro...erano rossi. Gli occhi le erano diventati completamente rossi>>.

Mi voltai verso il tavolo di Poseidone, dove Grover, Percy, Will e Reyna (pretore del Campo Giove) parlavano. Il figlio di Poseidone sembrava traumatizzato, con lo sguardo rivolto verso la tazza di cioccolata fumante davanti a se, le mani che giocherellavano freneticamente sul tavolo. Mi fermai sul posto, ignorando gli altri che mi chiamavano, ascoltando invece cosa diceva lui << Ti sarai sbagliato>> gli stava dicendo Reyna, anche se dal tono capivo che anche lei pensasse il contrario. Will gli battè delle pacche incoraggianti sulla spalla, sussurrandogli qualcosa che non riuscii a capire.

<<AURORA!>> mi sentii richiamare da Leo. Mi rincamminai verso il tavolo della cabina 1, riflettendo su ciò che aveva detto Percy. Di chi erano gli occhi rossi? Mi sedetti con fare annoiato tra Hazel e Piper, che mi sorrisero salutandomi gentili.
<<Ciao Aurora, come và?>> chiese Frank mordendo il suo sandwich. Non gli risposi. Rimasi zitta guardando tutti gli altri che, dopo aver capito che non era il caso di farmi questa domanda, tornarono a parlare tra di loro. Notai che Ilaria non si era seduta al tavolo 1, forse perchè si era seduta a quello di Poseidone con il fratello.

<<Allora, cosa hai fatto tutto questo tempo?>> mi chiese Leo, ricevendo una gomitata sul fianco da Annabeth.
<<C-Cosa vuoi dire?>> cavolo che voce che c'ho...probabilmente è perchè non apro bocca da un po'....
Nonostante gli sguardi da "Diglielo e ti ammazzo" da parte degli altri, lui continuò a parlare ignorandoli <<C'è...sei stata due settimane chiusa in cabina, avrai fatto pure qualcosa, no?>>.

Sentii come se mi avessero tolto il mondo da sotto i piedi. Due settimane? Senza uscire da lì? Pensavo fossero passati due giorni!
Mi alzai di scatto scuotendo la testa, come spaventata da tutti loro <<N-No...stai mentendo...non sono stata...tutto questo tempo...no...>> dissi quasi sussurrando e arretrando lentamente. Hazel mi guardò intenerita e dispiaciuta allo stesso tempo <<Aurora, non ti sta mentendo...sei stata veramente due settimane in cabina...>> disse.
Arretrai ancora, andando a sbattere contro qualcosa di caldo, mi voltai verso Chirone <<Stai bene, cara?>> mi chiese.
Annabeth mi guardò preoccupata e pensierosa, studiandomi attentamente, come se sapesse che qualcosa non quadrasse. Ed essendo una figlia di Atena non si sarebbe data per vinta finché non avrebbe scoperto cosa stava succedendo.
Mi ricomposi in un'attimo, per non destare sospetti. Guardai stranamente calma (ero brava a recitare) il centauro <<Va tutto bene...>> sussurrai, voltandomi per poi prendere a correre verso la mia cabina.
⚠️Scena autolesionistica⚠️
Appena fui dentro mi chiusi a chiave la porta alle spalle, scivolandoci addosso fino a sedermi a terra. Mi portai le gambe al petto e singhiozzai, tornando con la mente al momento in cui Cameron se ne era andato dalla cabina 13 con fare arrabbiato. Mi alzai dirigendomi in bagno, trattenendo la rabbia e la tristezza che mi stavano portando verso la disperazione. Guardai il mobiletto dove racchiudevo la mia sollevazione, imponendomi mentalmente di NON prenderla, di non usarla su di me. Ma ripensando a Cameron, Nico, Ilaria e a mia madre singhiozzai crollando alla tentazione. Aprii lo sportello afferrandola, mi sollevai le maniche e la poggiai sopra. Ci pensai due volte prima di farlo.
E lo feci.
Lasciai scivolare la lametta sulla pelle, sentendo un leggero pizzicorio sul braccio. Sentii colare il sangue fino a farlo gocciolare nel lavandino, macchiando il bianco latte con il mio sangue. Con la mia disperazione. Continuai finché non raggiunsi i cinque tagli. Aprii l'acqua sciacquando la lametta sporca di rosso, il lavandino e poi le braccia. Mi bendai alla meno peggio gli avambracci e indossai una maglietta di Nico che usavo come pigiama.
Sospirando di sollievo mi infilai sotto le coperte nere, coprendomi fino al naso.
Fissai un punto imprecisato del muro fin quando non sentii le palpebre farsi pesanti. Chiusi gli occhi scivolando  finalmente tra le braccia di Morfeo.
Sognando lui.

La figlia di Ade//🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora