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"Mi ricordi tremendamente tanto mia sorella, in qualche modo sento come se lei vivesse in te, d'altronde è morta circa nello stesso periodo in cui sei nata tu, non ho mai avuto modo di poterla proteggerla come avrei dovuto, mi sento come in dovere di farlo con te" disse lui continuando ad accarezzarmi le guance con i pollici.

"Ma tua sorella ha un anno in meno di me adesso, anzi se non sbaglio abbiamo nove mesi di differenza circa" dissi stranita dopo averci pensato qualche secondo.

"Quella che i miei genitori fecero dopo che la prima morì sì, volevano che la sostituisse ma io sapevo che il destino non lavora così" disse lui allora.

"Non ho mai saputo che una delle tue sorelle fosse morta, immagino tu non l'abbia mai voluto dire, posso sapere com'è successo?" chiesi io prendendogli le mani e stringendole nelle mie.

"Non lo sappiamo, i medici non l'hanno mai saputo spiegare, a quanto pare aveva un basso sistema immunitario o qualcosa del genere, ma è stata un autocombustione spontanea nel cuore della notte, ci siamo svegliati la mattina del primo novembre e l'abbiamo trovata nel suo letto come una maschera di cenere" disse lui allora.

"È morta di notte?" chiesi più stranita che mai.

"I medici dicono tra le tre e le quattro circa, però sono certo che sia stato dopo mezzanotte, abbiamo fatto dolcetto o scherzetto fino alle undici e mezza quella sera e siamo andati a letto a mezzanotte e il giorno successivo ci siamo alzati alle sei per andare a scuola" disse lui allora.

"Io sono nata alle quattro di mattina Jimin" dissi stranita più che mai.

"Davvero?" chiese bloccandosi con un espressione tra lo stupito e l'euforico.

"Si, sembra così strano, credo che le coincidenza alla fine esistano però" dissi io quasi in imbarazzo.

"Aspetta, voglio fartela vedere" disse per poi prendere il suo portafoglio e prenderne una fototessera di una bambina di circa quattro anni.

"Mi prendi in giro?" chiesi stranita osservando la foto per poi andare nella mia borsetta e frugarci fino a trovare il mio portafogli.

"Perché dovrei?" chiese stranito mentre io aprivo il mio portafogli e prenderne una foto di famiglia fatta quando avevo tre anni.

"Perché questa sono io quando ero piccola" dissi accostando la foto alla sua, dire che eravamo identiche era forse dire poco, avevo una faccia paffuta che mi rendeva gli occhi schiacciati che erano identici agli occhi della bambina e i capelli neri di entrambe erano raccolti in due codini esclusa la frangetta ed entrambe portavamo un vestito nero a maniche corte.

"Le coincidenze esistono ma questa non lo può essere fino a quel punto" disse lui allora prendendomi sotto braccio.

"Io, non ci posso credere, quante possibilità c'erano che noi ci incontrassimo e che avessimo questa conversazione? Credo che questo sia davvero destino" dissi io tranquilla.

"In genere Sun una selezione molto accurata per le stiliste, non saprei tra quante ha guardato per sceglierti" disse lui dubbioso.

"In realtà io sono solo un Army, se non sbaglio mi ha trovato tramite un Tik Tok che ho fatto in cui dipingevo una camicia con il vostro logo quindi deve avermi scelta tra centinaia di migliaia e poi la selezione, dovremmo essere state qualche centinaia e sono sopravvissuta solo io, ho accettato di firmare il contratto nonostante sapessi che sarebbe stato a tempo limitato e ho trovato il modo per prendervi fin da subito, direi che le possibilità siano meno di un miliardesimo oserei dire" dissi continuando a guardare le foto nella speranza di trovare una differenza tra me e la bambina della foto di Jimin ma sembravamo uguali in tutto compreso lo smalto viola sulle unghie e le guance rosse.

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