11. Al Macusa

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Il bus si fermò in una grande strada del quartiere di Brooklyn e le due ragazze scesero dal mezzo di trasporto.
"Chi era quell'uomo con cui stavi parlando alla guferia?" chiese Tina a Chiara mentre camminavano.
"È un mio collega del dipartimento degli Auror. Si chiama Max Steiner. Lavorerà con noi per risolvere il caso e-" iniziò a spiegarle Chiara, ma venne interrotta.
"Com'è? È un tipo simpatico?" domandò Tina.
"Sì, è simpatico e bhe...è carino." disse Chiara sorridendo un po' imbarazzata. "L'ho conosciuto un anno fa. Abbiamo lavorato insieme per risolvere un caso."

Mentre parlavano, si fermarono di fronte a un enorme grattacielo. Era un palazzo imponente e sembrava toccare il cielo a causa dei numerosi piani. Entrarono da una porta laterale e finalmente arrivarono.

Una lunga gradinata e poi un ampio corridoio illuminato da immense vetrate si estendevano a vista d'occhio. Dei maghi camminavano da una parte all'altra della sala, seguiti da elfi domestici e goblin. Un gufo svolazzava nella sala andando a consegnare una lettera ad una strega. Dietro di loro, c'era un enorme stendardo che rappresentava il marchio del dipartimento degli Auror americano.
Tina alzò lo sguardo verso l'alto.Un grosso orologio d'oro pendeva dal soffitto indicando il grado di pericolo di smascheramento per i maghi.

"Era da tanto tempo che non tornavo al Macusa." esclamò Tina.
Era da molto che non rientrava a New York al dipartimento degli Auror d'America. Era come tornare indietro nel tempo, quando tutto era più tranquillo. Era una sensazione strana ma bella, che le fece venire la pelle d'oca.
"Già. Qui è tutto magnifico." disse Chiara.

Raggiunsero gli ascensori in fondo alla sala e salirono con uno di essi fino al settimo piano.
Settimo piano: Indagini su Delitti Magici
Dopo aver camminato a lungo per il corridoio, trovarono incisi sulla targhetta di una porta i loro due cognomi. "Caso 374. Bell, Goldstein, Steiner".

Entrarono nell'ufficio.
La stanza era relativamente grande e c'erano tre scrivanie con delle sedie. Dietro alle scrivanie c'erano alcuni scaffali colmi di libri. Delle ampie vetrate rendevano luminoso il piccolo ufficio.

Un uomo alto e magro dai capelli scuri e gli occhi verdi era seduto dietro ad una delle scrivanie e sfogliava un fascicolo con fogli e pagine di giornali no-mag. Era così concentrato a leggerli che non si accorse nemmeno della presenza delle due donne.
Chiara si avvicinò a lui e gli strappò dalle mani i fogli.
"Hey!" disse lei sorridendo. "Hey." rispose lui, alzandosi da quella scomoda sedia.
"Come mai sei arrivato qui prima tu? Eri ancora alla guferia quando siamo uscite." chiese Chiara curiosa.
"La signora Whiteper ha una passaporta in giardino funzionante a quell'ora che porta qui vicino... A quanto pare c'è anche qualcosa che non sai, saputella." rispose lui sorridendo. Si avvicinò a Chiara per appoggiarle affettuosamente un braccio sulla spalla, ma notò Tina sull'uscio della porta e lo ritrasse un po' imbarazzato.

"Oh, buongiorno. Io sono Max Steiner. Lei è..." chiese il ragazzo rivolto a Tina.
"Sono Tina Goldstein." rispose lei avvicinandosi per stringere la stretta di mano.
"Piacere di conoscerla, signorina Goldstein. Spero che lavoreremo bene insieme.".

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