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Presi tra le dita la collana argentata con la scritta: 'Mary' in corsivo come ciondolo.

Mi ricordai d'improvviso della collana che avevo identica ben disposta in una scatola di velluto chiusa in un cassetto a casa mia, quello era il momento il cui quel nome era diventato davvero mio e poi mi ricordai mio zio su un lettino di ospedale morente sollevare una mano portarla alla mia collana e dirmi di non dimenticarmi che quello era il mio nome, che mi apparteneva e che appartanesse al mio futuro ma di non dimenticare mai il mio passato.

Mi alzai di scatto lasciando cadere tutto atterra per poi scappare velocemente nel bagno di Jimin per poi scoppiare in lacrime accasciandomi in un angolo vicino alla vasca.

In un momento sentii la porta spalancarsi e mi sentii stringere in un abbraccio protettivo senza avere il tempo di capire di chi si trattasse.

Sentii una voce ovattata dai miei singhiozzi e dall'abbraccio dire: "ci penso io a lei, voi andate" sentendo il petto della persona che mi stringeva vibrare per via del timbro grave della voce.

Sentii un brulicare poi la porta chiudersi e il silenzio interrotto dai miei singhiozzi.

"Va tutto bene, ci sono io qui" sentii dire dalla voce che finalmente riconobbi essere quella di Taehyung mentre mi accarezzava dolcemente la schiena.

"Mi dispiace" dissi appena mi calmati senza lasciarlo andare.

"Per cosa?" chiese lui dolcemente.

"Per aver rovinato la serata a tutti" dissi in un sussurro immergendo ulteriormente il viso nel suo pigiama.

"Mary..." disse solo piano come se mi rimproverasse del fatto che io pensassi questo.

"Sai, quello non è il mio vero nome" dissi in un sussurro scostandomi da lui.

"Cosa? Anche Sun ti chiama così e lui non accetta i nomignoli" disse stupito.

"Mi sono fatta cambiare di nome all'anagrafe poco dopo essere diventata maggiorenne nonostante le proteste dei miei genitori" dissi io ritrovando un mezzo sorriso al ricordo.

"E quindi quale sarebbe il tuo vero nome?" chiese lui allora.

"Mariangela, Mary è un diminutivo che usava la mia famiglia e soprattutto mio zio" dissi io ancora abbassando tristemente lo sguardo.

"Sembri parecchio legata a tuo zio" disse lui stringendomi nuovamente a sé.

"Si, è stato un padre visto che il mio non era mai a casa ed è stato l'unico a insegnarmi un mestiere e a darmi da vivere" dissi io passando le braccia al suo collo.

"Ti va di spiegarmi cosa diamine è successo quando Jimin ti ha dato la collana?" chiese e nel suo tono trovando un innaturale dolcezza.

"Io ne ho già una di quelle collane, identica, me la regalò appunto mio zio" dissi per poi farmi interrompere da un singhiozzo.

"Non importa, me lo dirai quando ti sentirai pronta" disse lui stringendomi ulteriormente a sé.

"Grazie di essere qui" dissi in sussurro.

"Ci sarò sempre quando avrai bisogno me, te lo prometto" disse lui allora.

Alzai la testa e lo osservai, l'aria preoccupata, lo sguardo puntato su di me e i capelli scompigliati e io non dovevo essere messa meglio, gli occhi rossi e i capelli distrutti.

Si abbassò su di me e mi baciò, non era come il primo bacio, questo era dolce, rassicurante e tranquillizzante ma nonostante ciò mi sentivo in contrasto, lo sentivo così giusto da una parte e così sbagliato dall'altro, sembrava che quello fosse il momento e la persona perfetta eppure mi sentivo come se fosse sbagliato, lui non poteva e io non avrei dovuto.

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