Amelia's POV
Assurdo.
Non c'era nient'altro che avrei potuto dire per descrivere quel momento; per descrivere quello che provai, in quel momento.
Perché, assurdo, non era solo il fatto che lui fosse lì; lo era anche il modo in cui mi stava fissando! E più di tutto, assurda era quella sensazione sconosciuta che la sua presenza mi causava.
Una sensazione senza nome.... così, come anche lui.
Quegli occhi verdi, che si erano ancorati tanto spudoratamente a me, mi riverberavano nella memoria e m'ardevano sulla pelle come fuoco vivo, anche dopo che mi fui voltata.
I pensieri che mi avevano perseguitato per tutta quella notte, riemersero con irruenza e allora fu ancor più ovvia e ineluttabile, la consapevolezza che lui non era di passaggio.
«Ma tutto a posto?» la voce di Eugenia mi arrivò addosso come un secchio d'acqua gelida.
Tenni basso il mento e feci un sospiro, stringendo tra un palmo il laccio del marsupio.
«Sì»
Difronte a quel mio atteggiamento strano, Eugenia mi squadrò con borioso scetticismo; «Porca troia, non sembra mica»
«Di cosa state parlando?»
I miei pensieri e il mio sguardo erano stati fissi su di lui a tal modo, da ignorare qualsiasi altra cosa ci stesse attorno. Di fatto, non avevo notato neanche l'ombra di Lula, nel mentre che s'apprestava a tornare da noi.
«Eccola qua!» esclamò Eugenia, stendendo le labbra carnose in un sorriso che Lula non esitò a ricambiare.
Con fare impacciato, la piccola scavalcò le mie gambe e s'infilò tra di noi; mi scansò fino al bordo della panca, per riprendersi con la forza il posto che io le avevo involontariamente occupato.
Quando si fu sistemata a dovere, Eugenia le gettò un braccio attorno alle spalle e la avvicinò a se.
«Dove sei andata?» le domandò.
Lula alzò il polso e le fece vedere il bracciale: «Dovevo dire alla signorina Glavens una cosa molto importante su questo» disse.
E poi la mia attenzione non fu più su di loro.
Sentivo il loro vociare appena sommesso, le parole di Padre Hiram ridondare tra le fredde mura della cappella; tutto si faceva man mano più distante, mentre i miei occhi esitavano a tornare su quell'uomo.
Sapevo che il suo sguardo non era più su di me, tuttavia credevo che lo avrei rincontrato lì dove lo aveva lasciato.
Invece, lo osservai rivolgersi alla signorina Glavens un ultima volta, prima che si voltasse e ripercorresse il corridoio dal quale era arrivato.
La signorina Glavens restò sulla soglia d'entrata —intanto le parole di Lula continuavano a fare da sottofondo.
«...Insomma, questo me lo ha dato lei e io avevo capito che era un suo regalo, capisci? Ma non è un regalo perché era già mio...»
Richiamò con un cenno una delle suore che si trovavano tra le ultime file della navata, intente ad ascoltare la messa.
«...Mi ha spiegato tutto. Avevo capito male: il regalo non era da parte sua...»
Riconobbi Suor Claudine, mentre si alzava dal suo posto e raggiungeva velocemente la signorina Glavens.
Due secondi dopo la Glavens se ne andò.
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𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 || 𝒉.𝒔.
Fanfiction| 𝐈𝐌𝐌𝐎𝐑𝐀𝐋 𝐋𝐔𝐒𝐓 | © 𝘍𝘢𝘯𝘧𝘪𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯 [Daddy Dearest, dalla storia tradotta da @lollix08] ━ "Ho vissuto nell'istituto fin da quando avevo quattro anni. Le persone che erano lì, sia ragazzi che adulti, erano man m...
