Harry's POV
«Fin dalla sua fondazione, il nostro istituto è rimasto uno dei più rinomati tra tutte le contee circostanti— la marcia della donna difronte a me proseguiva rigida e composta, lungo l'ampio corridoio che le si stagliava difronte —sono quarantadue anni ormai che il St.Davis si impegna ad accogliere, a crescere e ad educare ragazzi in difficoltà»
Sceglieva le parole con rigorose misure e le pronunciava con altrettanta compostezza, senza che mi rivolgesse uno sguardo.
Ma se solo avessi voluto provarci, avrei faticato a tenere su di lei la mia attenzione, assorta invece nelle cornici che costellavano le pareti.
Passo dopo passo, un'infinità di volti scorrevano sotto i miei occhi: volti dai tratti infantili, di ogni aspetto e di ogni animo.
Scorrevano sotto i miei occhi quarantadue anni di storia. La storia che quell'edificio aveva scritto, vissuto e accolto.
Intanto le parole di quella donna continuavano a riecheggiare tra le mura, inascoltate: «Noi diamo loro una casa ma più di tutto ci impegniamo a dare loro una famiglia»
Arrestò il passo è si voltò.
Da quando avevamo abbandonato l'ufficio del direttore Elton Terrison, il suo viso era rimasto inalterato: serio e inespressivo.
E dall'ultima volta che l'avevo vista, dopo tutti quegli anni, neanche il suo carattere era cambiato.
La stagionata signorina Glavens incrociò al petto le braccia; il mento alto e le spalle dritte.
«Vede, non tutti abbiamo fortuna nella vita e i ragazzi che sono qui non ne hanno avuta» sentenziò con disincantata sincerità.
Fu brutale.
Avanzò d'un passo, facendo gravare su di me il suo sguardo imparziale e ancor prima che iniziasse a parlare, capii che ciò che stava per dirmi erano ben più che semplici chiacchiere.
«Che siano adozioni o affidi, che cerchino figli o solo ragazzi da ospitare, io presto minuziosa attenzione a chiunque venga qui e metto fin da subito in chiaro una cosa...»
Si prese una pausa, come a enfatizzare ulteriormente quelle parole austere: «...Sono io che decido se lei è in grado o meno di prendersi cura di uno dei nostri ragazzi»
Non le risposi nulla. Tutto ciò che feci, fu soffocare un ghigno e mandar giù un groppo amaro, cercando in tutti i modi di nascondere la mia stizza.
Intanto la donna alzò un sopracciglio e mi fissò con circospezione, in cerca di un appellativo che aveva dimenticato: «Spero che lei abbia inteso, signor...?»
«Styles»
Come d'abitudine, dissimulai il mio reale stato d'animo dietro un sorriso artificioso.
«Ho inteso forte e chiaro, signorina Glavens»
Il suo sguardo mutò per la prima volta da quando l'avevo rincontrata, non appena sentì il mio nome: nei suoi occhi acquosi intravidi appena dello stupore.
Il mio nome non era l'unica cosa che doveva aver dimenticato.
Tuttavia, la sua compostezza non vacillò oltre. Subito dopo la vidi fare un respiro, voltarsi e riprendere a camminare.
«Elton mi ha detto che lei è un uomo molto impegnato. Ma sono sicura che non sarà un problema impiegare un po' del suo prezioso tempo per noi»
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𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 || 𝒉.𝒔.
Fanfiction| 𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 | © 𝘍𝘢𝘯𝘧𝘪𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯 [Daddy Dearest, dalla storia tradotta da @lollix08] ━ "Ho vissuto nell'istituto fin da quando avevo quattro anni. Le persone che erano lì, sia ragazzi che adulti, erano man m...