Seduta su una sdraio in spiaggia, ecco dov'ero. Tranquilla, ad ascoltare la musica con le cuffiette e a leggere un libro (ci provavo almeno), mia sorella che stava sul bagnasciuga con papà a fare i castelli di sabbia mentre mamma prendeva il sole a pancia in giù. Una tranquillissima giornata di agosto, in cui mi stavo rilassando sulle note di Natural, degli Imagine Dragons, con la mente concentrata a non far ballare le parole, lontana dal pensiero della scuola e dei miei innumerevoli impegni settimanali. Tra il kung fu, danza e pianoforte ero sempre occupata, i compiti venivano assegnati a caso e quindi non avevo quasi mai tempo per rilassarmi veramente. E quale periodo è meglio per rilassarsi se non le vacanze estive? Appunto. Nessuno! Quando partì "You are my sunshine" dopo Natural degli Imagine Dragons, mi alzai dalla ormai bollente seduta e mi tolsi le cuffiette. La mia pelle poteva benissimo essere paragonata a una mozzarella affumicata nonostante sia più di un'ora che sto sotto il sole. I miei lunghi capelli erano anc'ora decenti. Morbidi e mossi del color della cioccolata (un paragone delizioso!), erano stati intrecciati in una morbida treccia che ricadeva sulla spalla destra dalla sottoscritta ormai da tanto tempo, così li sciolsi avvicinandomi al mare. Se c'è una cosa che amo delle vacanze estive è proprio il mare. La prima cosa che faccio quando arrivo in spiaggia, dopo essermi tolta i pantaloncini che coprono la parte sotto del bikini, è buttarmi in acqua. Lo faccio sempre, fin da piccolissima, e ormai è un'appuntamento fisso. Quando l'acqua mi arrivava all'ombelico mi piegai verso il basso e mi immersi completamente chiudendo prontamente gli occhi. Appena mi fui abituata li riaprii e cominciarono a pizzicare un poco, ma era sopportabile. Vedevo solo azzurro intorno a me, isolata dal mondo, le voci della gente erano scomparse e quando cominciai a nuotare verso destra mi persi a vedere le bollicine che le mie mani creavano al minimo movimento. Quando l'aria finii provai ad alzarmi in piedi ma ormai non toccavo più, evidentemente avevo nuotato così velocemente che ero arrivata molto più in là del dovuto. Mi cominciai a preoccupare quando mi si appannò la vista. Cominciai a nuotare verso l'alto muovendo freneticamente le gambe e le braccia. Appena la mia testa fu fuori dall'acqua presi una boccata d'aria e tornai a respirare. La spiaggia era troppo lontana per una che aveva imparato a nuotare l'anno prima, ero alta solo 1,60, ma sono sicura che neanche il 1,90 di papà avrebbe potuto toccarci. Mi misi a nuotare velocemente sperando in una secca per riposare e il mio desiderio si avverò perchè dopo un po' arrivai a toccare in punta di piedi. Sorrisi e cominciai a camminare verso la ormai vicina spiaggia. Quando l'acqua tornò a stare al livello del bacino mi permisi di sospirare guardandomi intorno. La zona in cui ero arrivata era affollatissima da anziani accucciati con le mani nell'acqua a cercare le telline e da ragazzi intenti a schizzarsi e fare i deficienti. -Ehi tu!- urlò qualcuno dietro di me, mi voltai trovandomi davanti un ragazzo molto, molto, molto...boh, non saprei. Aveva i capelli castano chiaro tagliati in ciuffo lungo e spettinato, la pelle abbronzata e un fisico da far invidia a un modello, alto, muscoloso e se facevo cadere lo sguardo un po' più in sotto degli addominali scolpiti avrei potuto benissimo vedere la famosa V -Si?- chiesi ingenuamente. Per quanto fosse bello e aveva stampato in faccia un sorriso ammagliante e dolce, aveva un non so che di inquietante -Quanti anni hai?- mi chiese avvicinandosi pericolosamente. Nonostante era a una spanna circa da me non mi mossi da dov'ero -Non sono affari tuoi- gli risposi acida spingendolo più in là -E non ti avvicinare- aggiunsi. Ghignò divertito riavvicinandosi -Così dici?-. Se fosse stato un po' più attento forse si sarebbe salvato le palle...in tutti i sensi. Appena allungò una mano verso il mio polso il mio ginocchio si alzò "accidentalmente" colpendoli violentemente i genitali. Si piegò in due cadendo poi in acqua mentre io ridacchiavo -Io te l'avevo detto- gli dissi io girandomi e camminando fuori. Mamma intanto mi guardava esasperata e divertita allo stesso tempo per aver appena visto la figlia paralizzare un malintenzionato di prima categoria -Aurora, non ti sembra di aver esagerato con la ginocchiata?- mi chiese mentre mi sedevo affianco a lei, scossi la testa prendendo i pantaloncini e infilandomeli -Posso cominciare ad avviarmi? Sono stanca e ho un'urgente bisogno di una doccia-le chiesi e lei dopo un po' di esitazione annuì passandomi le chiavi di casa. Le presi e mi alzai afferrando le infradito e cominciando a correre verso la strada, mi guardai solo una volta alle spalle vedendo un'ombra muoversi furtiva dietro di me, ma non c'era nessuno così presi la bicicletta e montai in sella pedalando velocemente. Andavo velocissima quando vidi un ragazzo pieno di graffi e tagli che zoppicava, frenai bruscamente avvicinandomi poi a lui -S-stai bene?- gli chiesi e lui annuì continuando a camminare (o quasi). Aveva la pelle molto chiara, pallida oserei dire, gli occhi sembravano due pozzi senza fondo, i capelli corvini tenuti leggermente lunghi e scompigliati. Aveva una maglietta nera stracciata che lasciava intravedere molti tagli sul suo busto, i jeans anch'essi del medesimo colore a brandelli, sembrava tornato da una battaglia -No tu non stai bene!- esclamai prendendoli un braccio e passandomelo intorno alle spalle. Arrossii vedendo lui sorridere divertito -Sei come me...- l'aveva detto praticamente sussurrando ma la stretta vicinanza fisica mi permetteva di sentire anche il battito del suo cuore -Cosa vuoi dire?- chiesi scendendo dalla bici e afferrandolo per il manubrio. Lui si limitò a fare un gesto come a dire "te lo dico dopo" e continuò poi il tragitto con me in silenzio. Ogni tanto mi voltano leggermente per osservare il suo profilo, ogni tanto faceva una smorfia di dolore abbassando il viso per evidentemente non farmela vedere, ma io la vedevo eccome. Appena arrivammo davanti casa lui si staccò da me e si poggiò al muro di spalle -Come ti chiami?- mi chiese sussurrando, li sorrisi aprendo la porta e poggiando la bici al muretto -Aurora Mosca- entrò senza accennare di aver capito, lo seguii anch'io sbuffando leggermente. Appena passò davanti al divano lo spinsi leggermente facendolo cadere seduto -Rimani qui, prendo il disinfettante e torno. Tu non azzardarti ad alzarti o te la vedi con me- lo minacciai alzando la serranda della sala e sorridendo sentendolo sbuffare. Appena aprii il balcone sistemai una sedia bianca vicino alla ringhiera e ci misi un cuscino sulla seduta. Non sapevo cosa fare sinceramente con un ragazzo a me sconosciuto e ferito, davvero non lo sapevo. Mi affrettai a prendere disinfettante, bende e dischetti di cotone, tornai da lui trovandolo a stuzzicarsi un taglietto sull'avambraccio -Ehm..dovresti..- come glielo dicevo senza provare vergogna? Mi limitai ad indicargli la maglietta arrossendo e lui annuì togliendosela e...wow...che dire? Era magrolino ma il fisico ce l'aveva! Mi avvicinai imbevendo di disinfettante il dischetto di cotone e sedendomi di fianco a lui presi a passarglielo delicatamente sul pettorale sinistro dove aveva il taglio più profondo a vista, fece una smorfia di dolore ma non fiatò. Quando disinfettai un taglio sul braccio e finii di bendarlo mi alzai buttando i vari dischetti nel secchio -Allora- cominciai -Come ti chiami?- lui sorrise alzandosi e uscendo fuori al balcone -Nico Di Angelo-. Gli preparai un panino con del salame e mi affrettai ad andare a farmi una doccia. I capelli erano sporchi di salsedine e la pella sporca di sabbia, ma non ci misi molto, mi avvolsi nell'accappatoio e uscii. Entrata in camera mi chiusi dentro e mi cambiai mettendomi dei pantaloncini jeans e una canottiera aderente bianca, i capelli li pettinai per un po' per poi arrendermi e lasciarli bagnati. Uscii dalla camera qualche minuto dopo e trovai Nico guardarsi pensieroso i jeans a brandelli -Puoi prendere un paio di pantaloni di mio cugino, ti starebbero bene, per la maglietta invece andrà bene questa- li dissi passandogli l'indumento rosso scuro. Mi sorrise infilandosela e camminando verso la camera, lo sentì aprire un cassetto e poco dopo tornò con un paio di jeans neri -Posso prenderli?- chiese arrossendo, io annuì facendoli segno di sedersi sulla sedia sul balcone. Si sedette calmo mentre io lo copiano sistemandosi davanti -Nico- chiesi -Cosa intendevi con "sei come me"?- lui mi sorrise appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia -Aurora Mosca, sei una semidea- ok....ASPETTA COSA?!?!?!
STAI LEGGENDO
La figlia di Ade//🖤
FantasyAurora è una ragazza normale, con una vita normale, con una famiglia normale, con degli amici normali...o quasi. Scoprirà, il giorno prima del suo compleanno, di essere una semidea quando incontrerà Nico Di Angelo...tutto molto normale (almeno per u...